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mindfulness continuum

Perché facciamo fatica a coltivare

29/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Uno degli ostacoli più forti al cambiamento è lo scoraggiamento, quella specie di collasso che ti viene quando pensavi di essere fuori da un problema e invece si ripresenta di nuovo, in tutto il suo “splendore”. Un attimo prima eravamo entusiasticamente convinti che non si sarebbe ripetuto e un attimo dopo siamo lì – con i cocci – della nostra convinzione.

Eppure è normale che succeda: se abbiamo un’abitudine consolidata non se ne andrà perchè abbiamo capito che ci fa male. Non sparirà perché non vogliamo che ri-succeda. L’abitudine salterà di nuovo fuori quando saremo stanchi, quando saremo distratti, quando saremo tristi (Le abitudini legate alla tristezza sono le più resistenti al cambiamento!)

Quindi è normale che tornino a galla e, a quel punto, lo scoraggiamento gioca un ruolo fondamentale. Perchè se ci scoraggiamo penseremo che non sia possibile cambiare. Che sarà sempre la stessa storia e che non c’è niente da fare. Invece, in quel momento, bisogna fare lo sforzo del contadino. Quello che semina e vede spuntare, oltre a ciò che ha seminato, anche le erbacce. Non si scoraggia perché sa che è fondamentale tenere il terreno pulito e quindi le toglie (in modo più o meno ecologico!). E lo fa ripetutamente. Come ripetutamente ci laviamo e ci vestiamo. Mangiamo e dormiamo, Spolveriamo anche se sappiamo che domani ci sarà nuova polvere. Non c’è niente di strano. È solo la ripetizione delle stelle.

Se siamo di cattivo umore vedremo che ripetiamo le cattive abitudini. Se siamo di buon umore vediamo che abbiamo un sacco di nuove buone abitudini. Facciamo fatica a coltivare perché ci lasciamo convincere dallo scoraggiamento. Che è letteralmente la fatica di tornare al cuore delle cose.

È’ una specie d’amore vero?
Come la tazza contiene il tè,
Come la sedia si regge gagliarda sulle quattro gambe,
Come il pavimento riceve la suola delle scarpe.
O le dita dei piedi. Come la pianta dei piedi conosce
dove si trova.
Stavo pensando alla pazienza
delle cose comuni, come i vestiti
che aspettano rispettosamente negli armadi.
E il sapone che si scioglie quietamente sui piatti,
E gli asciugamani che assorbono l’umidità
dalla pelle della schiena.
E l’amorevole ripetizione delle stelle.
E cosa, infine, è più generoso di una finestra?Pat Schneider

Pratica informale: Tenere una poesia con sé per curare la morbidezza del cuore

© Nicoletta Cinotti 2023 Scrivere storie di guarigione

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La matematica della vita

28/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso calcoliamo la felicità come un’addizione. Sono felice se ho raggiunto una serie di passi o realizzato una serie di obiettivi. E quindi ci muoviamo per costruire la nostra addizione: questo + questo + questo + questo. La somma dovrebbe essere la felicità.

In realtà, i conti non tornano. Perché arrivare a mettere insieme tutto diventa sempre più faticoso e soggetto ad imprevisti. Diventa una moltiplicazione dello stress, della tensione, della fatica e, stranamente, dell’infelicità perché malgrado moltiplichiamo e sommiamo siamo sempre focalizzati su quello che manca.

Temiamo però la sottrazione.

Perchè la identifichiamo con la perdita. O con il fallimento o con la morte. In realtà possiamo vederla anche in una diversa prospettiva. Sottrazione come semplificazione della propria vita e, anziché aggiungere impegni, moltiplicare attività, scegliere l’essenziale per ogni giorno.

Sottrazione come pausa dalla ricerca spinta dall’insoddisfazione e gratitudine per quello che abbiamo. Sottrazione come consapevolezza di quanto le persone della nostra vita, le cose che già abbiamo siano essenziali. E di quanto sarebbe doloroso non averle più.

Divisione come presenza momento per momento, perché forse essere presenti sempre è irrealizzabile ma essere presenti ora, per quello che dura, è già un compimento. E allora potremmo scoprire che praticare la sottrazione, la semplificazione, la divisione in piccoli compiti da onorare per la loro realizzazione ci mette molto di più nella prospettiva di ciò che abbiamo. E chiude la persecuzione di quello che ci manca, permettendoci di fare una diversa matematica della nostra vita.

