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compassione

Curare con la compassione

04/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Oggi parliamo spesso, e sempre più spesso, di cura attraverso la compassione. Nessuno avrebbe avuto il coraggio di sostenere che emozioni che sono al di sotto delle nostre difese, come la compassione per esempio, siano in grado di apportare un cambiamento positivo ed essere una azione di cura.

Per anni abbiamo pensato che fosse necessario interpretare le nostre difese e le loro ragioni. Per anni abbiamo percorso strade terapeutiche lunghe e spesso difficili. Per anni abbiamo cercato soluzioni dove invece c’erano cause di sofferenza. Così adesso siamo al cuore della questione. E il cuore della questione – il cuore della nostra mente – sta in ciò che proviamo nel corpo e negli affetti. Entrambi vanno a costruire la mente. E per cambiare la mente abbiamo bisogno di passare dal corpo e dalle emozioni. Così curare attraverso la compassione significa ristabilire la capacità di avere relazioni sane. Curare attraverso il corpo significa riconoscere che l’esperienza va più in profondità di tutti i nostri pensieri e lascia un solco profondo.

Significa riconoscere che il graffio lasciato dalle nostre esperienze negative si cura con l’amore più che con il pensiero, con la compassione più che con il giudizio. E che la compassione, nel momento in cui la proviamo, non cura solo l’altro ma anche noi stessi perché ci riconnette alla nostra vera natura.

Se volete sapere come sta andando la vostra pratica, cercate di capire dove tracciate la linea tra ciò che potete e ciò che non potete perdonare. Beck, Charlotte Joko.

Pratica di mindfulness: La meditazione del sorriso

© Nicoletta Cinotti 2023 Il Programma di Mindful Self-compassion. Ultimo giorno in early bird

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Andare lontano e tornare

01/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

In questi ultimi mesi sono andata lontano. Ho sperimentato quell’essere fuori dal consueto che è proprio del viaggiare in paesi molto diversi dal tuo. Non è una questione di distanza geografica.È’ proprio una questione di lontananza di abitudini, sapori, colori. Di prospettive diverse, di paesaggio e di vita. Questo essere lontano però – con sorpresa – non coincide con la sensazione di essere fuori.

Essere fuori è qualcosa che ha a che vedere con il senso di appartenenza: possiamo essere fuori dal coro, fuori dal gruppo, anche quando siamo nel centro della nostra realtà. È una condizione spesso scomoda perché si accompagna all’aver perso la radice dell’appartenenza. Forse è perché hai sperimentato l’essere fuori dagli schemi che poi può essere più semplice andare lontano. Ma le due cose non è detto che coincidano. Puoi andare lontano e non essere mai fuori dalle tue abitudini oppure, viceversa, essere  a casa e sentirti totalmente fuori.

Il centro, alla fine, lo offre la definizione di cosa significa essere a casa o tornare a casa. A quella dimensione dove nessuno è straniero o sbagliato perchè è una dimensione interiore che non ha bisogno di confini geografici, di passaporti, di appartenenza. Tutti abbiamo pieno diritto a tornare a casa, ad essere a casa in qualsiasi luogo del mondo siamo. E questa affermazione non è solo il segno del nostro appartenere alla vita: è anche la matrice della nostra comune umanità che non ci rende diversi ma uniti. Al di là di quelle che possono sembrare enormi diseguaglianze. E tutti, in questa condivisione, abbiamo bisogno solo di due cose per sentirci a casa: gentilezza e compassione.

Possa tu ascoltare il tuo desiderio di libertà. Possano i confini del tuo appartenere essere sufficientemente generosi per i tuoi sogni. Possa tu svegliarti ogni giorno con una voce benevola che sussurra nel tuo cuore. Possa tu trovare armonia tra anima e vita. John O’ Donohue

Pratica del giorno: Il filo del respiro: la pratica del lunedì

La pratica del lunedì riprende, alle 8 su Zoom, il 4 settembre. Il link per iscriversi qui

© Nicoletta Cinotti 2023

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Fattori di guarigione: le abitudini

31/07/2023 by nicoletta cinotti

Le abitudini non sempre godono di buona fama e, soprattutto in vacanza, quello che facciamo è cercare proprio di “rompere le abitudini” per gustarsi di più la vita.

Perché è vero: le abitudini possono comportare noia.

Ma perché te ne parlo nella serie “fattori di guarigione?” Perchè la nostra mente è molto sensibile alle abitudini, in bene e in male!

Di solito il problema che ci poniamo rispetto alle abitudini è come fare a prendere buone abitudini e lasciare vecchi e cattive abitudini. Sembra facile a dirsi ma a farsi è tutt’altro che facile. Tanto che ci sono molte ricerche che si occupano proprio del tempo necessario per prendere delle buone abitudini e di quello che dobbiamo fare per lasciar andare le cattive abitudini. Un’infinità di ricerche che testimonia che nessuna di queste ha detto la parola definitiva e che molte hanno messo in luce aspetti comuni.

