Quando un dolore o una difficoltà attraversa la nostra vita la prima cosa che facciamo è cercare delle soluzioni. A volte chiedendo aiuto, a volte cercando di trovare – da soli – una via d’uscita dal problema.
È una reazione automatica che fa parte del nostro bagaglio innato di risposte ai problemi: attacco o fuga. È nata su base ancestrale, quando saper scappare da un nemico era vera sopravvivenza oppure saper lottare dava la salvezza. E noi continuiamo a fare così: o scappiamo, evitando la situazione difficile o attacchiamo, lottando sino allo stremo delle forze.
Solo che oggi i problemi non nascono da un predatore che ci attacca o da una tribù nemica che ci assedia. Non serve continuare a comportarsi così. La persona con la quale abbiamo dei problemi non è un nostro nemico. Spesso è un nostro amico, con il quale, molto frequentemente, abbiamo anche condiviso una grande intimità.
È la paura che ci fa percepire tutto ingigantito, anche l’effettiva minaccia. E quando abbiamo paura non troviamo mai buone risposte. A volte troviamo soluzioni che sono peggiori del male che intendono curare. Quando abbiamo paura, quando abbiamo un problema, un dolore, una difficoltà, la prima cosa da fare è calmarsi. Il tempo che dedicheremo al conforto non è un tempo sprecato: è quello che ci permetterà di rispondere e non di reagire. Di comprendere se davvero abbiamo necessità di fare qualcosa o se, invece, non basta aspettare che la tempesta si plachi e la marea si ritiri.
E soprattutto, se continuate ad arrabbiarvi su cose accadute anni fa, non importa quanto gravi siano state, la prima cosa di cui avete bisogno è della vostra consolazione. Di quel risveglio del cuore che è legato alla compassione. Non avete bisogno di una soluzione, di una vendetta o di punire il colpevole. Avete solo bisogno di lasciar andare.
Le soluzioni molto spesso non sono un atto di consolazione: esprimono la nostra paura e le nostre difese. Vanno bene con i leoni, con le altre persone possono innescare un circolo vizioso di difficoltà. E anche i leoni hanno i loro spazi di compassione e intimità
Senza compassione nei propri confronti, senza la percezione del proprio valore e della nostra bontà, è difficile sviluppare quella fiducia che ci è necessaria per entrare in relazione con il mondo. E senza compassione per noi e per gli altri, senza un senso profondo della nostra interconnessione, è difficile trovare il coraggio di rompere l’abitudine di focalizzarci solo sulle nostre preoccupazioni. Judith Lief
Pratica di mindfulness. Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2016 Mindfulness e bioenergetica Foto di ©inakiunamuno
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