Quando gli dei vogliono punirci, avverano i nostri desideri. Karen Blixen
orientamento alla realtà
Movimento e sentire in bioenergetica
Una sensazione è la percezione di un movimento nel corpo. Se nel corpo non si muove nulla, non c’è sensazione. Sperimentiamo le emozioni solo quando i movimenti corporei interni abbracciano la totalità del corpo. Un movimento limitato o vincolato manca di qualità emotiva.
Un corpo vivo non è mai del tutto a riposo. Ci sono costanti movimenti interni che variano in qualità e intensità secondo lo stato di eccitazione e costituiscono la motilità di un organismo: maggiore è la motilità e più è espressivo. Quando la motilità è ridotta, il grado di auto-espressione è limitato.
La motilità di un corpo è direttamente influenzata dal livello di energia del corpo: ci vuole energia per mantenere uno stato di moto. Quando l’energia corporea è bassa o esaurita, la sua motilità decresce
Una linea continua tuttavia connette
Energia —— Motilità —— Sensazione ——- Spontaneità ——— Autoespressione
Questa sequenza opera anche al contrario. Se l’auto-espressione di un individuo è bloccata, la sua spontaneità è ridotta. Tale riduzione abbassa il tono delle sensazioni, che a sua volta diminuisce la motilità del corpo e deprime il suo livello energetico. Alexander Lowen
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Ecco perchè la nostra pratica è sempre preceduta dal lavoro corporeo. Sarà così anche per la pratica gratuita pre-natalizia “Meditazione e scrittura”: muoveremo il corpo, ascolteremo la mente, per trovare le parole vive. Le nostre parole vive…. “Le parole vengono da lontano e vanno oltre”
Scrittura e meditazione, Chiavari 19 Dicembre alle 19.30. Iscrizione personale e obbligatoria su Eventbrite (Se non puoi più partecipare cancella la tua prenotazione: i posti sono limitati
Scrittura e meditazione, Genova 20 Dicembre alle 19.30. Iscrizione personale e obbligatoria su Eventbrite (Se non puoi più partecipare cancella la tua prenotazione: i posti sono limitati)
© Nicoletta Cinotti 2017 Addomesticare pensieri selvatici Foto di © Barbara Osorio Ulloa
Il volume della vita
Non è insolito che le persone si lamentino dell’intensità della loro vita. A volte si lamentano perchè è troppo intensa. A volte si lamentano perchè è poco intensa. In ogni caso c’è un legame stretto tra intensità e soddisfazione, intensità e appagamento, intensità e memoria.
L’intensità è il volume interiore che assume un’esperienza: in parte è legato all’esterno, a ciò che avviene, in parte è legato al fatto che i nostri sensi siano vivi, che la nostra capacità di sentire non sia offuscata dai nostri pensieri.
Se la percezione sensoriale è addormentata è come se vivessimo una vita a volume ridotto, a sapore ridotto. Per questo motivo cerchiamo continuamente stimoli esterni: controlliamo i messaggi, facciamo tante cose diverse, ci sfidiamo con impegni lavorativi e sportivi. La bassa intensità ci piace solo quando la scegliamo, altrimenti la consideriamo un segnale di pericolo e di noia.
Cercare l’intensità dell’esperienza sottoponendoci a molti stimoli diversi però non funziona. Se la radio è a basso volume non cambiamo canale per sentire meglio: alziamo il volume. Così abbiamo bisogno di fare con la nostra vita: la soluzione non sta all’esterno – cambiando partner, cambiando pettinatura, cambiando look – ma all’interno. A quello che regola il volume dell’intensità delle esperienze percepite. Per regolare il volume abbiamo bisogno di pochi ingredienti: rallentare, spostare l’attenzione alla percezione sensoriale, praticare pausa (anche per pochi minuti) qualche volta al giorno. In questo modo daremo al nostro corpo la possibilità di autoregolare il volume e ci accorgeremo che, alla fine, che sia un volume troppo basso o troppo alto, in risultato è lo stesso: la vita che viviamo non ci piace più. Le cose che facciamo non le ricordiamo più. Non siamo mai sazi e, nello stesso tempo, non sappiamo più di cosa abbiamo fame.
Dice Hokusai: guarda con cura. Dice: fai attenzione, nota. Dice:continua a guardare, mantieniti curioso. Dice: non c’è fine al vedere. Roger Keyes
Pratica di mindfulness: Meditazione su suoni e pensieri
© Nicoletta Cinotti 2017 Il protocollo MBCT
Il punto dello scoraggiamento
A volte ci domandiamo come fare a prendere una buona abitudine. In realtà mi sembra che il vero problema sia come fare a non scoraggiarsi. Perchè alla fine quello che ci fa abbandonare le situazioni prima del tempo, è sempre e solo lo scoraggiamento. Quell’attacco di sfiducia, quella perdita di senso, quella perdita di coraggio che ci coglie di fronte alle difficoltà.
Lo scoraggiamento è cattivo consigliere, parla di una parte di noi svalutata: parla di quella parte che crede di non imparare dagli errori, di non riuscire a crescere, di non essere in grado di fare quello che dovrebbe o vorrebbe fare.
