• Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina
Nicoletta Cinotti
  • Nicoletta
  • I miei libri
  • Blog
  • Contatti
  • Iscriviti al blog
  • Mindfulness
    • Cos’è la Mindfulness
    • Protocollo MBSR
    • Protocollo MBCT
    • Il Protocollo di Mindfulness Interpersonale
    • Il Protocollo di Mindful Self-Compassion
    • Mindful Parenting
    • Mindfulness in azienda
  • Bioenergetica
    • Cos’è la Bioenergetica
    • L’importanza del gruppo
  • Corsi
  • Percorsi suggeriti
  • Centro Studi
  • Nicoletta
  • I miei libri
  • Blog
  • Contatti
  • Iscriviti al blog
AccediCarrello

gentilezza amorevole

Quel piccolo elemento di stupore

25/09/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ogni giorno siamo di fronte a moltissime routine. Ripetiamo le stesse cose in casa, a lavoro, nelle relazioni. Convinti di riconoscere già – in anticipo – il senso delle cose. E così ci muoviamo a binario unico. Mentre la noia inizia a serpeggiare nel nostro quotidiano. mentre ci convinciamo che abbiamo bisogno di cambiare o almeno di aggiustar qualcosa per migliorare la nostra vita.

Manca qualcosa: ci manca quel piccolo elemento di stupore che suscita meraviglia e che alimenta la sorpresa e la gioia. Ci manca quel sobbalzo del cuore quando qualcosa di inaspettato si presenta. Tendiamo a pensare che le novità siano negative e così facciamo in modo che tutto sia sempre uguale per poi lamentarci per la sensazione di essere su un binario unico.

Per riprendere quel sobbalzo non abbiamo bisogno di cambiare partner, casa, lavoro, vita. Abbiamo bisogno di sciogliere la nostra resistenza allo stupore, alla gioia della novità. La nostra tendenza a rendere sempre uguali i nostri giorni per sentirsi sicuri. E poi a lamentarsi per la noia che occupa le nostre giornate.

Mettiamo in azione il nostro dis-abituatore: non abbiamo bisogno di cambiare vita ma, ancora una volta, di guardarla con uno sguardo da principiante. Abbiamo bisogno di vedere il piccolo – anziché il grande – di vedere il momento e di non usarlo come generalizzazione per tutta la nostra vita. Abbiamo bisogno di lasciare le porte alla sorpresa e quindi di convivere con la fisiologica incertezza della vita.

La vita è una routine e la routine è una forma di resistenza allo stupore. Abraham Joshua Heschel

Pratica del giorno: Addolcire, confortarsi, aprire

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR

 

Archiviato in:mindfulness continuum, Protocollo MBSR Contrassegnato con: generalizzazioni, gentilezza, gentilezza amorevole, Giornata internazionale della gentilezza, Nicoletta Cinotti, protocolli basati sulla mindfulness, protocollo mbsr, protocollo mbsr chiavari, protocollo mbsr genova, protocollo mbsr niccolò gorgoni genova, protocollo mbsr per young people, protocollo MBSR torino Niccolò gorgoni, protocollo mindfulness, protocollo mindfulness torino

Il film della nostra vita non è ancora stato scritto

26/06/2023 by nicoletta cinotti

Quando guardiamo un film e arriva una scena in cui il protagonista è nei guai, perché soffre, ha paura, è arrabbiato o ha un disperato bisogno d’amore non pensiamo “C’è qualcosa di sbagliato nel film”! No, non pensiamo che il film sia “rotto”. No, abbiamo fiducia che quella scena sia parte del film.

Anche se non ci piace, anche se è dolorosa, o troppo intensa da guardare, sappiamo in qualche modo che quella scena non è sbagliata, che il film non è inadeguato, anche se il personaggio principale si sente, in quel momento, sbagliato.

