
Qual è la cosa giusta da fare? in questo momento sarebbe meglio che facessi questo o quello? Domande che spesso alimentano uno stato mentale di dubbio senza risposte certe.
Spesso queste sono le domande della stagnazione:sembra, all’apparenza, di essere in un momento di grande fermento perché abbiamo tanta proliferazione mentale ma, invece, siamo in un momento di stagnazione e queste domande non hanno altra funzione che tenerci in questa stagnazione.
Ci impediscono di avanzare con l’idea che, prima di fare qualcosa, sia necessario pensarci bene. Questo tipo di pensiero però non conduce alla riflessione; conduce e alimenta i dubbi e la paura di sbagliare. Perché parte da un errore di fondo: che la cosa giusta da fare sia una e una sola. E che, se non facciamo quell’unica cosa giusta, accadrà un errore fatale. Non è così. Non c’è una cosa aprioristicamente giusta. C’è la nostra scelta, la passione, la determinazione, l’impegno che mettiamo in quello che scegliamo. Queste domande danno voce alla nostra paura di coinvolgerci, al nostro desiderio di ritiro. E spesso, molto spesso, sono una grande ambivalenza tra il nostro desiderio di essere visti e la nostra paura di essere visti.
Così finiamo in una stagnazione che, nel corpo, diventa un trattenere e nella mente un dubitare. Non esistono risposte giuste ai nostri dubbi. Esiste la nostra risposta: quella che comporta la responsabilità di scegliere. E scegliere, si sa, non è facile se oscilliamo tra desiderio e paura.
Possiamo essere dove siamo solo se mettiamo da parte dove siamo stati e dove stiamo andando. Gregory Kramer
Pratica di mindfulness: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare Foto di ©sir_mark246
Giusto, giustissimo!