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Pema Chodron

L’errore inevitabile

17/11/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Sbagliare è inevitabile: l’unico modo per non sbagliare è non fare (e forse anche quello è un errore). Quando sbagliamo iniziamo a raccontare la storia del perché abbiamo sbagliato: dentro e fuori di noi ci ripetiamo le ragioni di quell’errore. Ad ogni racconto ne troviamo di nuove e man mano che raccontiamo i cerchi di questa storia si allargano fino a coinvolgere altre persone, altri episodi della nostra vita.

Alla fine ogni errore diventa una saga. Questo non lo facciamo solo con noi stessi: lo facciamo anche con gli altri. Quando sbagliamo iniziamo a fare molte ipotesi del perché è successo, delle ragioni e delle intenzioni che stanno dietro a quella situazione. Lo facciamo per paura: quella sottile e insidiosa paura di sbagliare che, a volte, diventa paura di muoversi e fare.

Siamo segretamente convinti che solo quando smetteremo di sbagliare saremo felici. Non è così. C’è una strada più semplice ed immediata: perdonarci e perdonare, imparando dai nostri errori e lasciando andare quelli altrui.

Quando qualcosa ci ferisce non pensiamo che possa essere una fonte di saggezza o che faccia parte del nostro percorso di vita. Anzi, pensiamo che la ragione per cui pratichiamo sia proprio sbarazzarci dei sentimenti dolorosi. In questo modo, ingenuamente, coltiviamo una sottile aggressione nei nostri confronti. Il fatto è che tutti abbiamo i nostri momenti no. Tutto quello che possiamo fare per diventare più saggi, più gentili e più a nostro agio nel mondo nasce da quello che succede proprio adesso. Possiamo aspirare ad essere gentili proprio adesso, a rilassarci e aprire il proprio cuore proprio adesso, proprio nei confronti del momento che stiamo vivendo, in questo preciso istante. Adesso è il momento. Se esiste una possibilità di illuminazione, è proprio ora e non in un imprecisato futuro. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: Pratica sul perdono. Pratica online alle 8 su Zoom, dopo su Youtube

© Nicoletta Cinotti 2023 Pratiche per la pace: Pratica sul perdono

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Le emozioni del sistema difensivo

08/11/2023 by nicoletta cinotti 1 commento

La rabbia e tutte le emozioni del sistema difensivo sono quasi sempre emozioni di copertura. Sorgono per nascondere quello che proviamo davvero. Sorgono come reazione automatica perchè le nostre difese entrino in azione più velocemente. Il nostro sistema corpo – mente infatti ha tanti automatismi, spesso regolati da una emozione che funziona come un interruttore. Proviamo rabbia e i muscoli dorsali si contraggono, le spalle si attivano, la mascella si irrigidisce, la cassa toracica che contiene il cuore si serra e tutto entra nella modalità difensiva. Anche il pensiero che cessa di essere riflessivo.

Quando proviamo un’emozione difensiva la nostra capacità riflessiva si blocca e diventiamo meno capaci di pensare, Per difenderci abbiamo bisogno di pensieri rapidi come slogan. Se qualcuno entra nel nostro raggio d’azione, in quel momento, diventa l’oggetto della nostra scarica emotiva, anche se non c’entra nulla. Quando ci difendiamo cerchiamo un responsabile, qualcuno che investiamo del potere, ipotetico, di far andare le cose diversamente. Un colpevole che giustifichi la guerra interiore che stiamo vivendo e che non è per niente facile da gestire. È per questo che quando ci difendiamo stiamo male. Se davvero le difese fossero una buona azione staremmo bene. Invece ci difendiamo per metterci al sicuro e, malgrado tutto, stiamo male

Facciamo tutto questo per poter continuare a navigare in superficie. Poi, se siamo interessati ad andare in profondità, quando proviamo rabbia, sdegno, indignazione, irritazione, insofferenza, e una delle tante sfumature delle emozioni difensive, proviamo ad andare in profondità. Ci ritroveremo, senza accorgercene, nel luogo dove sorge l’amore per noi e la compassione per il nostro dolore, la nostra fatica, la nostra paura.

Quando un pensiero è finito e nessun altro pensiero è ancora arrivato, possiamo riposare in quello spazio. Possiamo educarci a tornare al cuore immutabile di quel momento. Tutta la compassione e tutta l’ispirazione nascono da lì. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: Mindfulness ed emozioni. pratica video

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT online

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Vivere e morire: la voce di Pema Chodron

28/10/2023 by nicoletta cinotti

Pema Chodron è una delle più amate insegnanti di meditazione americane ed è, ormai, una vecchia signora nata nel 1936. I suoi insegnamenti sono famosi in tutto il mondo per il suo stile franco e diretto che la include sempre nelle difficoltà. Non ha mai nascosto i suoi due divorzi e nemmeno il suo carattere ed è questo che la rende tanto amabile: è come noi ma, nello stesso tempo, è più saggia e compassionevole.