Possiamo cominciare a fidarci delle nostre scene, del nostro momento presente, nello stesso modo in cui ci fidiamo delle scene di un film? Chi conosce la trama? Le nostre scende dolorose, i nostri fallimenti, persino le situazioni in cui siamo completamente bloccati, possono essere un incredibile punto di svolta e molto spesso lo sono. Potrebbe essere la scena dopo quella che ci offre tutte le risposte.

Il film della nostra vita non è ancora stato scritto. Si scrive lungo il percorso. Non possiamo giudicare una scena buona o cattiva dal punto in cui siamo, dal presente.
La mente trasforma tutto in una destinazione. L’amore, la guarigione, l’accettazione, la pace, la gioia, anche la crescita spirituale diventa una destinazione, una scena in cui raggiungere qualcosa. Qualcosa che ancora non c’è.

Non c’è niente di male nell’immaginare situazioni alternative. Solo che, molto velocemente, il nostro sforzo per arrivare là, a destinazione, diventa un modo per resistere a quello che c’è qui. E la destinazione diventa più importante del viaggio. (Jeff Foster)

Pratica di mindfulness: Il cinema

@Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT

Archiviato in:mindfulness continuum, Protocollo MBCT Contrassegnato con: mindful bioenergetics, mindfulness trauma sensitive, amore, Bioenergetica e Mindfulness, corsi mindfulness, formazione in mindfulness, gentilezza amorevole, meditazione, mindful parenting, reparenting ourselves

Un equivoco sull’amore

09/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso, quando parliamo di amore, lo facciamo legandolo ad una relazione. L’amore per il partner, per i figli, per gli amici ma non consideriamo abbastanza che questa emozione esiste in noi anche al di là delle relazioni in cui si esprime.

Guardandolo da questa prospettiva limitata potremmo pensare che questo sentimento abbia bisogno di una specifica relazione per esprimersi. Invece ha solo bisogno che riconosciamo questa risorsa dentro di noi, che le diamo spazio. Che la coltiviamo proprio come coltiviamo le altre buone qualità che abbiamo.

Se leghiamo questo sentimento troppo strettamente alle relazioni reali, nei momenti difficili – nei periodi in cui la relazione incontra una crisi – potremmo pensare che l’amore se ne sta andando dalla nostra vita. E che, per riprenderlo, sia necessario trovare subito un partner alternativo. L’amore è un sentimento che appartiene a ciascuno di noi e la relazione è uno degli spazi in cui può essere vissuto. Ma la sua dimora è interna e il suo movimento naturale è l’apertura. Quell’apertura che possiamo coltivare in ogni giornata e in ogni momento della nostra giornata. Non ci rende più vulnerabili.

Il rischio di essere feriti non è in relazione alla nostra apertura ma la nostra apertura ci garantisce quella ricchezza di scambio e di presenza che rende ogni giornata unica.

Un’unica parola ci libera dal peso e dal dolore della vita. Questa parola è amore. Sofocle

Pratica di mindfulness: Pratica di Metta

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT online

Vuoi saperne di più? Leggi Amore, mindfulness e relazioni. Qualità mindful per amare senza equivoci”

 

Archiviato in:mindfulness continuum Contrassegnato con: amore, Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, compassione, cullare il cuore, gentilezza amorevole, interventi mindfulness, lavorare con le emozionj, meditazione di consapevolezza, mente, mind, mindful, mindfulness, Nicoletta Cinotti, pratica di mindfulness, tornare a casa

La storia delle rondini

15/03/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

C’è una storia legata alle rondini. Sono piccoli uccelli migratori e, ogni anno, attraversano migliaia di chilometri di cielo, da un continente all’altro, da una stagione all’altra.

Quando tornano in Europa segnano l’arrivo della primavera. La cosa più straordinaria è che ritornano al loro nido. Lo riconoscono e lo riordinano perché possa accogliere la nuova nidiata.

