• Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina
Nicoletta Cinotti
  • Nicoletta
  • I miei libri
  • Blog
  • Contatti
  • Iscriviti al blog
  • Mindfulness
    • Cos’è la Mindfulness
    • Protocollo MBSR
    • Protocollo MBCT
    • Il Protocollo di Mindfulness Interpersonale
    • Il Protocollo di Mindful Self-Compassion
    • Mindful Parenting
    • Mindfulness in azienda
  • Bioenergetica
    • Cos’è la Bioenergetica
    • L’importanza del gruppo
  • Corsi
  • Percorsi suggeriti
  • Centro Studi
  • Nicoletta
  • I miei libri
  • Blog
  • Contatti
  • Iscriviti al blog
AccediCarrello

prati

Includere o escludere?

12/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Nelle relazioni, quando qualcosa di quello che stiamo vivendo non ci piace, può sembrarci molto semplice e immediato, ridurre la quantità di contatto con quella persona.

Spesso appare come un modo saggio di evitare il conflitto e le cose sgradevoli della nostra vita. Semplicemente scivoliamo in una sorta di distrazione o indifferenza. E la cosa sembra chiusa lì. La nostra mente però è come una scimmia pronta ad imitare tutto quello che appare all’orizzonte e che viene presentato come facile e immediato. Lo facciamo con gli altri e lei imparerà subito – come una scimmietta veloce e dispettosa – ripeterlo anche con quella parte di noi che ha contatto con quell’aspetto.

In realtà siamo così assetati di risposte e abitudini che, se non siamo consapevoli, impariamo che questa è una buona idea e facciamo esattamente la stessa cosa anche con noi stessi. Emerge una sensazione sgradevole? La evitiamo distraendoci, portando volutamente l’attenzione su altro fino a che non sparisce dall’orizzonte. Funziona benissimo sul momento. Non funziona affatto a lunga distanza. Non possiamo escluderci da noi stessi senza pagare un prezzo alto come la perdita della consapevolezza.

Perché, per quanto possa sembrare strano, tendiamo a ripetere anche con noi stessi la modalità relazionale che abbiamo con gli altri. Sia per gli aspetti spiacevoli che piacevoli. Così, se il nostro modo di stare nel mondo e nelle cose è privilegiare il piacevole immediato, prenderemo abitudini che ci diano un immediato sollievo, senza considerare l’effetto di quello che scegliamo a lunga scadenza. Alla fine, infatti, la consapevolezza nasce dal nostro modo di stare in relazione con noi stessi e con gli altri. E se escludiamo gli altri, escluderemo anche quella parte di noi che gli assomiglia.

Nel corso degli anni mi sono a poco a poco reso conto che la consapevolezza è essenzialmente relazionalità. In altre parole riguarda come ci rapportiamo a qualsiasi cosa, inclusi il nostro corpo e la nostra mente, i nostri pensieri e le nostre emozioni, il nostro passato e tutto ciò che ci ha condotto infine, ancora respirando, a questo momento presente.(…) Ma fermati un momento a riflettere su qual è l’alternativa. Quali sono le implicazioni di non abbracciare e abitare la vita che ti è dato vivere nel solo momento in cui puoi viverla? Quanto senso di perdita, lutto e sofferenza c’è in tutto ciò?  Jon Kabat Zinn

Pratica di mindfulness: Siate semplicemente con il vostro respiro

© Nicoletta Cinotti 2023 Tornare a casa

Archiviato in:mindfulness continuum Contrassegnato con: Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, conflitto, consapevolezza, corpo, cullare il cuore, emozioni, felicità, jon kabat zinn, Kabat Zinn, mente, mind, mindful, mindfulness, mindfulness for kids, mindfulness in pratica, mindfulness interpersonale, Nicoletta Cinotti, parole, pensieri, prati, pratica di mindfulness, pratica di mindfulness. consapevolezza, pratica formale, presente, protocolli mindfulness, protocollo mbsr chiavari, protocollo mbsr genova, protocollo MBSR torino Niccolò gorgoni

Camminare nell’essere, essere nel camminare

29/07/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Camminare è un’attività ovvia e scontata, che compiamo ogni giorno –come mangiare, dormire, lavarci le mani o stare seduti. Ma poter camminare è anche un prodigio, è una fortuna, un dono. Se avete dei dubbi chiedete a qualcuno che ha perso l’uso delle gambe in seguito a un incidente o a una malattia ed è costretto a servirsi sempre di una sedia a rotelle.

Si narra che quando venne chiesto al Buddha in che cosa consistesse il suo insegnamento, quest’ultimo rispose: sediamo, camminiamo, mangiamo. Di fronte all’obiezione che tutti lo fanno, la risposta fu: quando noi mangiamo, sappiamo di mangiare. Quando sediamo, sappiamo di sedere. E quando camminiamo, sappiamo di camminare. Il Buddha definì quindi il camminare consapevole – e così il sedere, il mangiare e via dicendo – come l’essenza del suo insegnamento.

