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Una soffice gratitudine

06/07/2017 by nicoletta cinotti 1 commento

Molto spesso, facendo lavoro corporeo bioenergetico, si verificano vibrazioni. A molte persone danno fastidio, suscitano turbamento come se fossero segno di una nascosta debolezza o di una debolezza da nascondere.

Si presentano come fascicolazioni (termine medico corretto) o tremori (termine soggettivo corretto) o non sono controllabili. Si possono interrompere ma non controllare. O meglio, se si possono controllare non sono vibrazioni ma movimenti volontari.

Si verificano perché il muscolo – quando raggiunge un massimo di tensione – si scioglie in questo modo. Non fa tanti discorsi, non fa tanti pensamenti: come un cavallo selvaggio scuote la testa perché non vuole le redini, così fa il nostro muscolo. È il segno della sua vitalità e della sua libertà (e molto spesso i segnali di vitalità e libertà del corpo ci spaventano tantissimo: peccato!).

Non siamo abituati alla spontaneità del corpo. Per esempio quando nella mindfulness invito a seguire il respiro naturale molto spesso mi viene chiesto “ma com’è il respiro naturale?” Il respiro naturale è un’onda asincrona, simile all’onda che arriva sulla battigia. Non è una linea retta. È una linea irregolare. Il nostro respiro naturale è un’onda che sale e scende con piccoli movimenti irregolari. E, soprattutto, se abbiamo un respiro naturale non riusciamo a fermarlo a comando…passano alcuni secondi prima di fermarlo. I secondi in cui la volontà riprende il controllo. Se riusciamo a fermarlo volutamente sappiamo che non è un respiro naturale: lo stavamo controllando. Voglio essere chiara: niente contro la possibilità di fare pranayama o ginnastica respiratoria. Dico solo che il respiro naturale è un’altra cosa e che, almeno qualche volta, il nostro respiro dovremmo lasciarlo libero, perché, proprio come il vento pulisce il cielo dalle nuvole, così il respiro pulisce il cielo della mente dai pensieri.

Respiro e libertà muscolare vanno insieme, almeno in bioenergetica. Finalmente corpo e respiro diventano uno, o meglio una semplice presenza.

Quello che succede – se non interrompiamo la vibrazione e lasciamo il respiro libero – è che, alla fine, emerge una soffice gratitudine.

In modo fortuito, sia nella terapia che fuori, le persone sperimentano delle emozioni che riescono ad aprirsi un varco e le trasformano, liberandole dai tratti nevrotici e dalle ansie, e conoscono per un breve periodo la gioia di essere aperte e non nevrotiche. Alexander Lowen

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del corpo

© Nicoletta Cinotti 2017 Verso un’accettazione radicale Foto di ©Beppe Modica

 

Archiviato in:bioenergetica Contrassegnato con: accettazione, accettazione radicale, alexander lowen, bioenergetica, Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, consapevolezza, emozioni, mente, Nicoletta Cinotti, pratica di mindfulness, respiro, ritiri di mindfulness e bioenergetica, ritiro di bioenergetica e mindfulness, ritiro di meditazione, ritiro di mindfulness, ritiro giaiette, salute e benessere

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Massimo Santamaria dice

    24/11/2017 alle 14:23

    Ne ho estesa esperienza. Specie nelle posture o situazioni di rilassamento particolarmente intense in senso lato , in alcune situazioni di lavoro yoga, in reiki. In un attimo saprei trovare una postura d un respiro che mi ci portino. Io ci sto bene sento che si aprono delle valvole e fanno uscire tante cose. A volte informo il compagno che non ne abbia timore. Oramai è raro che pratichi ma la competenza permane

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