Ecco perché, per me, le rondini rappresentano la nostra capacità di tornare alle qualità della mente originaria. Possiamo sembrare piccoli ma la nostra luce risplende e ci fa compiere viaggi che sembrano molto più grandi di noi. E poi, qualunque sia la distanza che abbiamo maturato dalle nostre qualità originarie, ricordiamo sempre la strada per tornare a casa. E possiamo sempre ritrovare quel nido di partenza, nel quale nutrire queste qualità.

La pratica ci offre proprio questo: una mappa per il ritorno, l’opportunità di ritrovare il nostro nido, di prenderci dimora. La vita può costringerci a molte migrazioni ma la nostra natura si realizza tornando a casa. E non c’è modo migliore per tornare a casa che partire dall’accettare quello che c’è oggi, nella nostra casa. Non è quello che ci sarà per sempre: proprio per questo vale la pena di riconoscerlo ed accettarlo. Questo semplice atto ci fa tornare a casa

Pratica di mindfulness: Pratica di accettazione

©Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale

 

Archiviato in:mindfulness continuum Contrassegnato con: amore, bioenergetica, Bioenergetica e Mindfulness, Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, dare, felicità, fiducia, gentilezza, gentilezza amorevole, giaiette, giornata internazionale felicità, lavorare con le emozionj, meditazioni, mente, mind, mindfulness, mindfulness in pratica, Nicoletta Cinotti, ritiro, ritiro di bioenergetica e mindfulness, ritiro di meditazione, ritiro di mindfulness, serata di mindfulness, tornare a casa

La gentilezza e le relazioni

13/11/2022 by nicoletta cinotti

[box] “Fra le dolcezze delle avversità, e lasciatemi dire che sono state numerose, ho trovato la più dolce, la più preziosa di tutte, è la lezione che ho imparato sul valore della gentilezza. Ogni gentilezza ricevuta, grande o piccola, mi ha convinta che non ce ne sarà mai abbastanza nel nostro mondo. Essere gentili significa rispondere con sensibilità e calore umano alle speranze e ai bisogni del prossimo. Perfino il più piccolo gesto di gentilezza può illuminare un cuore incattivito. La gentilezza può cambiare la vita delle persone.Aung San Suu Kyi, Premio Nobel per la pace[/box]

 

Portare la gentilezza nella relazione

La citazione che apre questo articolo è forte perché sappiamo che è pronunciata da una donna che ha vissuto la violenza, la limitazione della libertà, in modo persecutorio e difficile. 

Fa sorgere una domanda inevitabile: è possibile portare sempre gentilezza? Quali sono i limiti relazionali oltre i quali la gentilezza deve lasciare il passo alla protezione? Qual è il conflitto sano e tollerabile in una relazione?

Sono domande apparentemente più piccole di quelle suscitate dall’esperienza di Aung eppure sappiamo che la pace nel mondo nasce dalla pace dentro di noi e dalla pace nelle nostre relazioni.

In effetti molto spesso nelle relazioni affettive viviamo situazioni di conflitto, tensione, dolore che possono mettere in dubbio l’opportunità di rimanere presenti

In una relazione spenta, in cui non c’è quasi più traccia dell’intimità e dello slancio iniziale, il conflitto, l’irritazione, la rabbia sono pur sempre sentimenti che possono rinsaldare il legame e creare un punto d’incontro anche se sono emozioni negative.

Ma qual è il limite che dobbiamo riconoscere e rispettare perché la rabbia sia propulsiva della crescita e non portatrice di violenza?

Il conflitto in amore

Per quanto possa sembrare strano, ci sono molti rapporti orientati al conflitto e sono caratterizzati da rabbia, litigi ed emozioni negative, che hanno però la funzione di tenere insieme la coppia senza che subentrino indifferenza e appiattimento. Visto dall’esterno un rapporto di questo tipo può sembrare una tortura e viene spontaneo chiedersi perché alcune persone si infliggano un tale tormento. Una possibile spiegazione è che la rabbia sia un modo per tornare a essere intimi quando ci siamo allontanati troppo. Non solo: è un’emozione che può far parte del sistema motivazionale dell’accudimento.

