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Protocollo MBSR

La geografia di casa e la sua storia

02/10/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso l’unica relazione che abbiamo con i nostri pensieri è letterale: li prendiamo per buoni, e cerchiamo di ascoltarli – e/o realizzarli – perchè ci sembra che esprimano la parte migliore di noi. In realtà i pensieri sono eventi, eventi mentali – che nascono perchè abbiamo una mente ma non tutti sono razionali. Anzi molto spesso non riconosciamo le nostre emozioni e queste si esprimono così attraverso i nostri pensieri.

Incominciare ad osservarli, come eventi mentali, ci permette di avere una mappa completamente diversa della nostra mente. Una mappa che non si ferma all’analisi dei contenuti – che possono variare  di volta in volta – ma va all’analisi di come funzioniamo. Così potremmo accorgerci che non è importante scegliere cosa fare ma comprendere come mai siamo bloccati dallo stato mentale del dubbio. Come mai ogni volta che dobbiamo decidere qualcosa ci fermiamo anziché muoverci? Oppure come mai un solo pensiero occupa la nostra mente fino alla sua realizzazione facendoci perdere il panorama complessivo della nostra vita, tanto da assomigliare ad una ossessione?

Se poi vogliamo andare in profondità sul nostro funzionamento, una volta che abbiamo riconosciuto uno stato mentale, può essere davvero rivelatore spostare l’attenzione a come ci sentiamo nel corpo. Ci sarà facile cogliere che il dubbio si accompagna ad un senso di stagnazione, che l’ossessione si accompagna ad un aggrapparsi che tende i muscoli, e il torpore dell’evitamento e della confusione ad una percezione incompleta e fumosa del corpo.

E poi, direte voi? Esplorare questi aspetti ci permette di avere informazioni nuove e – quasi magicamente – fa svanire lo stato mentale che ci ottunde rimettendoci in un movimento, sano. Quello dell’autoregolazione.

Pratica informale: Di tanto in tanto oggi fatti questa semplice domanda “Cosa c’è nella mia mente in questo momento?” Nota se sono immagini, pensieri, parole o entrambi. e poi guarda che tono hanno: Sono pensieri sul passato? Sul futuro? Sono dialoghi interiori con te stesso o con qualcuno? Sono pensieri di biasimo o disapprovazione per te o per altre persone? Riconosci a quale di questi gruppi appartengono, nominali mentalmente. E poi fai un sorriso: stai diventando esperto nella geografia di casa!

© Nicoletta Cinotti 2023

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Perché facciamo fatica a coltivare

29/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Uno degli ostacoli più forti al cambiamento è lo scoraggiamento, quella specie di collasso che ti viene quando pensavi di essere fuori da un problema e invece si ripresenta di nuovo, in tutto il suo “splendore”. Un attimo prima eravamo entusiasticamente convinti che non si sarebbe ripetuto e un attimo dopo siamo lì – con i cocci – della nostra convinzione.

Eppure è normale che succeda: se abbiamo un’abitudine consolidata non se ne andrà perchè abbiamo capito che ci fa male. Non sparirà perché non vogliamo che ri-succeda. L’abitudine salterà di nuovo fuori quando saremo stanchi, quando saremo distratti, quando saremo tristi (Le abitudini legate alla tristezza sono le più resistenti al cambiamento!)

Quindi è normale che tornino a galla e, a quel punto, lo scoraggiamento gioca un ruolo fondamentale. Perchè se ci scoraggiamo penseremo che non sia possibile cambiare. Che sarà sempre la stessa storia e che non c’è niente da fare. Invece, in quel momento, bisogna fare lo sforzo del contadino. Quello che semina e vede spuntare, oltre a ciò che ha seminato, anche le erbacce. Non si scoraggia perché sa che è fondamentale tenere il terreno pulito e quindi le toglie (in modo più o meno ecologico!). E lo fa ripetutamente. Come ripetutamente ci laviamo e ci vestiamo. Mangiamo e dormiamo, Spolveriamo anche se sappiamo che domani ci sarà nuova polvere. Non c’è niente di strano. È solo la ripetizione delle stelle.

Se siamo di cattivo umore vedremo che ripetiamo le cattive abitudini. Se siamo di buon umore vediamo che abbiamo un sacco di nuove buone abitudini. Facciamo fatica a coltivare perché ci lasciamo convincere dallo scoraggiamento. Che è letteralmente la fatica di tornare al cuore delle cose.

