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lavorare con le emozionj

Pensieri nella sala d’attesa del cuore

30/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Capita spesso di sentire, dentro di noi, un proliferare di pensieri: la mente divisa tra mille attività da programmare, le preoccupazioni per il futuro, le rimuginazioni sul passato. Attraversano la nostra mente e ci assorbono, ritirando il nostro contatto con la realtà e con il presente. Possiamo credere che siano pensieri ma in realtà sono emozioni che non riescono ad entrare nel cuore.

Bussano alla porta ma, siccome temiamo di sentirle, salgono veloci alla mente e si trasformano in pensieri. Ogni tanto provano a scendere di nuovo nel cuore ma vengono respinte dalla nostra decisione di essere razionali. Di tenere sotto controllo la vita. Poi, man mano che corrono nella nostra mente, questi pensieri, suscitano anche delle emozioni, un po’ generiche: ansia, preoccupazione, inquietudine. Ma siamo tanto presi dal correre dei pensieri che nemmeno in questo caso ci fermiamo per aprire la porta del cuore.

Avere la testa invasa dai pensieri non è pensare. È avere una emozione che non riusciamo a sentire e che dà il via alla proliferazione mentale. I pensieri senza emozioni nascoste si riconoscono subito: arrivano, sono aderenti alla situazione specifica e se ne vanno. Leggeri come nuvole bianche in un cielo d’estate. Quando le nuvole diventano pesanti, oscure, indugiano a lungo non sono pensieri: sono emozioni travestite da pensieri che aspettano nella sala d’attesa del cuore: la mente.

Allora, alla fine – come medici indaffarati – dobbiamo decidere di fermarci e farli entrare. Visitarli non è difficile. Richiedono di essere riconosciuti. Prima di riconoscere la famiglia a cui appartengono – pensieri sul passato, sul futuro, dialoghi, pensieri sul corpo o pensieri di fuga – poi di riconoscere l’emozione che contengono e li produce. Poi di fermarsi ad osservare la situazione alla quale sono collegati, rimanendo ancorati al corpo e al respiro. E infine, salutarli e ringraziarci perchè ci siamo permessi di ascoltare, con pazienza, anziché essere assorbiti. Non c’è nulla da fare con i pensieri: solo dipanarli per non farsi assorbire, con gentilezza e precisione. La precisione dell’amore.

Quando il respiro è affannoso, il pensiero è guidato dalla paura e dall’ansia. I tuoi stati mentali affondano le loro radici nel passato o nel futuro. Sei concentrato su ciò che fanno altre persone, su come puoi compiacerle o su come proteggerti dalle loro azioni. Praticamente stai innalzando una fortezza di pensieri attorno al tuo cuore. Respira profondamente e riportati nel tuo cuore. Paul Ferrini

Pratica di mindfulness: Inclinare la mente al cuore

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT

 

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Un equivoco sull’amore

09/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molto spesso, quando parliamo di amore, lo facciamo legandolo ad una relazione. L’amore per il partner, per i figli, per gli amici ma non consideriamo abbastanza che questa emozione esiste in noi anche al di là delle relazioni in cui si esprime.

Guardandolo da questa prospettiva limitata potremmo pensare che questo sentimento abbia bisogno di una specifica relazione per esprimersi. Invece ha solo bisogno che riconosciamo questa risorsa dentro di noi, che le diamo spazio. Che la coltiviamo proprio come coltiviamo le altre buone qualità che abbiamo.

Se leghiamo questo sentimento troppo strettamente alle relazioni reali, nei momenti difficili – nei periodi in cui la relazione incontra una crisi – potremmo pensare che l’amore se ne sta andando dalla nostra vita. E che, per riprenderlo, sia necessario trovare subito un partner alternativo. L’amore è un sentimento che appartiene a ciascuno di noi e la relazione è uno degli spazi in cui può essere vissuto. Ma la sua dimora è interna e il suo movimento naturale è l’apertura. Quell’apertura che possiamo coltivare in ogni giornata e in ogni momento della nostra giornata. Non ci rende più vulnerabili.

Il rischio di essere feriti non è in relazione alla nostra apertura ma la nostra apertura ci garantisce quella ricchezza di scambio e di presenza che rende ogni giornata unica.