Io partirò a raccontarti cosa è stato importante per me, nel cambiare alcune abitudini e poi, solo alla fine, farò un breve riassunto di quello che già sappiamo dalle ricerche su questo argomento. Così, se già lo conosci, potrai saltarlo.

Saper dire di NO

Sembra abbastanza scontato che saper dire di no è fondamentale per cambiare abitudine. Ogni abitudine infatti ci dà un rassicurante senso di dipendenza che spesso supera la nostra capacità di dire di no e di cambiarla. Dietro a questa difficoltà sta la paura di rimanere esclusi, tagliati fuori, la paura – vecchia compagna – di perdere qualcosa o qualcuno. Così diciamo sì, senza discriminazione a cose che ci toglieranno energia per noi. Diciamo sì alla ripetizione di vecchi schemi. Diciamo si per principio e un po’ automaticamente, salvo poi pentircene amaramente alla fine della giornata. Insomma l’equilibrio tra il sì e il no è difficile da raggiungere e ha bisogno di qualche piccola regola. Proviamo ad elencarle:

  1. Dire no come atto di self compassion. Prendersi cura di noi e dei nostri bisogni non è un atto egoistico: è un atto di cura e di compassione. Quando entriamo a piè pari nelle nostre vecchie abitudini, ci stiamo rispettando? Oppure stiamo ripetendo qualcosa che serve più all’altro che a noi, nella speranza di guadagnare così un po’ d’amore? Se è così facciamo prima a darci direttamente amore, rispettando i nostri bisogni.
  2. Diamoci un permesso preventivo. Decidiamo prima a cosa diremo di no. Ecco un breve elenco di situazioni in cui dire di no è obbligatorio: favori irrazionali, lavori gratuiti, attività che non vuoi fare, persone che ti risucchiano, situazioni in cui sei scomodo e che ti condizionano negativamente.
  3. Metti un filtro. Dire No comunque non è facile. Così possiamo mettere un filtro SI: dire di sì solo alle cose che ci ispirano, alle persone che ci nutrono, ai piani che sostengono e realizzano i nostri sogni e il nostro benessere. Fai una lista personale di queste cose perché non c’è nulla di “giusto” in assoluto. Chiama questa lista “le cose che mi nutrono” e sceglile con priorità.
  4. Una volta fatta la lista delle priorità? Una volta che abbiamo ben chiaro la nostra lista di priorità ci sarà più facile dire di no. Potremo dire “Ho già un altro programma”, “Vorrei ma sono già impegnato” oppure, semplicemente “no, grazie”
  5. Immagina il futuro. Se proprio sei in difficoltà prova ad immaginare come ti sentirai dopo aver detto di NO e come ti sentirai dopo aver detto di SI e scegli la situazione in cui ti senti meglio. Puoi anche offrire un compromesso tra la richiesta dell’altro e la tua esigenza: non siamo sempre obbligati!

Il tempo è un patrimonio limitato

Il nostro tempo è un patrimonio limitato. Ce ne dimentichiamo e ci comportiamo come se potessimo sprecarlo senza conseguenze. È come l’acqua: una risorsa vitale, non infinita. È così che vuoi spendere il tuo tempo? Questa domanda per me è stata fondamentale rispetto alla capacità di dire Si o No. A volte penso al tempo in termini di 24 ore. Molto spesso penso in termini di arco della vita. Ho già vissuto molti anni e questo rende il tempo che ho molto prezioso. Non posso davvero sprecarlo! E nemmeno posso conservarlo senza fare nulla di quello che mi piace perché lo rimando ad un secondo momento. il momento è adesso!

La fatica della decisione

Decidere è faticoso e, come tutte le fatiche, richiede energia. Inoltre più decisioni dobbiamo prendere più si abbassa la qualità delle decisioni che prendiamo. Questo è il motivo per cui a fine giornata siamo poco propensi a prendere decisioni: abbiamo esaurito la nostra energia decisionale. Se rendiamo tutte le cose questione di vita o di morte, scelte imprescindibili, alla fine non sappiamo più cosa è importante davvero. Non sprecare la tua energia decidendo tutto: impiega la forza di volontà su poche cose: quelle che valgono davvero. Perché, alla fine aver controllato tutto ti darà una lista di cose mediocri che ti hanno tolto l’energia per le cose importanti.

Insomma riserva la tua energia alle decisioni importanti e prendile quando il tuo livello energetico è alto: non si cambia nessuna abitudine quando si è stanchi!