Arrivata a questa età Pema si interroga sulla paura della morte. “Mi fa paura morire”, dice con assoluta franchezza, “ed è proprio per questo che cerco di prepararmi”.

Affronta il tema in modo diretto: quello che ci fa soffrire non è l’impermanenza ma il fatto che pretendiamo che siano durevoli cose che sono in continuo cambiamento. È il nostro rifiuto ad accettare la realtà che ostacola la possibilità di vedere in modo fresco e autentico. Riuscire ad accogliere il costante cambiamento permette alla nostra ansia di acquietarsi. Qualsiasi cosa abbia avuto inizio avrà una fine, siamo continuamente in uno stato di transizione che, nella tradizione buddista, viene definito bardo. Siamo in un bardo – uno stato intermedio – perché l’impermanenza non ha mai fine. Ogni momento che viviamo ha una qualità irripetibile che trasforma continuamente l’esperienza presente in un ricordo. Questo ci dà il senso della nostra vulnerabilità, una malinconia che non possiamo che accogliere e vivere.

Da questo punto di vista la vita e la morte sono sempre intrecciate perché in ogni momento avviene una fine e un nuovo inizio e più impariamo a stare di fronte a queste emozioni più impariamo a coltivare un cuore compassionevole. Invece che vedere la tristezza come un problema potremmo iniziare a guardarla come il segnale che stiamo imparando qualcosa, forse che stiamo imparando a stare nella transizione e ad accettare la fine.

Le transizioni possono sconvolgere la vita ma sono anche un terreno fertile e promettente. È per questo che Pema presenta, con leggerezza e ironia, uno dei libri più difficili ed esoterici della tradizione buddista. Il libro tibetano dei morti. Presenta la sua lettura e il suo compendio di quel libro che afferma che, se sapremo stare nella transizione, nel passaggio tra la vita e la morte, avremo ancora la possibilità di illuminarci.

Una cosa è certa: il nostro modo di vivere è anche il nostro modo di morire. Il modo in cui accogliamo le sfide imposte dai cambiamenti ci racconta come sapremo stare in quel cambiamento. Che cosa facciamo quando le cose vanno in pezzi è un presagio di quello che faremo quando la nostra vita affronterà quella transizione. E, a questo riguardo, mi rendo conto che per me la paura più grande non è la morte, non è la fine. È stare ogni giorno nella vita accettando il suo imprevedibile cambiamento.

© Nicoletta Cinotti 2023. Addomesticare pensieri selvatici

Pema Chodron Così viviamo, così moriamo, Ubiliber

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Le difese

30/08/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Le nostre bene amate difese non offrono solo dei vantaggi. Per usare una analogia, cosa penseremmo di un governo che continua ad investire in armamenti nei periodi di pace trascurando le spese sociali e sanitarie? Molto probabilmente la riterremmo una follia. Se poi quel paese rispondesse con il fuoco ad ogni minima minaccia non so se saremmo tanto soddisfatti. Però con noi stessi funzioniamo abbastanza così. Attiviamo velocemente le difese (gli armamenti), ci occupiamo poco del conforto (spese sociali e sanitarie) e, per far prima, utilizziamo schemi ripetitivi di risposta, le nostre altrettanto amate strategie con utilizzo di significati già pronti: sono più rapidi, seguono binari conosciuti, nascono dalla nostra esperienza e tendiamo a credergli fino in fondo.

Così quando vogliamo essere consapevoli è importante riconoscere i segnali di attivazione delle difese. È importante e semplice, più semplice di quello che crediamo. Perché, in fondo, gli schemi sono sempre semplificazioni della realtà e quindi abbiamo solo bisogno di trovare gli interruttori, e la polvere da sparo ha un odore inconfondibile!

Riconoscere che c’è uno schema difensivo attivo ci permette di sciogliere la riduzione di consapevolezza che produce. Non abbiamo bisogno di risolvere ma solo di riconoscere. Le difese vengono attivate da tre aree: la sicurezza/insicurezza; la soddisfazione/insoddisfazione; essere in relazione/sentirsi isolati. Abbiamo bisogno di sentirci al sicuro, soddisfatti e in relazione. Bel tris direte voi! Si, bel tris che, quando si realizza – e non siamo esigenti nella realizzazione (molto spesso ci bastano condizioni basilari) – siamo una situazione in cui essere consapevoli è facile.