D’altra parte noi autorizziamo implicitamente la rabbia in amore proprio a partire dai rimproveri che facciamo ai bambini. Impariamo così che una persona può arrabbiarsi con noi anche se ci vuole bene. A volte impariamo così anche che l’amore può accompagnarsi alle percosse. molti bambini vengono ancora picchiati e mettiamo così le basi per una tolleranza insana alla violenza nelle relazioni affettive.

Permetterci e permettere di essere come siamo

Molti conflitti nascono dal desiderio di cambiare l’altro e dalla frustrazione relativa all’impossibilità di farlo. Per questo ogni relazione dovrebbe avere uno spazio di non-intervento in cui scopriamo com’è l’altro davvero a prescindere dai nostri desideri di cambiamento.

Non possiamo sapere chi siamo davvero se non apriamo questo spiraglio di osservazione: guardare ciò che succede e non intervenire perché ciò che accade sia quello che vogliamo. In questo lasciar essere si apre, ogni volta, uno spazio di assoluta novità. Su di noi, sugli altri, sulla vita e sul filo che sembra dipanarsi tra un evento e l’altro.

La calma non è qualcosa che si raggiunge dopo aver superato tutti gli ostacoli. In ogni tornado, in ogni tempesta c’è un punto di calma e questo vale anche per noi: la calma esiste anche dentro la rabbia. Abbiamo solo bisogno di lasciar andare la volontà di aver ragione e cercare l’intenzione di tornare in contatto con l’altro. Lasciar andare la volontà di avere ragione e la volontà di avere esattamente quello che vogliamo riduce tantissimo le nostre occasioni di conflitto. Ma come mai a volte più siamo dipendenti da una persona più ci troviamo invischiati in una spirale di rabbia, violenza, contatto senza trovare un modo civile di stare in relazione?

 

Sette domande utili in caso di conflitto

  1. In quali situazioni si verifica il conflitto?
  2. Che cosa sentiamo nel corpo?
  3. Che emozioni sono presenti? Possiamo notare tutto lo spettro emotivo riconoscendolo e nominandolo oppure c’è una sola emozione che offusca tutto?
  4. Quali sono i pensieri che ci passano per la mente?
  5. Quali impulsi ad agire sono presenti?
  6. Possiamo prenderci una pausa per darci self-compassio riconoscendo che questo è un momento difficile per noi?
  7. Possiamo sospendere la reattività?

Quando non vale la pena insistere

Considerare normale un certo livello di dipendenza in una relazione sentimentale è scontato. In alcuni casi, però, la dipendenza va oltre il limite fisiologico e assume, ben presto, la caratteristica comportamentale che hanno tutte le dipendenze patologiche. Alla base c’è l’impossibilità, il terrore di perdere la persona verso la quale siamo dipendenti con comportamenti di astinenza simili a quelli che si osservano con le sostanze stupefacenti. Quando possiamo parlare di dipendenza affettiva? Quando sono presenti tre o più comportamenti disfunzionali – presentati nella lista seguente – per un tempo prolungato e non episodico.

• Bisogno compulsivo dell’altro e sofferenza anche solo all’idea di tollerarne l’assenza.
• La maggior parte del tempo è occupato dalla relazione o, se non si è fisicamente insieme, dal pensiero della relazione.
• Tutti gli altri aspetti della propria vita rivestono un ruolo secondario anche se collegati ad affetti importanti, come figli, amicizie, famiglia d’origine.
• La relazione è regolata da forme estreme di controllo.
• Malgrado l’intensità del dolore relazionale, è impossibile chiudere la relazione e i tentativi di farlo vengono abortiti.
• C’è una fortissima attrazione fisica iniziale che non corrisponde a una condivisione di interessi.
• Si verifica uno stato mentale confuso che alterna momenti di euforia – quando c’è l’incontro – a momenti di disperazione esagerata, quando qualcosa turba l’incontro.