Metti a fuoco i successi

Siamo programmati per difenderci. Per questa ragione è più facile vedere quello che non funziona che quello che va bene: è un modo per metterci al sicuro. Se però in ballo c’è un cambiamento mettere a fuoco solo dove abbiamo fallito è decisamente scoraggiante. E impossibile: c’è sempre qualcosa – magari di piccolo – che è andato bene. Notalo e riconosci a te stesso che lì è andata proprio bene! Avere una fila di piccolissimi successi è meglio che avere un solo grande insuccesso. Ricordati che la goccia d’acqua – così fluida e dolce – scava la roccia!

Cosa dicono le ricerche sul cambiamento delle abitudini?

Nella mindfulness il tema delle abitudini è centrale per due motivi: il primo è che cerchiamo di inserire nuove abitudini che siano…non avere abitudini! in realtà il problema delle abitudini è che ci portano a muoverci con una specie di pilota automatico inserito che fa perdere il contatto percettivo e alimenta il proliferare dei pensieri. Quindi cerchiamo sistemi per dis-attivare il pilota automatico e attivare l’abitudine alle pratiche di consapevolezza.

Quanto tempo per prendere una nuova abitudine? In media 66 giorni ma è una media. Per alcuni possono bastare 21 giorni per altri 9 mesi ma questo non significa che siamo difettosi se non rientriamo nel gruppo dei veloci: significa che dobbiamo darci tempo e che ne vale la pena. la buona notizia è che saltare un giorno non è un problema.

Cambiare abitudine non è un evento ma un processo

Ci piacerebbe pensare che le cose cambino nello stesso modo in cui “voltiamo pagina”. In realtà le cose cambiano sempre, che lo vogliamo o no, ma cambiano come un processo. Un giorno in cui torniamo al punto di partenza è normale e non sarà mai un totale tornare indietro. Quando andiamo da qualche parte sappiamo che c’è una strada da percorrere. ogni passo di quella strada ha valore, non ha valore solo arrivare. E se, a metà strada facciamo un passo falso non è un problema: basta riprendere a camminare. Prima o poi arriveremo basta aver tenuto saldo il timone!

Prevedi le ricadute

Per qualche ragione – sbagliata – immaginiamo il cambiamento come un retta che procede lineare. In realtà il cambiamento ha una struttura circolare che prevede, proprio nel suo processo, delle ricadute.

Qualsiasi abitudine tu stia cercando di cambiare non scoraggiarti per le ricadute, che sono inevitabili, e riparti. Riparti una, dieci, cento volte. Non ha importanza quante volte è necessario ripartire. Altrimenti, se ogni ricaduta ti fa demoralizzare, sarà davvero difficile cambiare!

Ogni ricadute in vecchie abitudini o nella vecchia pigrizia, può insegnare qualcosa.

Avere chiara l’intenzione

Per questo motivo è importante avere chiara l’intenzione e tornare alla nostra intenzione ogni volta che abbiamo una ricaduta o un fallimento. Se la nostra intenzione è salda e ben definita, ci sarà più facile mantenere la rotta. Se, invece, abbiamo scelto di cambiare perchè altri lo fanno o perché per altri è andata bene, ricordiamoci che la motivazione, che sostiene qualsiasi cambiamento, deve essere personale.

Fai attenzione al critico interiore

Molte persone rinunciano perché hanno una voce scoraggiante che interviene alle prime difficoltà. Tratta la come se fosse una parte di te ma solo una delle parti in gioco. Puoi darle un nome, disegnarla come se fosse un personaggio, avere con questa parte un dialogo quotidiano fatto di curiosità e pieno di domande. Questo atteggiamento di dialogo spiazzerà il tuo critico interiore che, in genere, ha degli slogan ma poca capacità di argomentare. Rassicuralo sulle tue buone intenzioni. Chiedigli qualse sono le sue buone intenzioni e poi scegli cosa fare; val sempre la pena di correre il rischio del cambiamento!

© Nicoletta Cinotti 2023

 

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Con chi condividere?

07/06/2023 by nicoletta cinotti

Nei programmi che conduco, che siano online o residenziali, c’è sempre il momento della condivisione a cui fa seguito la sorpresa di scoprire che, malgrado le nostre reticenze, condividere fa bene e che condividere con un’estraneo può essere nutriente più di quanto a volte lo sia condividere con qualcuno di conosciuto.

Succede perchè nella condivisione in diadi c’è reciprocità. Ma succede anche perché quando condividiamo con qualcuno nella nostra vita quotidiana o facciamo perchè il vaso trabocca. Non tutti però sanno o possono portare il nostro dolore, la nostra fatica. Andrebbero dati solo a chi sa portarli. Altrimenti condividere può essere umiliante e farci credere che sia meglio tacere che parlare, meglio omettere che dire.

Non è così ma i discorsi sono ricette raffinate fatte da ingredienti che vanno dosati bene, parola per parola. Se scappa troppo senso di colpa chi ci ascolta chiude le orecchie ma, soprattutto, chiude il cuore e noi rimaniamo lì, con il nostro tesoro intimo esposto alle intemperie.