Un’unica parola ci libera dal peso e dal dolore della vita. Questa parola è amore. Sofocle

Pratica di mindfulness: Pratica di Metta

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBCT online

Vuoi saperne di più? Leggi Amore, mindfulness e relazioni. Qualità mindful per amare senza equivoci”

 

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La storia delle rondini

15/03/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

C’è una storia legata alle rondini. Sono piccoli uccelli migratori e, ogni anno, attraversano migliaia di chilometri di cielo, da un continente all’altro, da una stagione all’altra.

Quando tornano in Europa segnano l’arrivo della primavera. La cosa più straordinaria è che ritornano al loro nido. Lo riconoscono e lo riordinano perché possa accogliere la nuova nidiata.

Ecco perché, per me, le rondini rappresentano la nostra capacità di tornare alle qualità della mente originaria. Possiamo sembrare piccoli ma la nostra luce risplende e ci fa compiere viaggi che sembrano molto più grandi di noi. E poi, qualunque sia la distanza che abbiamo maturato dalle nostre qualità originarie, ricordiamo sempre la strada per tornare a casa. E possiamo sempre ritrovare quel nido di partenza, nel quale nutrire queste qualità.

La pratica ci offre proprio questo: una mappa per il ritorno, l’opportunità di ritrovare il nostro nido, di prenderci dimora. La vita può costringerci a molte migrazioni ma la nostra natura si realizza tornando a casa. E non c’è modo migliore per tornare a casa che partire dall’accettare quello che c’è oggi, nella nostra casa. Non è quello che ci sarà per sempre: proprio per questo vale la pena di riconoscerlo ed accettarlo. Questo semplice atto ci fa tornare a casa

Pratica di mindfulness: Pratica di accettazione

©Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale

 

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L’ansia fondamentale

27/01/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Sto vivendo una condizione di grande incertezza. Un’incertezza che non dipende da me ma dalla vita. Seguo una persona cara ammalata e ogni giorno mi trovo negli alti e nei bassi della sua malattia. Mi rendo conto che questo mi mette di fronte a un’ansia fondamentale: l’ansia per l’incertezza che viene dalla natura in continuo cambiamento della vita.

Posso fare qualche tentativo per allontanarla, cercare di combatterla in qualche modo ma la condivido con chiunque, per quanto stabile e solida sia la sua posizione. La differenza è che in alcuni momenti quest’ansia è sullo sfondo. In altri momenti è in primo piano. Adesso per me è in primo piano: l’ultimo pensiero prima di dormire e il primo in ogni risveglio.

Posso conviverci con gli strumenti che ho: pazienza, fiducia, comprensione e la possibilità di scegliere cosa fare evitando situazioni che possono provocare danno o aumentare il problema. A questo aggiungo il rispetto e compassione per chi si trova in difficoltà, perché la vita non è una torta in cui non ci sono mai bocconi amari.

Ma il regalo più grande di questi giorni è che posso smettere di biasimare: smettere il rimprovero, la correzione, che rende, ciò che accade, ancora più persistente e durevole nella sofferenza. Perché richiamato continuamente all’attenzione dell’intolleranza. Mi sembra che le cose diventino più piccole in proporzione della vita stessa, che diventa grande. Tanto grande da mettere il resto in secondo piano. L’ansia dell’incertezza è l’ansia del cambiamento. So che quello che sta succedendo è un grande cambiamento. Uno di quelli che modifica il panorama degli affetti. Un panorama che vorremmo immutabile e, invece, è tanto sensibile e impermanente. So che altri, come me, condividono questo passaggio e per questo non mi sento mai sola.

La sofferenza è il risultato della nostra resistenza al cambiamento. Quando possiamo lasciar andare e non combattere, quando possiamo abbracciare l’incertezza della nostra situazione e rilassarsi nella sua qualità dinamica, ecco questo è quello che chiamiamo illuminazione, o risveglio alla nostra vera natura e alla nostra fondamentale bontà. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: L’incertezza

© Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: Crescita e cambiamento

 

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Ritrovarci nel luogo che la rabbia nasconde

17/02/2017 by nicoletta cinotti 1 commento

La rabbia è una strana emozione: quasi sempre è un’emozione di copertura. Sorge per nascondere quello che proviamo davvero.

