Le emozioni sono importanti elementi nel processo di costruzione del significato. Non sono una lettura imparziale ma dicono sempre qualcosa rispetto al nostro modo di vedere il mondo e le cose che lo riguardano.
Perché possano darci informazioni utili le emozioni devono avere una loro durata. Se sono troppo rapide alimentano risposte di cui non siamo consapevoli. Se permangono troppo a lungo creano uno stato di ristagno emotivo che interferisce con la possibilità di crescere e cambiare. Se sono troppo ripetitive – ossia se proviamo un numero limitato e abituale di emozioni – lasciano un’impronta troppo predominante.
Così, per valutare la nostra salute emotiva, potremmo cambiare prospettiva: anziché valutarla alla luce delle emozioni che proviamo potremmo valutarla alla luce del fluire, dello scorrere o del ristagnare delle nostre emozioni.
In effetti questo criterio è molto più adeguato e meno moralista. È normale provare emozioni avversative. Non sono un problema. Possono diventare un problema quando diventano ripetitive. O quando ci trascinano impulsivamente all’azione. Se diventano ripetitive possono essere disfunzionali perché possono togliere profondità e introspezione.
Ma soprattutto che bello non svegliare, per ogni emozione che proviamo, il censore nascosto dentro di noi! Quello che appena si muove qualcosa di diverso dal solito è pronto a giudicare, rimproverare, sottolineare. Che bello sentire le nostre emozioni e domandarsi: quanto movimento portano nella nostra vita? Che direzione danno alla crescita?
E il piccolo censore, di fronte a questa novità, non potrà che rimanere spiazzato da tanto fresca libertà.
Anche un pizzico di consapevolezza, applicata ad un unico momento può interrompere la catena di eventi che conduce all’infelicità persistente. Williams, Teasdale, Segal
Pratica del giorno: La ciclicità delle emozioni che nascono dal freddo.
© Nicoletta Cinotti 2023 Emozioni difficili