Sono frequentemente spinto dall’impulso d’inserire un elemento estraneo in una determinata situazione. Una telefonata, una sosta durante un percorso, anche se comporta un cambiamento di direzione. Ho imparato a riconoscere questo impulso e a diffidarne, sforzandomi di reprimerlo. Mi costringe a far colazione leggendo per la centesima volta la composizione della scatola di cereali. Si insinua per occupare il mio tempo, cospira con la mia mente per mantenermi in uno stato di incoscienza (…) Amo la semplicità volontaria per oppormi a questi impulsi e garantire che il nutrimento venga assorbito a livello profondo. Questo significa fare una sola cosa per volta e assicurarmi di essere partecipe. Jon Kabat Zinn

Pratica del giorno: La consapevolezza delle sensazioni

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR

 

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Il sollievo dell’evitamento

27/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Evitare non è una pratica insolita. Evitiamo i pericoli, evitiamo i conflitti. Cerchiamo di evitare gli errori e i fallimenti.

C’è poi un evitare che ha una natura particolare: è quello che ci fornisce un sollievo momentaneo e immediato da qualcosa di sgradevole. Dobbiamo fare qualcosa che non ci piace? Rimandiamo, evitando così quel fastidio. Dobbiamo rispondere a qualcuno e non sappiamo cosa dire? Rimandiamo ed evitiamo quella difficoltà.

L’evitamento, in questi casi, sembra una soluzione miracolosa. Fino ad un attimo prima proviamo disagio, un attimo dopo è passato perché abbiamo deciso di procrastinare, di spostare in avanti quello che dobbiamo fare e il sollievo che ne abbiamo provato è stato immediato.

È questa specie di piacere – leggero e pieno di sollievo – che rende l’evitamento una risposta così amabile. È come essere schiacciati e, evitando, essere liberi dalla pressione. Siccome il nostro orientamento primario è verso il piacere e solo secondariamente verso la realtà, la risposta istintiva sarebbe evitare. Evitare il dolore che nasce dall’andare incontro allo spiacevole a favore del sollievo che nasce dal rimandare.

Se guardiamo però in una prospettiva temporale più ampia, spesso quel rimandare non fa che accrescere il dolore che dovremo affrontare dopo. Non fa che peggiorare la situazione. Eppure, in quel momento, diventiamo i più convinti sostenitori della bontà del momento presente. Il futuro sparisce, il passato non esiste. Sotto tutto questo non c’è un incantesimo ma una vecchia compagnia. Si chiama paura. E, nello specifico, paura di muoversi. Se le lasciamo dominare la nostra vita ci convincerà che nulla è più sicuro che stare fermi, ad aspettare che siano gli altri a scegliere e noi ci ritroveremo con una vita che non ci assomiglia nemmeno un po’. Perché è quella disegnata dalle scelte degli altri. Noi, le nostre, le abbiamo rimandate. Per ansia.

La paura è utile per valutare i pericoli. Il coraggio per affrontarli. Nicoletta Cinotti, Mindfulness ed emozioni

Pratica del giorno: Lavorare con la paura

©Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT

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Il silenzio e l’immobilità

26/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Sono infiniti gli aggiustamenti fisici che facciamo per non essere scomodi: come ci aggiustiamo sulla sedia, nel letto, quando leggiamo o quando stiamo al computer. Tolleriamo una certa quantità di scomodità oltre la quale interveniamo.

Il punto è che quasi ogni movimento nasce dal bisogno di correggere un disagio – fisico o emotivo – e lo facciamo automaticamente, senza rendercene conto. A volte ci muoviamo prima ancora che ci sia chiara la ragione per la quale abbiamo bisogno di muoverci. Eppure quel movimento ha una spinta: quella di farci evitare un disagio.

Ecco perché stare fermi, in silenzio, può essere così difficile: perché in quella quiete i disagi che ci sono vengono a galla e non c’è il movimento ad attenuarli. I disagi fisici ed emotivi emergono. In quel momento abbiamo due possibilità: scappare prendendo la distanza da quello che ci colpisce. oppure occuparcene con lo stesso atteggiamento con cui una madre consola il suo bambino e gli offre una nuova possibilità.