Condividere cura, scegli con Attenzione con chi farlo: scoprirai che solo se è nutrito di reciprocità possiamo condividere. Altrimenti è come esporsi al sole senza crema solare. Brucia, brucia parecchio.

Non essere crudele col cuore degli altri. Non tollerare la gente che è crudele col tuo. Mary Schmich

Pratica di mindfulness: Parole che guariscono

© Nicoletta Cinotti 2023

Mindful Self-Compassion: intensivo residenziale

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Vorremmo sempre arrivare in tempo

22/05/2023 by nicoletta cinotti

Vorremmo arrivare in tempo agli appuntamenti importanti. E gli appuntamenti davvero importanti non sono quelli che possiamo programmare e mettere in calendario. Gli appuntamenti davvero importanti sono quelli che sfuggono al nostro controllo, quelli in cui desideriamo essere insieme a qualcuno perché sta succedendo qualcosa d’importante.

Sono gli appuntamenti in cui è più difficile essere davvero puntuali proprio perché non consentono controllo.Sono arrivata tardi molte volte nella mia vita. Mi ritengo una ritardataria che lotta quotidianamente per non esserlo ma che spesso non riesce ad essere presente nel fatidico “momento giusto”. Non c’ero nel momento in cui i miei genitori hanno fatto l’ultimo respiro. Come per una beffa, dopo averli curati per mesi, ho mancato l’appuntamento più importante. Non posso dire che questo sia un dispiacere consolabile. È un dato di realtà che condivido con molte altre persone.

Forse non sono stata tempestiva in molte altre situazioni ma in altrettante sono stata più che tempestiva. Questo “mancare gli appuntamenti importanti” mi ricorda che siamo umani, che sbagliamo da professionisti, come dice Paolo Conte e che, per qualche ragione, ci dimentichiamo che il controllo sugli eventi è una forma di delirio personale al quale dobbiamo sfuggire. Gli appuntamenti importanti mancati sono un modo per ricordarci la nostra umanità e non un segno della nostra inaffidabilità.

Ciononostante lottiamo: vorremmo essere umani ma con qualche caratteristica super-umana che ci sollevi dal quotidiano. Amiamo i personaggi famosi perché ci sembra che siano riusciti nella loro super-umanità. Oggi vorrei essere super-umana perchè riconosco di essere umana, di arrivare in ritardo e, molte volte, di essere puntuale. Puntualissima nel ricordarmi sempre di amare.

Consapevolezza il suo sguardo così costante, ogni singola nostra mossa osservata con grande affetto, perenne vigilanza incondizionata e spontanea, silenziosa, paziente, inarrestabile nel suo abbraccio. John Astin

Pratica di mindfulness: Il rischio squisito

© Nicoletta Cinotti 2023 Il programma di Mindful self-compassion: Ultimi giorni per iscriversi

Oggi il sito avrà una sospensione per manutenzione e rinnovamento dalle 8.30 alle 16.30 (orari soggetti a fluttuazioni). Troverai un sito nuovo, fresco e con tante risorse in più che ti aspetta!

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Un equivoco sull’amore

09/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso, quando parliamo di amore, lo facciamo legandolo ad una relazione. L’amore per il partner, per i figli, per gli amici ma non consideriamo abbastanza che questa emozione esiste in noi anche al di là delle relazioni in cui si esprime.

Guardandolo da questa prospettiva limitata potremmo pensare che questo sentimento abbia bisogno di una specifica relazione per esprimersi. Invece ha solo bisogno che riconosciamo questa risorsa dentro di noi, che le diamo spazio. Che la coltiviamo proprio come coltiviamo le altre buone qualità che abbiamo.

Se leghiamo questo sentimento troppo strettamente alle relazioni reali, nei momenti difficili – nei periodi in cui la relazione incontra una crisi – potremmo pensare che l’amore se ne sta andando dalla nostra vita. E che, per riprenderlo, sia necessario trovare subito un partner alternativo. L’amore è un sentimento che appartiene a ciascuno di noi e la relazione è uno degli spazi in cui può essere vissuto. Ma la sua dimora è interna e il suo movimento naturale è l’apertura. Quell’apertura che possiamo coltivare in ogni giornata e in ogni momento della nostra giornata. Non ci rende più vulnerabili.

Il rischio di essere feriti non è in relazione alla nostra apertura ma la nostra apertura ci garantisce quella ricchezza di scambio e di presenza che rende ogni giornata unica.

Un’unica parola ci libera dal peso e dal dolore della vita. Questa parola è amore. Sofocle

Pratica di mindfulness: Pratica di Metta

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT online

Vuoi saperne di più? Leggi Amore, mindfulness e relazioni. Qualità mindful per amare senza equivoci”

 

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