
Come possiamo mantenere vitalità nelle nostre relazioni affettive? Come possiamo evitare che la quotidianità consumi gli affetti? Credo che sia una delle domande più frequenti sia per chi ha una relazione stabile e duratura sia per chi, invece, cambia spesso nido.
La risposta ti sembrerà paradossale: mantieni viva l’incertezza. Non c’è niente di più vitale dell’incertezza in una relazione e questa potrebbe essere una chiave proprio per mantenerla viva. Il problema è la nostra tendenza a barattare la passione per la stabilità. E la convinzione che la certezza sia un marchio distintivo delle relazioni felici.
La fantasia della permanenza può schiacciare quella della passione, ma sono entrambi prodotti della nostra immaginazione. Stephen Mitchell
Avere occhi nuovi
Facciamo un sacco di fatica nel tentativo di rendere l’altro come desideriamo. Ci mettiamo d’impegno perché diventi ordinato se è disordinato, puntuale se è ritardatario e via discorrendo. E se, invece, giusto per dire una banalità, lo guardassimo ogni giorno con occhi nuovi? Se invece che guardare solo quello che tolleriamo di vedere, iniziassimo a guardare quello che ci sembra intollerabile? Neutralizzare la complessità fa sembrare le cose più gestibili e semplici ma annoia parecchio. Non dobbiamo stupirci se la passione diminuisce: cerchiamo di rendere i nostri partner scontati – eliminando quello che ci sembra intollerabile – e poi, una volta che sono scontati, protestiamo perché abbiamo perso interesse e passione.
Come fare per avere occhi nuovi? Resisti all’impulso del controllo che elimina la possibilità della scoperta. La passione – e l’erotismo – hanno bisogno di un misto di ansia e attrazione. Togliere l’ansia non aumenta l’attrazione.
La creazione: un mito
Gli inizi di una relazione sono pieni di possibilità perché sono pieni di fantasia. Piano piano la realtà inizia ad entrare, a costruire intimità e familiarità che è una delle declinazioni possibili dell’intimità. E per alcuni questa diventa la base anche della confidenza sessuale. Non per tutti. Direi che per un 25% di persone l’intimità affettiva e quella sessuale vanno insieme ma per un 50% di persone la crescita dell’intimità affettiva diventa inversamente proporzionale al desiderio sessuale. Più si diventa intimi e meno si diventa amanti. Come mai? Perché ormai non possiamo più dire che la separazione tra affettività e sessualità è patologica. Si può dire che è patologico un comportamento presente nel 50% delle persone? Credo di no. Quello che succede è che l’intimità sessuale sta diventando una entità sempre più separata dall’intimità affettiva. Non per tutti, non in tutte le storie ma molto spesso. Come mai?
L’eccesso di vicinanza impedisce il desiderio
Abbiamo passato decenni a sottolineare che l’intimità deve essere la base della sessualità però c’è un piccolo problema: stiamo navigando verso mari di intimità affettiva che non abbiamo mai sperimentato prima. E siccome filogeneticamente sappiamo che intimità e familiarità nutrono il tabù dell’incesto quello che temo è che la grande vicinanza emotiva che coltiviamo appassionatamente, il grande bisogno di sicurezza in una realtà sempre più instabile, finisca per spegnere il desiderio sessuale e produrre un effetto opposto. Produce instabilità perché, dopo un po’, si riattiva lo schema di ricerca del partner visto che manca il desiderio sessuale.
L’amore ha bisogno di consegna ma anche di autonomia. Se c’è troppa distanza non c’è legame ma se c’è troppa vicinanza non c’è più connessione. C’è fusionalità.
Per cui, strano a dirsi la separatezza è essenziale alla salute del legame affettivo. Vogliamo stare vicini ma non al punto di sentirsi in trappola.
Come mai esageriamo con la vicinanza?
Ci possono essere diversi motivi per cui esageriamo con la vicinanza tanto da diventare fusionali. il più significativo è il tentativo di compensare dei bisogni infantili irrisolti. Pessima idea che rischia di replicare lo stesso trauma del passato. Per molte persone l’intimità affettiva va di pari passo con la premura e il benessere dell’altro: Il desiderio erotico però richiede una piccola dose di egoismo e la capacità di non preoccuparsi. Si entra così in una impasse in cui si vuole sempre più bene al partner ma come ad un fratello o ad una sorella. E si inizia a pensare che la mancanza di desiderio sia un segno della fine del rapporto. Cosa fare?
[box] Per portare a casa il desiderio dobbiamo ricreare la distanza piena di interesse. Quella distanza che abbiamo cercato di eliminare e che rischia di diventare la distanza con disinteresse che porta alla separazione[/box]
L’intelligenza erotica sta nel ri-creare quella distanza con interesse reciproco che c’era all’inizio del rapporto. Abbiamo bisogno di una sicurezza dinamica.
Una sicurezza dinamica
L’amore ci fa accorciare le distanze ma l’erotismo e la passione hanno, invece, bisogno di distanza per rimanere vitali. Il fuoco ha bisogno di aria per bruciare e una coppia ha bisogno di essere formata da due individualità distinte e in crescita personale dinamica per essere viva. Ha bisogno di sapere che l’altro è una persona che non sta ferma ma che cambia continuamente. E, soprattutto, la nostra sicurezza ha bisogno di corpo. La familiarità e l’intimità diventano spesso condivisione verbale ma non azione corporea. Noi crediamo alle azioni prima che alle parole. Se lavoriamo per far crescere l’intimità verbale, oltre che correre il rischio di perdere desiderio corriamo il rischio di parlare bene e razzolare male. Di essere intimi a parole e distratti nei fatti. Inverti questo processo: sii intimo nei fatti e spendi meno parole e meno dichiarazioni di principio.
Non è sano dirsi tutto
L’attenzione all’importanza della comunicazione è un’arma a doppio taglio in un rapporto. Saper parlare e comunicare non vuol dire dirsi tutto e sviscerare qualsiasi cosa a parole: una relazione non è una psicoterapia. Ci sono aspetti che sono e debbono essere privati. Abbiamo bisogno di mistero per desiderare e, soprattutto, non abbiamo bisogno che la comunicazione venga forzata. Una comunicazione forzata fa molto più danno del silenzio.
Quando la condivisione diventa un obbligo l’intimità diventa soffocante. Quando esiste solo lo spazio condiviso e non quello personale non ci stiamo amando: siamo solo in un delirio possessivo. Quando non c’è più nulla da nascondere non abbiamo nemmeno nulla da cercare. Lasciamo parlare di più il corpo perché dietro a questa sopravvalutazione della parola c’è – ancora – la vecchia sottovalutazione del corpo.
Se diamo valore solo a ciò che svelano le parole non facciamo un favore a noi stessi. In un’epoca in cui possiamo usare praticamente qualsiasi mezzo per creare connessioni, dobbiamo rispettare e riconoscere i molti modi che abbiamo per toccare qualcuno.
© Nicoletta Cinotti 2018
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