Tutto qui? Sì, tutto qui. Ciononostante camminare in piena consapevolezza richiede un certo sforzo, ed esistono consigli e indicazioni che possono aiutarci a non camminare consapevoli solo occasionalmente, bensì ogni giorno, trasformando un numero sempre maggiore di passi e di momenti in passi e momenti consapevoli, in modo da liberarci da illusioni, pensieri, preoccupazioni, problemi e progetti che ci ronzano nel cervello incontrollati e ci rendono difficile la vita.

La meditazione camminata

La meditazione camminata è un grande aiuto perché è • semplice da praticare e praticabile ovunque • non necessariamente spirituale • estremamente efficace. Perché la meditazione camminata è semplice? Perché non c’è niente da apprendere. Sappiamo già camminare, lo facciamo ogni giorno. Allo stesso modo sappiamo orientare la nostra mente in una certa direzione, sappiamo concentrarci quando la situazione lo richiede, come per esempio quando guidiamo la macchina o prenotiamo un volo aereo in internet. Quindi si tratta solo di collegare due attività che già padroneggiamo: il camminare e il concentrarsi. L’ostacolo maggiore non è ciò che dobbiamo imparare, bensì la nostra abitudine, quell’abitudine a vivere in maniera inconsapevole e a camminare in maniera inconsapevole.

Dobbiamo piuttosto disimparare che imparare. Percorriamo i nostri itinerari quotidiani con la mente ingombra di miriadi di pensieri incontrollati e questo automatismo è impresso talmente bene dentro di noi che risulta difficile pensare che possa scomparire di punto in bianco, senza problemi. Tuttavia abbiamo la chance di creare un nuovo automatismo, che potrebbe suonare così: cammino, quindi cammino. Cammino quindi non mi lascio dominare da pensieri inconsapevoli e incontrollati. Cammino – e so di camminare. Cammino –dunque sono. Volker Winkler

Inizia la lettura gratuita: http://amzn.eu/8Ws6Kj7

Dove puoi imparare la meditazione camminata?

Sia nel protocollo MBSR  (A Genova e a Chiavari) che nel protocollo MBCT (A Genova) viene dato ampio spazio alla meditazione camminata. Partecipare può essere un buon modo per trasformare il tuo stile di vita da stressante ad appagante!

[ecs-list-events design=”columns” limit=’6′ cat=’protocollo-mbsr’ thumb=’true’ excerpt=’true’ viewall=’false’ venue=’true’ contentorder=’date, title, venue, excerpt, thumbnail’]

© Nicoletta Cinotti 2017 Addomesticare pensieri selvatici

Archiviato in:Addomesticare pensieri selvatici, mindfulness continuum Contrassegnato con: Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, blog nicoletta cinotti, consapevolezza, MBCT genova, meditazione, mente, mindfulness genova, mindfulness in pratica, mindfulness liguria, prati, protocolli basati sulla mindfulness, protocolli mindfulness, protocollo MBCT, protocollo mbsr, protocollo mbsr chiavari, protocollo mbsr genova

Sei degno di amore (te lo prometto).

07/05/2017 by nicoletta cinotti

Stavo conducendo una giornata di meditazione intensiva a Boston. Dopo aver studiato gli insegnamenti Buddhisti e aver parlato di come applicarli nelle nostre vite, ho invitato i partecipanti a scrivere in modo anonimo qualcosa con cui si tormentavano.

I foglietti vennero messi in una ciotola a dozzine e, uno a uno, vennero estratti perché queste domande potessero esser lette ad alta voce, divenendo materiale di contemplazione per il gruppo. Ce ne fu una che mi fermò il cuore. Non scorderò mai la prima volta in cui la vidi.

“Il mio ragazzo non mi ha mai detto che mi ama. Mi sento indegna di essere amata. Che cosa posso fare?”

Per questa situazione specifica il gruppo diede moltissimi e saggi insegnamenti. Questa domanda però, restò a tormentarmi nelle settimane a venire. Ero in viaggio per uno dei miei libri – presso centri di meditazione, comunità yoga, università, librerie, ovunque. Più mi spostavo e più entravo in contatto con varianti di questo stesso tema.

“Non credo troverò mai qualcuno che possa amarmi per come sono”.

“Se io non riesco ad amarmi, come posso pretendere che qualcun altro lo faccia?”.

“Perché sono single? Ho qualcosa che non va?”

Nella società consumistica in cui viviamo ci viene spesso insegnato che abbiamo qualcosa che non quadra. E poi, ci vengono proposte le buone notizie: c’è qualche cosa che possiamo comprare o che possiamo ottenere, di esterno a noi stessi, che ci aggiusterà. Anziché abbracciare chi siamo, ci ritroviamo a dar retta ai sussurri della società che ci dicono che non siamo abbastanza buoni, sufficientemente amabili o desiderabili. Ci viene detto che ci servono cose per scalare la piramide del successo e che solo quando saranno in nostro possesso saremo felici. Ci viene detto che, per liberarci da questa sensazione di sofferenza, dobbiamo diventare diversi da quelli che siamo realmente in questo momento. In realtà non è proprio così. Da un punto di vista Buddhista, ci sono delle vere buone notizie. Non serve nulla di esterno per essere amabili. Siamo perfetti e innatamente degni di amore proprio così come siamo.

