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gregory kramer

Il cuore e la periferia del corpo

22/06/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

La bioenergetica si occupa del corpo, dei blocchi e delle tensioni. Ma questo è l’aspetto più superficiale e visibile di questo approccio.

C’è una ragione più profonda per cui i blocchi e le tensioni hanno così tanto significato. E la ragione è che riducono la connessione – affettiva prima ancora che fisica – tra il cuore e la periferia del corpo.

Questo significa che le nostre azioni, i nostri movimenti nascono perché siano espressione dei nostri sentimenti. Se abbiamo una tensione però questa espressione risulta limitata, interrotta o spezzata.

Ecco perché ci occupiamo di quell’aspetto – apparentemente meccanico – dei muscoli e della grazia dei movimenti. Perché le tensioni impediscono che i sentimenti fluiscano dal cuore al mondo, come dice poeticamente Lowen.

Allora l’attenzione al corpo non è solo un’attenzione salutare e salutistica: è un modo per riportare le cose al cuore dell’esperienza.

La bioenergetica si occupa del modo in cui una persona tratta il sentimento di amore. Ha il cuore chiuso o aperto? Aperto al mondo o chiuso, distante da esso? L’atteggiamento può essere determinato in base all’espressione del corpo: ma per farlo occorre comprendere il linguaggio del corpo. Alexander Lowen

Pratica del giorno: Mindful bioenergetics

 

© Nicoletta Cinotti 2023 Reparenting ourselves

 

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Essere senza l’ansia del diventare

12/06/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Se viviamo dei momenti in cui proviamo vergogna è possibile che non si manifesti con il rossore adolescenziale ma con una sensazione più sfumata e sottile: diventa il desiderio di non essere visti.

Un desiderio così intenso e così segreto che a volte noi stessi facciamo fatica a riconoscerlo: diventa la fatica a rispondere al telefono, la fatica ad accettare gli inviti. La fatica ad uscire di casa. E la stanchezza è una scusa sempre pronta, buona per ogni occasione. Una scusa dietro alla quale ci nascondiamo perché, in fondo il desiderio di non essere visti è proprio questo: è il desiderio di nascondersi al contatto con gli altri.

È un  desiderio primitivo che sta dietro a tanti giochi da bambini: il cucù settete come il nascondino. Sta dentro tante avventure in cui il protagonista perde la strada di casa. Non è nutrito solo da un senso di vergogna. A volte è alimentato dalla sensazione di non essere adeguati, non essere capaci, non essere all’altezza della situazione. Eppure, anche nelle sue forme più dolorose, il desiderio di non essere visti esprime qualcosa della nostra saggezza e può diventare il desiderio di essere parte di qualcosa di più grande, senza dover per forza diventare protagonisti. È l’amore della foglia per l’albero. Della goccia d’acqua per il mare. Della cellula per il corpo. È l’amore di essere senza l’ansia di diventare.

La mancanza di auto-accettazione che proiettiamo all’esterno in forma di paura di essere rifiutati ci porta a ritirarci dal contatto con gli altri. Sebbene anche la brama di essere visti si basi su un sentimento di mancanza, il sentirsi inadeguati è la manifestazione più diretta di quella che Tara Brach chiama la trance dell’inadeguatezza. Gregory Kramer

Pratica del giorno: La classe del mattino

© Nicoletta Cinotti 2023 Reparenting ourselves. Diventare genitori di sé stessi

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Spiriti affamati e sguardi da principianti

29/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ci sono molte ragioni per cui possiamo avere fame: a volte è un fatto letterale. Altre volte però abbiamo tutto e continuiamo a sentirci affamati. Di una fame che il cibo non sazia. E che il successo non colma.

È la fame di contatto, di relazioni nutrienti. Di sentimenti autentici. Quella fame che, a volte, ci porta alla spasmodica ricerca di nuove relazioni. Nella speranza che accada quello che finora non è accaduto, se non per brevi momenti: saziarci.

Non ci rendiamo conto che, perché accada, il punto non è ricevere dall’altro quello di cui abbiamo bisogno. O quello che vogliamo. Non è avere un legame inossidabile. Piuttosto è necessario accogliere l’inevitabilità del cambiamento. Se ci aggrappiamo al ricordo dei momenti piacevoli che abbiamo vissuto e cerchiamo di riprodurli, rimarremo affamati. Perché il piacere è in continuo cambiamento. E, in una relazione questa mutevolezza e imprevedibilità diventano segni che interpretiamo, spesso, troppo spesso, come ferita e fallimento.

Ogni giorno può portarci piaceri nuovi. Nessun giorno può riportarci piaceri vecchi.

Se accogliamo l’inevitabilità di questo processo che ci rende vulnerabili al nuovo, accogliamo anche il potenziale di crescita delle nostre relazioni. E diamo il benvenuto alla relazione che c’è oggi. Non cerchiamo invano quella che c’era ieri, perché altrimenti rimarremo affamati, a bocca asciutta. Con la sensazione di aver perso qualcosa anche se, invece, lo abbiamo proprio di fronte a noi.

Così ogni giorno potremo ritrovare quello spirito da principiante di quando ci siamo innamorati. Quando ogni cosa era una sorpresa perché appena ci conoscevamo. Perché ogni giorno – dentro e fuori dalla relazioni – è interamente nuovo e aspetta di essere vissuto con uno sguardo da principiante.

