Quando non abbiamo sentito accolto il nostro bisogno d’amore possiamo trasformarlo in ambizione, come dicevo ieri, oppure diventare troppo accondiscendenti. Troppo disponibili, pur di essere amati, ad accogliere qualsiasi richiesta, necessità, esigenza del nostro interlocutore.
Entrambe queste posizioni – l’accondiscendenza e la ribellione – sono in una sorta di continuum. Spesso mischiate tra di loro: passiamo dalla ribellione all’essere mansueti. Nessuna delle due però, esprime davvero noi stessi. In un caso lasciamo che la consolazione avvenga solo da fatti e atti concreti, da successi materiali e tangibili, nell’altro che sia tutto legato all’approvazione dall’esterno.
Entrambe queste posizioni perdono l’esplorazione interiore e ci rendono dipendenti e ripetitivi.
Nel dare attenzione alle nostre modalità automatiche di risposta relazionale, attiviamo un processo di cambiamento. L’azione dell’esplorare nutre un processo di trasformazione senza che ci sia necessità di aggiungere nient’altro. Solo dicendo a noi stessi che siamo disponibili ad esplorare, riconosciamo che ciò che abbiamo di fronte è un fenomeno che merita attenzione, che non possiamo dare per scontato e aggiungiamo in più quell’energia che è necessaria al cambiamento: un’attenzione affettuosa.
Ci sono persone che lasciano andare troppo facilmente e non trovano quello che cercano perché, anziché lasciarsi andare al Sé, si lasciano andare ad un’altra persona. Come se diventassero bambini nelle braccia di un genitore che è l’unico che può provvedere al suo soddisfacimento. Questo non significa che non ci sia amore in quella relazione ma significa che questo amore ha una qualità infantile o bambinesca.
Alexander Lowen
Pratica del giorno: Grounding
© Nicoletta Cinotti 2022 Il Programma di Mindful Self-compassion. Iscrizioni con early bird fino al 31 Dicembre