
Il narcisismo denota un investimento sull’immagine di Sè che è sproporzionato rispetto alla consapevolezza del proprio Sé reale. Anche se è normale avere un interesse per la propria immagine di sé lo spostamento di identità dal sé all’immagine, che si verifica nel narcisismo, realizza ed esprime una condizione di sofferenza che può avere diversi gradi di importanza.
Diversi livelli di turbe narcisistiche
Lowen distingue cinque tipi turbe narcisistiche proprio per indicare la diversa gravità di questo disturbo e la diversa gravità di perdita del Sé reale.
In ordine crescente di gravità troviamo il carattere fallico narcisista, di cui delinea gli elementi base già ne “Il linguaggio del corpo, il carattere narcisista propriamente detto, la personalità bordeline narcisista, la personalità psicopatica – che abbiamo delineato nel carattere psicopatico – e la personalità paranoide identificando la gravità in base al grado di identificazione con i propri sentimenti. Per Lowen più il soggetto si identifica con i propri sentimenti, minore è la gravità del disturbo narcisistico. Lowen assimila i sentimenti alla capacità di percepire il proprio corpo, visto che afferma che ad ogni emozione corrisponde un modello di risposta di attivazione muscolare e viscerale. Si comprende meglio il rapporto tra narcisismo e mancanza di senso di sè se si pensa al narcissimo come ad una forma di egotismo, ossia come un’organizzazione della personalità non tanto in termini emotivi ma in relazione all’immagine di sè che si vuol dare agli altri e, in fondo, anche a se stessi.
Il mito di Narciso
Il termine narcisismo deriva dal mito di Narciso, un bellissimo giovane di cui si innamorò la ninfa Eco. Eco, incapace di esprimere il proprio amore perchè condannata a ripetere solo le parole che udiva, venne respinta da Narciso e morì di crepacuore.Gli dei punirono allora Narciso facendolo innamorare della propria immagine riflessa dall’acqua, un amore che lo condusse alla morte. Narciso fu punito perché aveva rifiutato l’amore della ninfa Eco. Entrambi, Eco e Narciso, soffrono, se così possiamo dire, di una forma di narcisismo: Eco non riesce ad esprimere la parola Amore, se non in risposta alla pronuncia dell’altro; questa incapacità esprime uno dei temi del narcisismo. Avendo ritirato la libido dall’esterno, non può pronunciare la parola ti amo fino a che non ha la certezza di essere amata.Narciso non riesce ad amarla – perchè attratto da altro, da qualcosa di migliore, altro tema caratteristico del narcisismo. Eco e Narciso esprimo anche le due forme overt e covert, entrambi presenti nel disturbo narcisistico. Il narcisismo infatti può mostrarsi con la serena apertura della maya desnuda di Goya, che sembra porre tutto sotto lo sguardo dell’altro, oppure nella sua forma covert, caratterizzata dalla timida bellezza, che è quasi chiusura, del fiore di narciso. In questi casi non c’è nulla dell’esporre e molto del nascondere. Nelle forme overt la percezione della vergogna e del senso di colpa è molto ridotta, nelle forme covert la vergogna predomina e rende difficile il contatto con l’esterno. In entrambi i casi il sè della persona è isolato e non veramente in relazione con il mondo esterno.
Sè e Io
Per Lowen noi nasciamo con un Sé che è un fenomeno biologico, prima ancora che psicologico. Il senso, la coscienza del proprio Sé, prendono forma man mano che l’Io si struttura attraverso le tre colonne del Sè corporeo, la consapevolezza di Sé, l’espressione di Sé e la padronanza di Sé. Questi termini fanno riferimento alle emozioni e quindi il Sé può essere definito come la capacità di sentire del corpo, un sentire che è emotivo/corporeo. L’io non è il Sé anche se è la parte che lo percepisce. Dissociando l’Io dal corpo e dal Sè il narcisismo divide la coscienza dalla sua base primaria e la personalità si trova divisa tra l’Io che osserva e cui la persona si identifica, e il corpo, percepito come oggetto o strumento dell’Io.
