Il senso di colpa può essere una delle emozioni che alimentano la nostra voce critica e il nostro rimuginare su fatti che, essendo accaduti, non possono più essere cancellati. Nello stesso tempo provare dispiacere per il dolore causato ad altri è uno degli elementi che alimentano la nostra capacità di provare compassione. Come distinguere la parte produttiva di questa emozione dalla parte distruttiva? Il primo passo è distinguere tra rimorso e senso di colpa.
La differenza tra rimorso e senso di colpa
Anche se non lo vogliamo ( e qualche volta potremmo anche averlo voluto) è inevitabile che qualche nostra azione possa aver ferito persone che amiamo o anche sconosciuti, come può accadere negli incidenti. In quel caso le emozioni possono diventare anche molto intense, ma è fondamentale distinguere il rimorso dal senso di colpa. Il rimorso è provare dolore per la sofferenza che altri provano a causa nostra. È un’emozione importante sia per attivare comportamenti riparatori che per svegliare la nostra capacità di provare compassione. In questa emozione abbiamo un senso della relazione e spesso è l’emozione successiva a episodi in cui abbiamo espresso una rabbia non commisurata. Il rimorso è associato ad un’empatia e simpatia che l’altra persona ci suscita e si accompagna alla paura che questa sofferenza sia troppo difficile da sopportare.
Il senso di colpa è un’emozione che può essere sprovvista di consapevolezza relazionale. Possiamo sentirci in colpa perchè non siamo stati all’altezza delle nostre aspettative o perché non siamo stati all’altezza delle aspettative relazionali ma il focus dell’attenzione si sposta su di noi anziché sulla relazione. È un’emozione in cui prevale – in diversa misura – una componente di vergogna.
In ogni caso un senso di colpa deve suscitare anche una componente di compassione. Altrimenti è solo una forma di arroccamento narcisistico in cui apparentemente siamo preoccupati per gli altri ma, in realtà, stiamo solo lottando contro un’immagine di noi che non apprezziamo.
La differenza tra senso di colpa e vergogna
Nel senso di colpa che ha più componenti di rimorso siamo dispiaciuti per il dolore che abbiamo causato ad altri attraverso le nostre azioni, i nostri pensieri o le nostre emozioni. Ci sentiamo responsabili per l’altra persona ed è un’emozione che possiamo provare spesso con le persone che amiamo.
La vergogna riguarda più l’essere stati non all’altezza delle nostre aspettative e più che riguardare un evento specifico – come accade per il senso di colpa – riguarda delle qualità della nostra persona che percepiamo come difettosa o inadeguata. Nella vergogna vogliamo nasconderci, nel senso di colpa/rimorso, vogliamo riparare. Possiamo provare senso di colpa quando un nostro personale interesse confligge con il bene delle persone che amiamo, come può accadere durante una difficile separazione coniugale, nei confronti dei figli.
Quando la colpa diventa depressione
Un senso di colpa pieno di vergogna può portare a una situazione depressiva aumentando la rimuginazione e l’autocritica. Noi siamo desiderosi di ricevere approvazione e desideriamo essere ammirati. Se abbiamo fatto qualcosa che può portare disapprovazione la ricaduta può essere una perdita di consenso che può, essa stessa, comportare sentimenti depressivi.
In questo caso il desiderio di riparazione può andare sia verso la cura nei confronti degli altri – rimorso – che verso la riparazione della nostra immagine . Nella seconda ipotesi prevale la componente di vergogna e il senso di colpa è maggiormente orientato narcisisticamente.
Molto spesso la depressione riduce la nostra capacità di prenderci cura degli altri e questo stesso fatto può alimentare un senso di colpa e di indegnità. Abbiamo bisogno di ricordarci che non è una condizione stabile ma che è dovuta al fatto che stiamo attraversando un momento particolare. La depressione assottiglia le nostre abilità sociali e diminuisce l’intensità delle emozioni relazionali positive. È una condizione transitoria in cui abbiamo bisogno di rivolgere a noi le energie e rimproverarsi non fa che peggiorare la situazione.
La sindrome del salvatore e della crocerossina
Per molte persone essere d’aiuto è necessario per avere una buona percezione di sé. Hanno bisogno di suscitare gratitudine e, se questo è un elemento degli scambi positivi tra esseri umani, in alcuni casi diventa un tratto esasperato di personalità. Non sacrificare il proprio interesse a favore degli altri suscita un senso di indegnità e un senso di colpa che non sono davvero motivati. Sono persone poco convinte che il loro valore sia indipendente dalle loro azioni. Convinti che la loro vita valga solo nel momento in cui sono d’aiuto agli altri. Molte persone sviluppano questo stile nell’infanzia e nel rapporto con i loro genitori. Sono persone che sono cresciute sentendosi responsabili della felicità degli altri.
Questa condizione li espone al rischio di burn out, di esaurimento e li porta a nascondere le emozioni negative. Si può dire che soffrono, in modo estremo, il senso di colpa e che, pur di evitarlo, spingono il sacrificio oltre i limiti. Se ti riconosci in queste caratteristiche, cerca di essere gentile con te e guarda se puoi portare più self-compassion nella tua vita mettendo maggiormente a fuoco quelli che sono i tuoi bisogni
Risposte diverse a sfumature emotive diverse
In genere quando parlo di emozioni il passaggio, quasi inevitabile è sempre: “Che fare”? La prima cosa con qualsiasi emozione è riconoscerla e nominarla, creando così uno spazio per l’accettazione. Questa parte si chiama “validazione” e significa che abbiamo il diritto di provare qualsiasi emozione. Casomai domandiamoci se abbiamo anche il diritto di agirla! Il secondo passaggio è esplorare come questa emozione si esprime nel corpo e quali pensieri attiva, senza identificarsi perché noi proviamo un’emozione ma siamo molto di più della singola espressione emotiva.
Dopo di che abbiamo bisogno di riconoscere che sfumatura emotiva ha il nostro senso di colpa. Se è caratterizzato da un senso di rimorso le pratiche di perdono o Dare e ricevere compassione o la Pratica di Gentilezza amorevole possono aiutarci a ristabilire un equilibrio relazionale e ad aprire un dialogo con la persona che abbiamo ferito. Se invece il nostro senso di colpa è caratterizzato da aspetti narcisistici e da vergogna abbiamo bisogno di self-compassion e di lavorare per sviluppare e far crescere il nostro Sé compassionevole. Se il nostro problema è che dobbiamo per forza salvare gli altri per sentirci degni di stare al nostro posto nel mondo forse le pratiche di compassione ed equanimità possono darci un valido sostegno.
Ricorda però che questa pratiche non sono come pastiglie da prendere alla bisogna. Impariamo a conoscerle e ad usarle attraverso un percorso perché niente funziona subito e nulla funziona nello stesso modo per tutti. Per alcune persone le pratiche del Protocollo MBCT possono fare la differenza. Per altre sono le pratiche del Programma di Mindful self-compassion che disegnano la svolta. Abbiamo bisogno di darci il tempo per entrare in intimità con noi, per diventare esperti nella geografia di casa e non per usare in modo strumentale la pratica di mindfulness e self-compassion!
© Nicoletta Cinotti 2023
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