Tutti noi abbiamo il punto dello scoraggiamento, il punto in cui molliamo. Non è uguale tra persona e persona ma, ovviamente, tanto più siamo sensibili allo scoraggiamento tanto più abbandoniamo perchè ci manca il cuore per andare avanti. O meglio ci manca il coraggio di andare avanti. Di correre il rischio di incontrare i limiti. Perchè, per strano che possa sembrare, anticipare la fine è proprio un modo per evitare di sapere se ci saremmo riusciti. Possiamo sempre dirci che forse ce l’avremmo fatta se…In realtà lo scoraggiamento è l’estrema espressione della nostra difficoltà ad accettare le cose così come sono. Rimarremmo se fossero diverse ma così, invece, ce ne andiamo. Rimarremmo se ci fosse stato un segnale, ma così ce ne andiamo. In realtà il punto è che facciamo fatica a rimanere nel dialogo con la realtà così com’è.
Così la cura per la tendenza a scoraggiarsi è semplice e paradossale insieme: è rimanere nel dialogo con la realtà, senza avere fretta di capire prima cosa succederà dopo. È nel dialogo con la realtà che possiamo comprendere se andare avanti e come andare avanti. Continuando a mettere quella goccia di coraggio e di determinazione che è compagnia di qualsiasi percorso.
Respirate e lasciate correre; astenetevi dal voler produrre qualcosa di diverso in questo momento; mentalmente ed emotivamente lasciate che questo momento sia esattamente com’è e lasciate a voi stessi la libertà di essere così come siete. Poi, quando sarete pronti, muovetevi nella direzione dettata dal cuore, consapevoli e risoluti. Jon Kabat Zinn
Pratica di mindfulness nei momenti di scoraggiamento: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2016 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©Martin Stranka
Le radici della felicità: tranquillità e rilassamento
Ciao,forse stai progettando le tue vacanze. Magari non sai se farle al mare o in montagna ma certamente vorresti arrivare a settembre tranquillo, rilassato e con le riserve di felicità ben nutrite.
Se è così il ritiro di settembre “Le radici della felicità” (Clicca sulle parole colorate per andare alla scheda evento)può essere proprio quello che stai cercando. Sarà un ritiro speciale, nella transizione tra l’estate e la ripresa delle attività, in una cornice naturale di semplice bellezza, tre giorni pieni dedicati a te, per rimuovere gli ostacoli alla felicità e portarla con te durante tutto l’anno…e anche oltre!
Un’occasione per conoscere la mindfulness o per approfondirla, se già pratichi da un po’ di tempo. Il lavoro corporeo ci aiuterà a sciogliere blocchi e tensioni. E in questo ritiro, un’altra interessante novità: colloqui individuali per sostenere la pratica, approfondire la conoscenza di te e rendere questa esperienza unica, con la forza della bioenergetica e la dolce saggezza della mindfulness.
Giaiette, Genova dal giovedì 1 Settembre alle 17 a domenica 4 settembre alle16 con Nicoletta Cinotti
L’interruttore della felicità
Il tema della sofferenza e della felicità occupa le mie giornate. Forse la ricerca della felicità occupa tutte le nostre giornate. Che spesso passano a fare i conti con qualche forma di sofferenza.
Soffriamo quando siamo separati da ciò che desideriamo e amiamo e quando non riusciamo ad ottenere ciò che vogliamo. Soffriamo quando non vorremmo essere nella situazione in cui ci troviamo.
In fondo tutte le forme di sofferenza possono essere riunite in queste tre grandi categorie: separazione, assenza e presenza non desiderata. Lo sappiamo, sappiamo che non possiamo trattenere la felicità, scacciare il dolore e conoscere tutto. Sappiamo bene che anche quello che possediamo non è completamente nostro e che potremmo perderlo. Ciononostante ci comportiamo come se fossimo padroni e la perdita fosse un’offesa. E tutto questo è una continua fonte di sofferenza. La realtà è più instabile di quello che vorremmo. Noi stessi siamo più instabili di quello che vorremmo e il nostro tentativo di renderci più solidi incontra tantissimi ostacoli ed è, in fondo, fonte solo di guai.
La buona notizia è che questo tipo di sofferenza può terminare quando comprendiamo che non possiamo trovare la felicità con mezzi impropri. Da questo punto di vista quindi la sofferenza è un segnale: ci avvisa che non siamo consapevoli di noi e della nostra vita. Ci avvisa e ci offre due opportunità: lottare o comprendere. Ci mette di fronte ad un bivio in cui possiamo scegliere se ripetere le solite risposte o inventarne delle altre. Un segnale da accogliere con pazienza perché ci dice che, dietro ad ogni nostra sofferenza, c’è qualcosa a cui siamo attaccati e che prolunga il dolore.
Quello è l’interruttore della felicità: lasciar andare quell’aggrapparsi, quel pretendere che le cose siano diverse da come sono.
E quando troviamo quell’interruttore siamo andati più in profondità nella nostra vita. Perchè abbiamo avuto la pazienza di esplorare e la saggezza di non lottare.
La pazienza è una grandissima forma di onestà: permette che le cose non peggiorino e lascia agli altri lo spazio perchè possano esprimersi senza incontrare la nostra reattività, anche se dentro di noi stiamo reagendo eccome. È per questo che credo che la pazienza sia una forma di assenza di paura. Se pratichiamo questo tipo di pazienza – quella che conduce alla diminuzione della aggressività e della sofferenza – coltiviamo un incredibile coraggio. Pema Chodron
Pratica di mindfulness: La semplice bellezza de La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
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