Il Sè e il corpo
Il Sè è costruito sulla base delle esperienze che hanno una radice corporea. Funzioni involontarie come la circolazione, la digestione e la respirazione hanno un effetto sulla coscienza perchè determinano le condizioni dell’organismo. Con il nostro corpo abbiamo un rapporto che può essere duplice:possiamo sentirlo direttamente o immaginarlo o pensarlo. Questo genera una sottile confusione con la quale molti pazienti si trovano a confrontarsi. All’inizio del trattamento spesso alla domanda “cosa senti?” o “cosa senti quando…?” viene data una risposta mentale o immaginaria, connessa alle idee e non a ciò che è effettivamente percepito. Questa confusione accade sia per la prevalenza di importanza e significato che viene dato ai processi di pensiero, sia perchè la percezione è una funzione dell’Io. Perché questa confusione non avvenga è necessaria una identificazione con il corpo e con i suoi bisogni. Identificazione che non significa passare all’agito ma riconoscere, accogliere e saper esprimere le nostre priorità. Questo processo nel narcisismo è, in misura più o meno significativa, interrotto. Anche se apparentemente l’attenzione al corpo può essere massima – si pensi alle cure esasperate dell’aspetto fisico o della salute – in realtà è una “cura” dell’immagine ma non del corpo esperito e posseduto. Solo così è tollerabile, per esempio, intervenire, spesso anche in maniera massiccia, con la chirurgia estetica.
Il Sé nasce con noi ma possiamo perderne il senso se investiamo tutte le nostre energie sull’immagine e nell’io. Inoltre se abbiamo un senso di sé abbiamo anche il desiderio di costruire legami intimi e condivisi, che sono il tessuto che nutre la nostra crescita e il cambiamento. Il nostro Sé infatti nasce e si struttura all’interno di una matrice relazionale. Ma se l’investimento prevalente è sull’io e sull’immagine, il bisogno di relazione e intimità subisce delle variazioni e distorsioni. La ricerca di contatto viene sostituita con la ricerca di plauso e ammirazione. Senza l’ammirazione altrui l’io narcisistico si sgonfia e precipita nella pericolosa depressione narcisistica, pericolosa perché, se non correttamente diagnosticata, risulta poco responsiva sia al trattamento farmacologico che psicoterapico.
Cosa significa non sentire
Tutti noi utilizziamo il meccanismo di anestetizzare alcune parti del corpo per reprimere i sentimenti che in esse hanno radice. Per fare un esempio, se ci vogliamo trattenere dal dire qualcosa possiamo serrare le mascelle o stringere le labbra, oppure se vogliamo trattenere la rabbia possiamo irrigidire le mani e le braccia, o la parte alta della schiena e così via. Nel narcisismo a questa tipologia di difesa corporea si accompagna anche la negazione delle emozioni. La necessità di mantenere la propria immagine di sé lo porta ad impedire che qualsiasi sentimento contrario giunga alla coscienza e il comportamento, che potrebbe rivelare l’emozione trattenuta, viene razionalizzato. Per proseguire con l’esempio precedente la persona prova rabbia, non la riconosce ma inizia a parlare a voce alta e razionalizza questo comportamento dicendo che è perché gli altri non sentono e non perché è arrabbiato. L’azione risulta quindi dissociata dal sentimento ed è giustificata dall’immagine.
Questa negazione dei propri sentimenti a favore dell’immagine riduce, a volte in misura considerevole, la capacità di comprendere ciò che sta nella mente dell’altro e anche la capacità empatica. L’impulso dell’emozione deve raggiungere la superficie del corpo per essere vissuto come sentimento. Se l’impulso produce nella muscolatura uno stato di predisposizione ad agire, allora sarà vissuto come emozione. L’inibizione cronica del movimento per mezzo della tensione cronica dei muscoli ha l’effetto di sopprimere il sentimento. Una tensione di questo tipo si riconosce perché rende il corpo statuario e ne aumenta l’insensibilità percettiva grazie alla riduzione della respirazione e della motilità.
Questa restrizione della percezione è selettiva ed è strettamente connessa alla consapevolezza: esclude e nega aspetti che sentiamo minacciosi ma può renderci ipersensibili verso altri aspetti. Non è insolito,infatti, che il corpo insensibile alle emozioni del narcisista, sia abitato da forti angosce ipocondriache che lo rendono paradossalmente iper attento a tutte le variazioni fisiche, costruendo però, anziché percezioni, delle allucinazioni mentali o delle fantasie. All’inizio questa negazione è consapevole e si configura come scelta di evitamento; con il tempo diventa inconsapevole.
In famiglia, teatro di emozioni
L’esperienza familiare ha comportato una grave ferita narcisistica che lascia un segno e ne modella la personalità. Questa ferita implica una umiliazione e un’esperienza di impotenza nei confronti di un genitore seduttivo o manipolatorio. L’umiliazione non è necessariamente legata ad una punizione fisica: puo essere l’eccesso di svalutazione da parte di un genitore ipercritico oppure , all’opposto, il sentirsi amati solo quando si è perfetti, con il conseguente senso di umiliazione legato allo sbagliare.Il desiderio di controllo che sviluppano successivamente ha la funzione di proteggerli da una ulteriore umiliazione. Potere e controllo diventano le due facce della stessa medaglia: entrambi garantiscono una sorta di “protezione magica” dal rischio di essere di nuovo umiliati.