Così, viceversa, quando ci sentiamo inquieti possiamo chiederci in quale di queste tre aree si colloca la nostra inquietudine. Ci sentiamo in pericolo? Siamo insoddisfatti per qualcosa? C’è una tensione relazionale?

Basta esplorare la risposta a queste domande e il gioco è fatto. Nel momento in cui esploriamo disattiviamo il segnale di pericolo che si era acceso, riduciamo lo stress e apriamo la possibilità di prestare soccorso alla nostra paura. L’importante è che l’esplorazione non passi dalla teoria – dai pensieri – ma dalla pratica. Ossia da come percepiamo le sensazioni fisiche ed emotive rispetto a questi tre temi. In questo modo ogni momento è un’occasione di pratica. Perché ogni momento è una occasione di esplorazione.

Qualsiasi cosa sorga, non importa quanto negativa sembri, può essere usata per sentire la comunanza con gli altri che soffrono dello stesso genere di aggressività o di brama e che, proprio come noi, restano agganciati da speranza e paura. Così arriviamo ad apprezzare il fatto che siamo tutti sulla stessa barca. Abbiamo tutti un disperato bisogno di maggior comprensione profonda di ciò che porta felicità e di ciò che porta sofferenza. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: La classe del mattino

© Nicoletta Cinotti 2023

Ti ricordo che ogni lunedì mattina, a partire dal 4 settembre, faccio una pratica live su Zoom alle 8. Ti aspetto! Qui il link per partecipare. Dopo la trovi registrata sul Canale Youtube o Vimeo

 

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La granularità del mondo

29/08/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

C’é un gioco che viene fatto spesso durante il protocollo MBSR. Si chiama 9 dots. Si tratta di unire dei punti. La cosa difficile è che quei punti sembrano formare un quadrato e quindi vengono in mente soluzioni che stanno nella logica del quadrato e non di altre forme. La nostra percezione è così: ci inganna perché ci fa vedere forme chiuse dove non ci sono. Lo facciamoper attribuire un senso, un significato. È più semplice pensare ad un quadrato che a 9 punti separati. Se anche solo uno di quei punti non fosse allineato ci renderemmo conto che non esiste nessun quadrato ma solo 9 punti separati. Questa legge di causa effetto ci fa mettere in fila eventi della nostra vita che si assomigliano e per questo gli attribuiamo lo stesso significato. Ma non hanno lo stesso significato, quello glielo attribuiamo noi.

La cosa interessante di quel gioco é l’invito a uscire dagli schemi, l’invito a dare un’altra forma a quei 9 punti, ci invita a considerare nello stesso modo gli eventi della nostra vita. Tendiamo a dare un significato preciso, disegnato dalla forma che ci viene subito in mente, e spesso rimaniamo intrappolati in quel disegno, in quel significato. Se invece pensiamo che possano esserci altre forme, altri disegni, altri percorsi di significato, alcuni eventi della nostra vita assumono un senso completamente diverso. Per cogliere questi diversi significati é importante la spaziosità. Se tutto é denso, se tutto é una linea continua e ininterrotta, ogni cosa apparirà conseguenza della precedente.

Se mettiamo spazio tra un evento e l’altro, il mondo ci sembrerà più sfumato e complesso ma in quel l’incertezza potremo trovare una nuova forma di sicurezza: quella che nasce dalla saggezza di lasciar aperte più strade, più prospettive. Quella che permette di cogliere che ogni momento é un punto di svolta.

Quando interrompiamo il nostro consueto modo di nominare le cose e di rassicurarci dando nomi già conosciuti, facciamo qualcosa di estremamente coraggioso. Lentamente ci muoviamo verso una maggiore apertura, ma, a onor del vero, ci muoviamo anche verso un luogo senza appigli fisici o mentali. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: La meditazione del fiume

@ Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR online. Serata di presentazione martedì 12 settembre alle 21

 

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La gentilezza e la meditazione

22/04/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Gentilezza vuol dire non reprimere la rabbia ma anche non farle libero sfogo. È qualcosa di molto più raffinato e generoso. Presuppone che, una volta pienamente riconosciuta la sensazione della rabbia, una volta compreso chi siete e cosa state facendo, impariate a lasciar andare.

È la tecnica di meditazione stessa che coltiva la precisione, la gentilezza e la capacità di lasciar andare ma sono tutte qualità che possediamo già innate nel nostro cuore.

Non dobbiamo conquistarle ma piuttosto valorizzarle, coltivarle e riscoprirle dentro di noi. Pema Chodron

© Nicoletta Cinotti 2023 Addomesticare pensieri selvatici

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