Se rimaniamo sempre nel rumore, nell’azione, nel movimento tutta questa attività funzionerà come un silenziatore della voce del corpo. Se ci fermiamo il nostro corpo inizierà a parlarci e ci dirà molto di più di quello che siamo abituati a sentire.

A volte il silenzio dà la parola. Jon Kabat Zinn

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del corpo

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Quel piccolo elemento di stupore

25/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ogni giorno siamo di fronte a moltissime routine. Ripetiamo le stesse cose in casa, a lavoro, nelle relazioni. Convinti di riconoscere già – in anticipo – il senso delle cose. E così ci muoviamo a binario unico. Mentre la noia inizia a serpeggiare nel nostro quotidiano. mentre ci convinciamo che abbiamo bisogno di cambiare o almeno di aggiustar qualcosa per migliorare la nostra vita.

Manca qualcosa: ci manca quel piccolo elemento di stupore che suscita meraviglia e che alimenta la sorpresa e la gioia. Ci manca quel sobbalzo del cuore quando qualcosa di inaspettato si presenta. Tendiamo a pensare che le novità siano negative e così facciamo in modo che tutto sia sempre uguale per poi lamentarci per la sensazione di essere su un binario unico.

Per riprendere quel sobbalzo non abbiamo bisogno di cambiare partner, casa, lavoro, vita. Abbiamo bisogno di sciogliere la nostra resistenza allo stupore, alla gioia della novità. La nostra tendenza a rendere sempre uguali i nostri giorni per sentirsi sicuri. E poi a lamentarsi per la noia che occupa le nostre giornate.

Mettiamo in azione il nostro dis-abituatore: non abbiamo bisogno di cambiare vita ma, ancora una volta, di guardarla con uno sguardo da principiante. Abbiamo bisogno di vedere il piccolo – anziché il grande – di vedere il momento e di non usarlo come generalizzazione per tutta la nostra vita. Abbiamo bisogno di lasciare le porte alla sorpresa e quindi di convivere con la fisiologica incertezza della vita.

La vita è una routine e la routine è una forma di resistenza allo stupore. Abraham Joshua Heschel

Pratica del giorno: Addolcire, confortarsi, aprire

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR

 

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Sognare qualcosa che ancora non c’è

22/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Siamo mossi dal desiderio; quando non riusciamo a desiderare ci sentiamo malati. Come se l’anima avesse abbandonato il corpo. Non tutti i desideri però sono uguali. Ci sono desideri che alimentano la nostra motivazione. Ci danno forza e speranza. Ci aiutano a costruire e ad andare al di là del consueto, anche dei nostri limiti consueti.

Ci sono desideri che, invece, ci offuscano e indeboliscono, ci confondono e ci rendono dipendenti. Sono desideri collegati al realizzarsi di condizioni esterne che non possiamo controllare; alla volontà di altri e non solo alla nostra spinta. Quando questi desideri compaiono è come se tutta la nostra attenzione venisse risucchiata e attirata verso un unico punto: quel desiderio che vorremmo realizzare. A volte questo diventa fonte di così tanta sofferenza che incominciamo a provare diffidenza per tutti i desideri. Finiamo per temerli come se fossero sempre pericolosi e così togliamo alla nostra vita un’energia importante: quella che nasce dalla capacità di sognare qualcosa che ancora non c’è.

Non possiamo separarci da questa capacità di sognare: sarebbe come tagliarci le ali. E, in effetti, quando cerchiamo di togliere la nostra capacità di sognare è come se le nostre braccia giacessero esangui ai lati del corpo. Abbiamo solo bisogno di distinguere i desideri che ci offuscano da quelli che, invece, ci fanno crescere.

Avere un desiderio nella vita significa semplicemente tenere d’occhio la stella polare, seguire un lampo, una traccia, qualcosa che appare e scompare all’orizzonte, qualcosa che non possiamo ancora vedere ma solo intra-vedere. Può scomparire alla vista per un po’ ma quando il cielo è chiaro possiamo vederlo di nuovo e riconoscerne ancora una volta lo splendore. David Whyte

Pratica di Mindfulness: Centering meditation

© Nicoletta Cinotti 2023 Scrivere storie di guarigione

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