Siamo abituati a credere che valga la pena soffrire per amore e questa convinzione altera la percezione del dolore tollerabile in una situazione di dipendenza affettiva. La disponibilità e l’accettazione non devono mai varcare la soglia del rispetto dei limiti fisici e psicologici del nostro o della nostra partner. Ogni volta che accettiamo di varcare questo limite accettiamo che la nostra relazione possa essere anche violenta

 

  Diventiamo schiavi del piacere iniziale del rapporto e, come tossicodipendenti, cerchiamo di ricrearlo e ne vogliamo sempre di più, a costo di qualsiasi sacrificio, convinti che, se dimostreremo una disponibilità totale, tutto tornerà bello come al principio, perché l’inizio delle storie di dipendenza affettiva è magico, speciale, straordinario.

È importante comprendere che l’affinità sessuale non è l’unica condizione necessaria per portare avanti una relazione ed è indispensabile considerare che un partner violento non può cambiare senza l’aiuto di un  trattamento, come quelli offerti dai Centri che si occupano di Uomini maltrattanti. Essere innamorati e voler bene non può trasformarci in vittime, come assistiamo quotidianamente nelle storie di molte donne. In questo mese festeggeremo la Giornata internazionale contro la violenza sulle donne per sensibilizzare su questi temi tutta la popolazione

 

 Curare le relazioni con la gentilezza

La pratica può curare le difficoltà relazionali? I dati di ricerca neuroscientifica sostengono l’efficacia della mindfulness e l’efficacia della pratica di gentilezza amorevole ( Fredrickson, Cohn, Coffey, Pek, & Finkel, 2008) che permette significativi cambiamenti nella qualità delle emozioni positive e nella riduzione delle emozioni negative in persone che partecipano ad un programma di 7 settimane di pratica di Gentilezza amorevole. L’incremento di emozioni come gioia, speranza, gratitudine, divertimento, appagamento risulta significativo e queste emozioni positive producono un incremento delle risorse personali come presenza mentale, motivazione, sostegno sociale, diminuzioni dei sintomi di malattia e riduzione dei sintomi depressivi. Sappiamo che il nostro cervello viene strutturato sulla base delle esperienze che viviamo. Una pratica regolare di gentilezza amorevole attiva e rafforza le aree cerebrali connesse all’intelligenza emotiva e allo sviluppo di risposte empatiche.(Hutcherson, Seppala & Gross, 2014) (Hoffmann, Grossman & Hinton, 2011). Una delle risposte più significative è l’incremento della materia grigia nelle aree cerebrali connesse alla regolazione emotiva (Leung et al 2013); (Lutz et al 2008).
Al di là della mole di dati scientifici che sostengono i benefici effetti della pratica di Gentilezza amorevole che cosa significa praticarla?

La pratica di Gentilezza amorevole inizia con il rivolgere questo tipo di attenzione a noi stessi e per quanto la nostra cultura possa essere considerata esageratamente narcisistica, questo primo passo, spesso è il più difficile. Alcuni insegnanti di meditazione invitano ad iniziare prima dalle persone che amiamo, per poi rivolgere questa stessa attenzione a noi stessi. Te ne parlo proprio oggi, in occasione della Giornata Mondiale della Gentilezza, nata a Tokio nel 1997. Un evento che compie oggi 25 anni mentre la gentilezza è una delle pratiche più importanti della tradizione vipassana theravada e una delle pratiche fondative della mindfulness. Condivido con te due video per praticare insieme, gentilmente, e coltivare, con questa pratica, la gentilezza nelle nostre relazioni.

