
i confini personali ci danno un senso di integrità: permettono di sapere chi siamo, di dare un senso alla nostra storia, una continuità alle nostre esperienze. Ci permettono di dire cosa ci piace e che cosa, invece, vogliamo evitare. Ci permettono anche di proteggerci da eventi che potrebbero costituire una minaccia.
C’è sempre il rovescio della medaglia: con il tempo tendono ad irrigidirsi e cristallizzarsi e ciò che siamo stati diventa più pesante di quello che ancora potremmo essere. Possono segnare linee di confine troppo nette tra noi e gli altri e ridurre la nostra capacità empatica e di compassione. Possono assestarci su posizione difensive troppo rigide e ripetitive e quindi farci combattere nemici inesistenti. Anzi, a dire il vero, molti sintomi emotivi nascono proprio da un eccessivo ispessimento dei nostri confini. Come se i polmoni perdessero flessibilità e quindi riducessero la nostra possibilità di respirare, così i nostri confini – quando sono troppo rigidi – ci fanno sentire soffocati perchè limitano il nostro potenziale di crescita.
È per questo che dovremmo avere un po’ più di dimenticanza. Dimenticare un po’ chi siamo stati, e anche chi siamo. Dimenticare un po’ le ferite subite. Dimenticare un po’ quello che è successo ieri, per assottigliare i nostri confini. In fondo la mindfulness è proprio questo miscuglio di memoria e dimenticanza.
Ci ricorda di tornare al corpo perchè il corpo è in continua trasformazione e continuamente in relazione. È la nostra memoria del presente.
E, nello stesso tempo, ci invita a dimenticare le storie che abbiamo già scritto su di noi e sulla nostra vita. Storie che sono spesso la colonna sonora delle nostre giornate. Non ci piace questa dimenticanza perchè assomiglia al vuoto. Se la guardiamo però dalla corretta prospettiva questa dimenticanza ci ricorda che qualcosa di nuovo ci aspetta e, soprattutto, che noi possiamo essere nuovi in ogni momento. Proprio ora. E che tante delle storie che ci raccontiamo sono sogni che svaniscono alla luce della consapevolezza.
Noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni; e la nostra breve vita è cinta di sonno. William Shakespeare
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2018 Lasciar essere: un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale
Foto di ©manus_81
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