Spesso la famiglia diventa teatro di emozioni che rafforzano i tratti narcisistici. L’essere esposti a sentimenti di intensa invidia o di compiacenza verso il potere, una esaltazione di alcune figure di prestigio, oppure l’orrore nei confronti del fallimento e dell’errore, possono modellare lo sviluppo nel versante narcisistico, portando la persona a conformarsi allo standard che viene proposto implicitamente nella famiglia d’origine, come lo standard perfetto a cui conformarsi. Questo desiderio di perfezione è un’altra delle condizioni che portano, nell’età adulto, all’instaurarsi delladepressione perfezionistica o narcisistica. A proposito di perfezione il narcisista fatica a riparare le rotture relazionali e passa da relazioni fortemente idealizzate alla rottura relazionale e alla svalutazione. Una ragione di più per comprendere l’importanza del lavoro sulla relazione di Tronick e per dedicare molta attenzione all’oscillazione di idealizzazione e svalutazione.
Possiamo dire che sia l’orale che il narcisista hanno sperimentato una situazione familiare incapace di rispondere ai bisogni organismici di base. Per questa ragione spesso nel carattere orale troviamo elementi narcisistici e viceversa nel narcisismo troviamo tratti orali. Ma fisicamente, se l’orale appare come un “sacco vuoto”, il narcisista fa di tutto per evitare di “sgonfiarsi”, mostrandosi al mondo pieno di sé, con un torace gonfio e possente.
La lettura del corpo
Come per lo psicopatico, il cui disturbo è all’interno dell’area narcisistica, la contrazione più importante é quella alla base del cranio, nei muscoli che congiungono la testa al collo. L’aspetto fisico complessivo è meno segmentato che nello psicopatico e spesso il corpo è molto armonioso, e levigato perché la qualità costante di tensione struttura un corpo tonico, statuario, ma poco espressivo. Una delle caratteristiche dominanti è la bellezza che non presenta ” graffi” perché curata nei minimi dettagli. Spesso il viso è poco espressivo e mostra frequentemente un sorriso statico e i dipendente dalle circostanze. Il bacino è sotto caricato perché la sessualità non è importante se non come mezzo per ottenere riconoscimento e validazione, ammirazione e plauso. È quindi una sessualità molto performativa ma poco affettiva. Il diaframma è teso ed è spesso la linea di demarcazione percettiva. La parte bassa del corpo, è infatti poco percepita. Il torace è espanso anche se la respirazione è piccola. L’espansione è ottenuta da una espirazione che non è mai completa. Detestando e temendo la sensazione di svuotamento, lascia sempre una consistente riserva d’aria che spesso alimenta sensazioni di oppressione, soffocamento e tensione con conseguente timore di patologie cardiache. Se, nel lavoro corporeo, si esercita una pressione che aiuta lo svuotamento, spesso emerge una sensazione di soddisfazione legata allo sperimentare una migliore efficacia respiratoria. Ma scendere , svuotare, riportare la flessibilità nella struttura, sono passaggi che vanno compiuti con estrema cautela perché dietro a questo “tenersi su”, dietro all’immagine statuaria, si nascondono elementi di vero terrore che possono sfociare in attacchi d’ansia e di panico.
Spesso il narcisismo si accompagna ad un senso di povertà o deprivazione che non correla con la reale situazione economica ma è espressiva della povertà relazionale conseguente alla difficile relazione con gli altri. Sono poche le sue relazioni “nutrienti” e molte quelle in cui prevalgono elementi parassitari. Questa difficoltà a protendersi è ben espressa dalle braccia, spesso poco percepite e poco vitali e con mani piccole e infantili, come se il suo bisogno di prendere , chiedere e dare si fosse fermato all’adolescenza. Anche i piedi possono essere insolitamente piccoli rispetto alla struttura complessiva. Piedi che non sono stati caricati dal peso e che sono rimasti un po’ infantili. Questa scarsa percezione del grounding esprime la sensazione di incertezza, di non avere una base sicura su cui poter contare. Una sensazione che rafforza la tendenza a tirarsi su da solo.
Poiché l’accentuazione è sull’immagine, non è insolito che l’apparenza complessiva sia aggraziata e proporzionata, ma un po’ statica.
A cura di Nicoletta Cinotti
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