Ci sono momenti in cui ci sentiamo trasportati da qualcosa di più forte di noi. Non ci sentiamo davvero liberi di scegliere.
E’ come se fossimo in un grande frullatore che ci prende al mattino e ci restituisce alla sera, senza aver potuto far altro che rimanere in quella grande giostra.
E’ quando sento più forte la sensazione di essere trasportata altrove, quando non mi sento padrona della mia vita, che ricerco il mio intento sottile.
Quel filo che a volte mi sembra il richiamo delle mie ispirazioni o la spinta dei miei desideri. Altre volte ancora la possibilità di dire no mi sembra l’unica àncora a mia disposizione. Perché la sensazione di essere sovrastati diventa una delle fonti della stanchezza e dell’infelicità. Dell’impotenza nel quotidiano scorrere delle ore.
Una di quelle stanchezze che non guarisce con il riposo ma solo con lo stare. Con il fermare, radicandomi al corpo e al respiro, la spinta dei giorni, il flusso degli affanni e delle richieste. Allora la giostra si acquieta perché riporto l’attenzione al corpo e al respiro.
All’intento sottile del ritmo del respiro. Così sottile da passare inosservato, così tenace da darmi, momento per momento, una vita nuova.
Nella mia quieta capanna di paglia, siedo da solo.Le nubi sonnecchiano alla bassa melodia del mio canto.Chi altro è lì che può conoscere l’intento sottile della mia vita?Kim Sujang