Il nostro sforzo è quello di aggrapparci a quello che vogliamo e alla paura di perderlo. È la tensione legata a questo aggrapparsi che produce sofferenza. Gregory Kramer

Pratica di mindfulness: Pratica di accettazione

© Nicoletta Cinotti 2023 Reparenting ourselves: Diventare genitori di sé stessi. Ritiro di bioenergetica e mindfulness

 

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Lasciar finire al momento giusto

19/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ho sempre pensato che essere riflessivi fosse un merito, una qualità in parte naturale e in parte coltivabile. Ma, come spesso accade, ogni cosa ha il rovescio della medaglia. E così, pochi giorni fa, mi sono apparse, in una lunga lista, come vestali sul proscenio, tutte le cose che non ho lasciato finire al momento giusto. Tutte quelle esperienze che ho fatto durare un po’ di più di quello che sarebbe stato naturale. Apparentemente le ho tenute in vita per non agire impulsivamente. Ma in realtà le ho trattenute per la convinzione che una cosa che mi piaceva non poteva finire.

Ho visto la fatica, la sottile insistenza, la fermezza, la determinazione che sta dietro il mio far durare tutto un momento in più. E ho capito che alla fine questo è il prolungare, oltre la sua fine naturale, qualcosa, solo perché mi piace. O perché spero che accadrà qualcosa che desidero. Non è essere riflessivi: è trattenere. Come se il ritmo dovesse essere scandito dal piacere e dal dispiacere e non da un processo più ampio della nostra sola vita.

Questa pretesa infantile mi ha accompagnato finora. La pretesa che quando qualcosa non mi piace scompaia e che, se mi piace, duri più a lungo possibile.

Mi ha sorpreso quanto bene l’avevo nascosta nelle pieghe della mia riflessività. La verità della consapevolezza però agisce davvero con sottile eleganza e alla fine vince, rendendoci liberi: non mi illudo che non tratterrò più per la gonna mia mamma (metaforicamente) ma almeno mi sarà più semplice esserne consapevole.  E aprirmi come gli occhi al risveglio, occhi che ancora non sanno cosa vedranno nel giorno.

(La consapevolezza è) Una ladra che porterà via tutto ciò a cui abbiamo sempre tenuto, tutte le nostre credenze, tutte le nostre idee, tutte le nostre filosofie, finché non rimarrà altro che la sua brillante. John Astin

Pratica del giorno: La classe del mattino

© Nicoletta Cinotti  2023 Il programma di Mindful self-compassion online

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Le illusioni, la verità e la rabbia

25/04/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Le ragioni che possono suscitare rabbia sono molte. Possiamo provare rabbia per un’ingiustizia, per un’offesa, per le difficoltà che incontriamo.

Eppure la rabbia più sottile e pervasiva è quella che proviamo quando la realtà filtra attraverso le nostre illusioni, mostrandoci squarci di verità.

Non vorremmo vedere che le cose sono proprio così e allora ci arrabbiamo, nel vano tentativo di rendere la realtà diversa da com’è. Quella rabbia nasconde il dolore per ciò che non si è realizzato, per quello che avevamo sperato e non è stato vero, per quello che avremmo desiderato e invece non si è compiuto.

Di tutte le forme di rabbia è la più inutile e distruttiva perché contribuisce a velare il mondo di una illusione che ci allontana da noi. Meglio il dolore della verità che la forza illusoria della rabbia. Meglio una goccia di verità che tonnellate di illusioni. Le illusioni poi funzionano a catena. Ne sciogli una e una serie, stranamente collegata, svanisce. Perché per illuderci abbiamo bisogno di tante bugie. Per dire la verità abbiamo bisogno di una cosa sola: essere noi stessi.

E per essere noi stessi l’ingrediente della compassione non può mancare.

Per dire la verità dobbiamo conoscerla. Poiché facciamo riferimento ad una verità soggettiva, la verità della nostra esperienza, è necessario ascoltare internamente per poterla discernere. La verità di cui parliamo non è statica ma si evolve in ogni pausa mano amano che la nostra esperienza soggettiva cambia. Gregory Kramer

Pratica di mindfulness: Self compassion breathing

© Nicoletta Cinotti 2023 Il protocollo MBSR online

 

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Confidare nell’imprevisto

06/03/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

C’è un momento fondamentale nelle nostre giornate: il momento in cui accade qualcosa di imprevisto o di indesiderabile.

In quel momento abbiamo tre tendenze: rimaniamo bloccati, “scappiamo” più o meno metaforicamente, oppure attacchiamo l’indesiderabile cercando di trasformarlo in qualcosa di desiderabile.

Dietro a queste tre reazioni – che sono prima di tutto fisiche – e che possiamo riconoscere come senso di blocco, torpore o agitazione, sta molta della storia della nostra vita e delle nostre difese.

Dietro – di sottofondo – sta una profonda convinzione – solo io so cosa va bene per me e quindi meglio non fidarsi di ciò che emerge. Da qui partiamo per ridurre la nostra consapevolezza in modo da non accorgerci o combattere l’indesiderato che è entrato nella nostra vita. Questa convinzione è profonda e indimostrabile. E’ quello che si chiama assioma: siamo convinti che sia così e basta. Si nutre di una lunga lista di convinzioni accessorie:”solo una mamma sa cosa va bene per il suo bambino”, “Io che ti conosco so cosa va meglio per te” e così via. Una lista di affermazioni che prevengono la possibilità che anche quello che non avevamo programmato sia una grande opportunità.

Inizia così l’infinita correzione della nostra vita.

E se oggi, per un solo giorno, facessimo ciò che ci sembra impossibile fare per tutta la vita? Se oggi ci fidassimo di ciò che emerge e lo esplorassimo con interesse e curiosità, senza pregiudizio?

Fidarsi significa avere quella fiducia che ci permette di entrare nel mare del cambiamento. Ciò che  emerge si riferisce invece alla complessità di quei processi che emergono spontaneamente da fattori sottostanti. Gregory Kramer

Pratica di Mindfulness: Accettare ciò che non vogliamo

©Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale

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