È’ una specie d’amore vero?
Come la tazza contiene il tè,
Come la sedia si regge gagliarda sulle quattro gambe,
Come il pavimento riceve la suola delle scarpe.
O le dita dei piedi. Come la pianta dei piedi conosce
dove si trova.
Stavo pensando alla pazienza
delle cose comuni, come i vestiti
che aspettano rispettosamente negli armadi.
E il sapone che si scioglie quietamente sui piatti,
E gli asciugamani che assorbono l’umidità
dalla pelle della schiena.
E l’amorevole ripetizione delle stelle.
E cosa, infine, è più generoso di una finestra?Pat Schneider

Pratica informale: Tenere una poesia con sé per curare la morbidezza del cuore

© Nicoletta Cinotti 2023 Scrivere storie di guarigione

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La matematica della vita

28/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso calcoliamo la felicità come un’addizione. Sono felice se ho raggiunto una serie di passi o realizzato una serie di obiettivi. E quindi ci muoviamo per costruire la nostra addizione: questo + questo + questo + questo. La somma dovrebbe essere la felicità.

In realtà, i conti non tornano. Perché arrivare a mettere insieme tutto diventa sempre più faticoso e soggetto ad imprevisti. Diventa una moltiplicazione dello stress, della tensione, della fatica e, stranamente, dell’infelicità perché malgrado moltiplichiamo e sommiamo siamo sempre focalizzati su quello che manca.

Temiamo però la sottrazione.

Perchè la identifichiamo con la perdita. O con il fallimento o con la morte. In realtà possiamo vederla anche in una diversa prospettiva. Sottrazione come semplificazione della propria vita e, anziché aggiungere impegni, moltiplicare attività, scegliere l’essenziale per ogni giorno.

Sottrazione come pausa dalla ricerca spinta dall’insoddisfazione e gratitudine per quello che abbiamo. Sottrazione come consapevolezza di quanto le persone della nostra vita, le cose che già abbiamo siano essenziali. E di quanto sarebbe doloroso non averle più.

Divisione come presenza momento per momento, perché forse essere presenti sempre è irrealizzabile ma essere presenti ora, per quello che dura, è già un compimento. E allora potremmo scoprire che praticare la sottrazione, la semplificazione, la divisione in piccoli compiti da onorare per la loro realizzazione ci mette molto di più nella prospettiva di ciò che abbiamo. E chiude la persecuzione di quello che ci manca, permettendoci di fare una diversa matematica della nostra vita.

Sono frequentemente spinto dall’impulso d’inserire un elemento estraneo in una determinata situazione. Una telefonata, una sosta durante un percorso, anche se comporta un cambiamento di direzione. Ho imparato a riconoscere questo impulso e a diffidarne, sforzandomi di reprimerlo. Mi costringe a far colazione leggendo per la centesima volta la composizione della scatola di cereali. Si insinua per occupare il mio tempo, cospira con la mia mente per mantenermi in uno stato di incoscienza (…) Amo la semplicità volontaria per oppormi a questi impulsi e garantire che il nutrimento venga assorbito a livello profondo. Questo significa fare una sola cosa per volta e assicurarmi di essere partecipe. Jon Kabat Zinn

Pratica del giorno: La consapevolezza delle sensazioni

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR

 

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Quel piccolo elemento di stupore

25/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ogni giorno siamo di fronte a moltissime routine. Ripetiamo le stesse cose in casa, a lavoro, nelle relazioni. Convinti di riconoscere già – in anticipo – il senso delle cose. E così ci muoviamo a binario unico. Mentre la noia inizia a serpeggiare nel nostro quotidiano. mentre ci convinciamo che abbiamo bisogno di cambiare o almeno di aggiustar qualcosa per migliorare la nostra vita.

Manca qualcosa: ci manca quel piccolo elemento di stupore che suscita meraviglia e che alimenta la sorpresa e la gioia. Ci manca quel sobbalzo del cuore quando qualcosa di inaspettato si presenta. Tendiamo a pensare che le novità siano negative e così facciamo in modo che tutto sia sempre uguale per poi lamentarci per la sensazione di essere su un binario unico.

Per riprendere quel sobbalzo non abbiamo bisogno di cambiare partner, casa, lavoro, vita. Abbiamo bisogno di sciogliere la nostra resistenza allo stupore, alla gioia della novità. La nostra tendenza a rendere sempre uguali i nostri giorni per sentirsi sicuri. E poi a lamentarsi per la noia che occupa le nostre giornate.

