Quando avviene un cambiamento, qualsiasi cambiamento, spesso ci sono due elementi che si intrecciano: un elemento di cura e uno di apprendimento.
La cura è necessaria anche se non c’è malattia. Abbiamo bisogno della cura perché le cose della nostra vita possano fiorire. Può esprimersi come attenzione affettuosa o come tempo dedicato a noi stessi. Può esprimersi come cura che passa attraverso una relazione terapeutica. È un gesto gratuito nella sua qualità e nella sua intensità perché disegna un’atteggiamento di apertura, fondamentale anche se non obbligatoria.
L’apprendimento si realizza nel momento in cui un nuovo significato, una nuova comprensione entra nel nostro panorama interiore. In quel momento, qualunque sia la fonte da cui abbiamo appreso, quella comprensione diventa nostra. Ci appartiene perché, comprendendola, le abbiamo dato il nostro colore e la nostra intelligenza. E, a quel punto, proprio perché nostra, può essere a disposizione di tutti. Possiamo condividerla: non abbiamo più paura di perderla.
Questi due aspetti hanno però bisogno di un equilibrio interno. Se pretendiamo di cambiare solo attraverso l’apprendimento, il cambiamento rischia di diventare formale e troppo strutturato. Se pretendiamo di cambiare solo attraverso la cura rischiamo di diventare dipendenti da qualcosa o da qualcuno. È in questo equilibrio tra cura e apprendimento che impariamo a riconoscere qual è il nostro ritmo di cambiamento. Il nutrimento che ci manca è quello che disegna il bisogno. Quello che abbonda è quello che alimenta la stasi. L’equilibrio disegna il noi della gratitudine.
Il piacere richiede una sincronia tra uno stato interno e una circostanza esterna. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: In panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
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