Spesso sorge quando siamo spaventati oppure quando abbiamo provato dolore. Sorge come reazione automatica perchè le nostre difese entrino in azione più velocemente. Il nostro sistema corpo – mente infatti ha tanti automatismi, spesso regolati da una emozione. Proviamo rabbia e i muscoli dorsali si contraggono, le spalle si attivano, la mascella si irrigidisce, la cassa toracica che contiene il cuore si serra e tutto entra nella modalità difensiva. Anche il pensiero che cessa di essere riflessivo.

Perché se c’è una cosa che è certa è che quando siamo arrabbiati la capacità di riflettere si blocca: abbiamo bisogno, per difenderci, di pensieri rapidi, rapidi come slogan. Se qualcuno entra nel nostro raggio d’azione, in quel momento, diventa l’oggetto della nostra scarica, anche se non c’entra nulla. Il secondo passaggio è trovare un responsabile, qualcuno che investiamo del potere, ipotetico, di far andare le cose diversamente. Un colpevole insomma.

Tutto questo per poter continuare a navigare in superficie. Poi, se siamo interessati ad andare in profondità, quando proviamo rabbia, sdegno, indignazione, irritazione, insofferenza, e una delle tante sfumature della rabbia, proviamo ad andare in profondità. Ci ritroveremo, senza accorgercene, nel luogo dove sorge la compassione.

Quando un pensiero è finito e nessun altro pensiero è ancora arrivato, possiamo riposare in quello spazio. Possiamo educarci a tornare al cuore immutabile di quel momento. Tutta la compassione e tutta l’ispirazione nascono da lì. Pema Chodron

Pratica di mindfulness: Cullare il cuore

© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare  Foto di ©Simpio96

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L’avversione è il rovescio della medaglia dell’avidità

11/02/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

L’avversione emerge da qualsiasi cosa che non vuoi o che non ami e dalla quale vuoi fuggire, indietreggiare, che vorresti spingere via o far sparire. Tutto quello che non vuoi si raggruppa sotto la categoria avversione. L’avversione è il cuore di tante grandi emozioni come la rabbia, l’odio, l’ira, la paura; ma anche di emozioni più piccole come l’irritabilità, il risentimento, la scontrosità, il fastidio

Può essere particolarmente rilevatore sperimentare su te stesso quante volte durante la giornata l’avversione si palesa in un modo o nell’altro: una fitta di irritazione al modo in cui qualcuno ti dice qualcosa, o da come carica la lavastoviglie con una modalità che non è la tua, o da come mette un attrezzo a testa in giù, e che ovviamente nel tuo modo di pensare dovrebbe essere riposto diversamente; o quando il tempo non è di tuo gradimento; o quando qualcuno ti accusa di fare qualcosa (anche qualcosa di poco importante) che non hai fatto, o quando ti accusano di non esserti preso cura di qualcosa di cui invece ti sei preso cura; o quando non ti viene riconosciuto dalle persone, la cui opinione è per te importante, qualcosa di meritevole che hai fatto.

Le occasioni che provocano avversione sono come manna dal cielo se sei ben disposto nei loro confronti. Permettono infinite occasioni, se accettate umilmente, di accorgerci di quanto il nostro benessere dipenda dall’ottenere le cose come le vogliamo, di vedere quanto fortemente e inconsciamente siamo attaccati a volere che le cose si rivelino come vogliamo, e di come desideriamo essere trattati, come se tutti al mondo sapessero esattamente come vogliamo essere trattati.

Non è difficile rendersi conto di quanto questi esempi siano rivelatori e di quanto questa narrazione interiore possa essere tossica. E non c’è dubbio che tutti questi esempi ti aiutino a sentire la relazione che emerge tra le cose che non ti piacciono, per quanto banali siano, e come la tua tendenza sia di prenderle sul personale.

(:::)Questo non significa che non agiremo con forza di fronte a circostanze nocive o che ci minaccino. Prendere una posizione forte di fronte ad eventi nocivi e minacciosi è una componente importante del vivere una vita integra, vigile, fatta di attenzioni (…) Ma a quel punto non sarebbe più nulla di personale. Sarebbe invece la manifestazione della nostra interezza e una naturale estensione della nostra pratica di non – separazione. Jon Kabat Zinn

© www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici Foto di ©Baunault Jean

 

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