© Nicoletta Cinotti 2022

 

Il protocollo di Mindful Self-compassion settimanale online

Dal 25 Maggio alle 19

Il protocollo di Mindful Self-compassion Intensivo e residenziale

28 Giugno 2 luglio con Nicoletta Cinotti e Paolo Scocco

Archiviato in:approfondimenti, esplora, Mindful Self Compassion, reparenting Contrassegnato con: amore, benessere, compassione, depressione, emozioni, felicità, gentilezza, gentilezza amorevole, Giornata internazionale della gentilezza, meditazione, meditazioni, mente, Metta, Nicoletta Cinotti, parole, pratica di metta, presente, rabbia, respiro, ritiro, speranza, stress, trauma

L’equanimità e la gentilezza

21/08/2022 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Quando si comincia a praticare, il nostro passato, qualunque sia stato, il dolore e la sofferenza che ha comportato, diventano la base per stare nel momento presente con consapevolezza, equanimità, chiarezza e sollecitudine. Jon Kabat Zinn

Quando respiriamo c’è un momento in cui fine e inizio del respiro si incontrano. In quel momento possiamo sperimentare la radice della gentilezza e della compassione. Quella radice si chiama equanimità. È quando abbiamo acquietato l’avversione, quando abbiamo lasciato andare l’attaccamento e l’aggrapparsi alle cose che ci piacciono, che sperimentiamo quello stato di calma che possiamo definire equanimità.

L’equanimità è lontana dalla indifferenza. Non significa non provare nulla: significa, al contrario, riuscire a cogliere la radice della compassione e della gentilezza quel tanto che ci permette di aprire la mente non solo alla nostra prospettiva ma anche a quella dell’altro.

Lavorare con il corpo è un grande esercizio di umiltà: ci sono cose che non accadranno, altre che accadranno anche se non le volevamo, perché, al di là della nostra volontà e della nostra mente cosciente, c’è qualcosa di più profondo, di più originario e di più saggio che avviene e che va ascoltato. Che senso avrebbe fare un ritiro per continuare ad ascoltare lo stesso disco?

Un orto ben arato: l’equanimità

 

È qui, in quello spazio tra la fine del respiro e l’inizio dell’inspirazione successiva, che possiamo trovare quella radice.

Nella tradizione tibetana c’è una metafora che viene usata per spiegare cos’è l’equanimità. L’equanimità è come un campo ben arato. Perché l’acqua non ristagni in alcuni punti o manchi in altri, non dobbiamo occuparci solo della profondità dei solchi. Dobbiamo fare in modo che il nostro campo sia in pari.

Questo vale anche per il nostro corpo e, di conseguenza, anche per le nostre emozioni. Quando l’energia non scorre, è bloccata dalle tensioni, quello che accade è che l’acqua della vita porta ristagni in alcune zone e aridità in altre. Di conseguenza ci troveremo a provare più spesso certi tipi di emozioni, connesse a quelle aree di ristagno, e magari non proveremo mai altri tipi di emozioni, connesse a zone inaridite del nostro corpo.

Il lavoro corporeo ha, metaforicamente e non solo, lo scopo di rimettere in circolazione l’energia, riportando flusso dove c’era ristagno e acqua, dove c’era aridità.

Il linguaggio del corpo però è il linguaggio delle emozioni. Nel fare questo lavoro quindi non dovremo stupirci se riaffioreranno sensazioni, emozioni, anche molto antiche. Quando blocchiamo il corpo, blocchiamo anche l’emozione che il corpo contiene e solo attraverso lo sciogliersi della tensione permettiamo che riemerga l’emozione ad essa relativa.

Meglio non avere aspettative

Lavorando con il corpo non sappiamo mai bene dove andremo a finire. Perché – per quanto grande sia la nostra consapevolezza – è sempre limitata dalle nostre tensioni. Così, paradossalmente, in questo lavoro è il corpo che “decide” cosa e quanto far emergere.

Magari partiamo con la convinzione che ci siano un sacco di cose che hanno bisogno di essere viste e troveremo una quiete serena e sonnacchiosa. Oppure siamo convinti che non ci sia molto da scoprire, e, invece, veniamo colpiti da un’onda di emozioni.

Spesso il fatto che le cose non vadano come ci aspettavamo, produce delusione. In realtà è la saggezza del corpo e della nostra modalità di autoregolazione che parla. E va rispettata.