Mettiamo in azione il nostro dis-abituatore: non abbiamo bisogno di cambiare vita ma, ancora una volta, di guardarla con uno sguardo da principiante. Abbiamo bisogno di vedere il piccolo – anziché il grande – di vedere il momento e di non usarlo come generalizzazione per tutta la nostra vita. Abbiamo bisogno di lasciare le porte alla sorpresa e quindi di convivere con la fisiologica incertezza della vita.

La vita è una routine e la routine è una forma di resistenza allo stupore. Abraham Joshua Heschel

Pratica del giorno: Addolcire, confortarsi, aprire

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR

 

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Il body scan e la lettura del corpo

20/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Quando portiamo attenzione e consapevolezza al corpo e alla percezione che ne abbiamo possiamo trovarci pieni di domande. Come mai mi sta succedendo questo? Cosa vuol dire? Cosa devo fare perché non succeda più o, se è stato piacevole, ri-succeda ancora?

Domande che nascono in parte dallo stupore e in parte dalla curiosità che la percezione che abbiamo di noi ha suscitato.

Per vecchia abitudine però le domande le poniamo all’esterno. O poniamo all’esterno la ricerca della risposta a queste domande. Chiediamo che sia un altro, chiediamo che sia un esperto, a leggere il nostro corpo. Forse perché pensiamo che dall’esterno le cose si vedano meglio.

Eppure con il corpo non è proprio così. La lettura del corpo fatta dall’esterno, fatta dall’esperto, ci toglie informazioni invece che offrircene, rende la nostra esperienza una esperienza di categoria generale, privata delle sfumature che, invece, sono presenti nell’esperienza personale. La lettura del corpo quindi deve essere un dialogo tra chi cura e chi è curato. Un dialogo che consenta una esplorazione e un approfondimento. Un dialogo in cui possa tornare l’intimità con la nostra esperienza e la capacità di radicare, nell’esperienza, l’apprendimento.

La lettura del corpo è leggere noi stessi: è leggerci con amore, affetto e rispetto. Leggerci dimenticando la parola sintomi e dichiarando la parola segni: segni di amoroso dialogo con noi stessi. Questa è la lettura del corpo. Il resto è l’elenco – necessario – dei capitoli di un libro.

Amare qualcuno significa leggerlo. Significa saper leggere tutte le frasi che ci sono nel cuore dell’altro, e leggendolo liberarlo. . Cristian Bobin

Pratica del giorno: La consapevolezza del corpo

© Nicoletta Cinotti 2023  Il protocollo MBCT online

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La precisione e la gentilezza

19/07/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso nella pratica invito alla precisione e alla gentilezza. Due inviti che nascono insieme e che hanno bisogno di procedere insieme.

Non possiamo sottovalutare l’importanza della precisione: più abbiamo chiarezza nella percezione più siamo soddisfatti dell’esperienza che stiamo facendo, sia dal punto di vista emotivo che percettivo. Più quello che viviamo è definito meno difficoltà abbiamo a ricordarlo e più la nostra vita diventa ricca di elementi salienti. La precisione poi ha un’effetto da cartina di tornasole. Se guardiamo alla nostra giornata invitandoci a cercare gli aspetti positivi, la precisione ci aiuta a far emergere, dall’indifferenziato in cui, a volte, trascorrono le nostre giornate, i momenti felici, gli attimi di gioia, i guizzi di vitalità.

La precisione è necessaria in particolare proprio per i momenti felici perché siamo strutturati per far spontaneamente sorgere dall’indifferenziato i momenti negativi – che attivano il nostro sistema difensivo – mentre la gioia, la positività possono passare inosservati se siamo distratti. La precisione richiede però gentilezza perché non si trasformi in rigore, in durezza, in severità. Non si tratta di diventare un maestro severo. Si tratta di essere presenti con una intenzione di cura, un’attenzione affettuosa.

Come dirigere – con precisione – la nostra attenzione? Semplicemente con il respiro e con una intenzione. Così se oggi mettiamo l’intenzione di cogliere i nostri momenti felici, potremmo scoprire che la felicità bussa più volte alla nostra porta. Solo che lo fa a bassa voce. I guai urlano, mentre lei sussurra. Ecco perché ci vuole precisione. Ecco perché ci vuole gentilezza.

Scrivi le cose che ti fanno sentire felice. Nel farlo cerca la profondità più che il numero. Cerca la sottrazione più che l’addizione. Immagina come sarebbe se nella tua vita non ci fossero certe cose o certe persone piuttosto che immaginare come sarebbe la tua vita se avessi certe cose e certe persone.

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR online

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