Lavorare con il corpo è un grande esercizio di umiltà: ci sono cose che non accadranno, altre che accadranno anche se non le volevamo, perché, al di là della nostra volontà e della nostra mente cosciente, c’è qualcosa di più profondo, di più originario e di più saggio che avviene e che va ascoltato. Che senso avrebbe fare un ritiro per continuare ad ascoltare lo stesso disco?

La saggezza dell’autoregolazione

L’idea che sta alla base del concetto di autoregolazione è che ogni organismo si muove per trovare le migliori soluzioni. In questo senso anche quei comportamenti che possono essere giudicati difensivi o devianti visti dall’esterno, svolgono una funzione di regolazione dello stato corporeo e/o emotivo della persona. Non significa quindi darsi delle regole. Significa piuttosto avere una situazione di fluidità che ci permetta di essere consapevoli delle proprie emozioni, di fluire dall’una all’altra raccogliendo e dando significato alla loro presenza, e beneficiando del livello di attivazione che le contraddistingue.

L’autoregolazione in sé è sinonimo di salute solo se è adeguata e bilanciata con la capacità di essere aperti all’ambiente esterno e agli altri. Un eccesso di autoregolazione, infatti, può condurre all’isolamento, all’assorbimento in sé e rendere difficili le relazioni intime.

Una buona autoregolazione quindi è bilanciata con una buona regolazione relazionale.

La guarigione naturale

 

Molte ferite, molte malattie, guariscono spontaneamente in un tempo variabile. Più siamo “sani”, più velocemente recuperiamo, in autonomia, da queste ferite e malattie.

Perché la nevrosi non guarisce autonomamente come le sbucciature sui ginocchi che avevamo da bambini?

Perché i traumi non si riparano come gli ossi che riformano il callo osseo?Perché la nostra risposta difensiva interferisce con il processo naturale di guarigione, e ci porta a “tradire noi stessi” – con piccoli o grandi sabotaggi – e a isolarci dagli altri.

La pratica della mindfulness e della bioenergetica si collocano qui: nel ripristino delle nostre naturali capacità di autoregolazione e regolazione relazionale.

Così inizio e fine si incontrano nel nostro respiro e la gentilezza per noi si incontra con la gentilezza per gli altri.

Il ritiro

Nelle diverse tradizioni meditative esiste la pratica del ritiro. Ci allontaniamo dall’abituale contesto per poter esplorare in modo più semplice quello che accade nella nostra mente. È un modo per ripristinare le nostre naturali capacità di auto-guarigione. Un’esperienza in cui, togliendo qualcosa, troviamo molto di più di quello a cui abbiamo rinunciato.

Reparenting ourselves 26 – 31 Agosto Completo

Un cuore coraggioso 7 – 9 Ottobre Due posti disponibili

Mindfulness ed emozioni. Laboratorio di bioenergetica e self-compassion 20-23 Ottobre. Iscrizioni aperte

© Nicoletta Cinotti 2022

 

 

Archiviato in:approfondimenti, esplora, ritiro Contrassegnato con: equanimità, gentilezza amorevole, Metta, Nicoletta Cinotti, ritiro di bioenergetica e mindfulness, ritiro di mindfulness

  • Vai alla pagina 1
  • Vai alla pagina 2
  • Vai alla pagina 3
  • Vai alla pagina 4
  • Vai alla pagina successiva »

Footer

Sede di Genova
Via XX Settembre 37/9A
Sede di Chiavari
Via Martiri della Liberazione 67/1
Mobile 3482294869
nicoletta.cinotti@gmail.com

Iscrizione Ordine Psicologi
della Liguria n°1003
Polizza N. 500216747, Allianz Spa
P.IVA 03227410101
C.F. CNTNLT59A71H980F

  • Condizioni di vendita
  • Privacy e Cookie Policy
  • FAQ
  • Iscriviti alla Newsletter

Le fotografie di questo sito sono state realizzate da Rossella De Berti e Silvia Gottardi
Concept e design Marzia Bianchi

Impostazioni Cookie

WebSite by Black Studio