Quando il Buddha si sedette a meditare sotto l’albero della bodhi 2600 anni fa, non si mise lì per escogitare un piano su come diventare diverso da sé stesso. Riconobbe che stava soffrendo e che voleva fare qualcosa al riguardo. Iniziò una semplice pratica meditativa per iniziare a contemplare quella sofferenza. Più la osservava, più realizzava che alla sua base non c’era niente di “incasinato”, niente di sbagliato. Era fondamentalmente buono e fondamentalmente risvegliato. E non è solo. Anche noi abbiamo questa potenzialità. È come un diamante sepolto dalla polvere, è comunque lì, dobbiamo solo scoprirlo.

Quando parliamo del Buddha c’è una parola in Sanscrito che viene spesso usata: lui è il Tathagata. Tathagata può esser tradotto come Buddha, ma in maniera più diretta anche come “il Risvegliato”. Ma a cosa si è risvegliato il Buddha? Si è risvegliato alla sua natura indistruttibile. Ha svegliato la sua mente e il suo cuore con pienezza e si è risvegliato alla realtà così come è, piuttosto che così come l’avrebbe voluta o così come soleva essere. Quando si parla di meditazione ed illuminazione si parla di questo. Parliamo di come possiamo seguire i passi del Buddha, diventando più presenti e svegli sul cuscino e nella vita di tutti i giorni.

Una delle cose che il Buddha scoprì era che non doveva più raccontarsela. Vide la realtà per quello che era e fu in grado di lavorare con le persone e le situazioni in maniera diretta e genuina. Non era un diplomatico né un politico. Era un rivoluzionario nel senso che presentò sé stesso in maniera autentica alla gente, e questi risposero. Chiunque incontrasse veniva ispirato dalla sua presenza. Con il semplice atto di rimanere con il cuore aperto, invitava le persone ad unirsi a lui in quello spazio e con cuore aperto. Parlo di questa storia perché possiamo fare anche noi come fece il Buddha e presentarci in maniera autentica.

Nella mia esperienza ci sono tre step da seguire in questo processo:

1.     Guarda te stesso

Una delle parole tibetane che preferisco per “meditazione” (e ce ne sono svariate) è gom, che può anche esser tradotta con “familiarità”. È il concetto per cui, attraverso la semplice pratica di osservazione del respiro e dei pensieri che fluttuano nella mente, si diventa più familiari. Più familiarità si sviluppa con i vari modi in cui ci si incastra con le emozioni, in cui si reagisce con i soliti pattern automatici, in cui la mente ci intrattiene abitualmente, più si sviluppa familiarità con l’essenza di chi siamo davvero.

2.     Scopri la tua bontà di base.

Quando diventi consapevole della tua vera essenza, puoi vedere quello che vide il Buddha: che oltre agli strati di confusione e dolore sviluppati nel corso degli anni, c’è un’innata pace. Sei innatamente saggio, buono e forte. Questa è la tua vera natura, quello che nella tradizione Shambhala viene chiamata “bontà di base”. Questa bontà di base è l’esperienza di essere originariamente interi. È questo che sei. E non sei solo tu; tutti posseggono questa stessa natura.

3.     Sviluppa la fede in questa bontà.

Una volta che hai scorto di essere fondamentalmente buono, dovresti sviluppare una fede in questo. È facile mollar la presa e ritrovarsi a seguire sussurri interni o esterni che dicono come in realtà non sei buono abbastanza, ma se riesci ad esperire questo senso di integrità primordiale, allora questo può sovrastare qualunque cosa ti venga scagliata contro. Non è un’idea, come l’idea di aver bisogno di un nuovo iPad, ma è una comprensione. Possiamo avere fiducia nella nostra esperienza di bontà di base e continuare a coltivarla sia sul cuscino che fuori.

L’essenza di quello che sei è innatamente amabile. Quando abbandoniamo le costanti critiche che sorgono nelle nostre giornate facciamo esperienza di un senso di pace e calore. Impariamo ad amarci. Il grosso del tempo lo spendiamo a spostarci e pensando “vorrei non averlo detto” o “devo davvero farlo meglio la prossima volta”. Difficilmente ci fermiamo per apprezzare tutto il buono che abbiamo fatto. Troppo raramente celebriamo il nostro potenziale umano.

La bellezza della meditazione Buddhista è che è un semplice strumento per fare proprio questo. Sì, diventiamo più familiari con sanità e follia che imperversano la nostra mente quando meditiamo, ma notiamo anche, a tratti, il nostro essere umani degni di amore. Notiamo che non ci serve affidarci a quel nuovo prodotto, lavoro o addirittura partner per essere interi. Il mio insegnante Buddhista, Sakyong Mipham Rinpoche, scrisse “Il vero amore è l’energia naturale della nostra mente calma”. Attraverso l’allenamento nello stare con qualcosa di semplice come il respiro, si impara a dimorare in sé stessi e a stare con la propria innata capacità di essere consapevoli. All’interno del tuo stato naturale c’è un profondo amore. Questo è quello che ha scoperto il Buddha e questo è quello che potresti scoprire anche tu.

Originale: https://www.elephantjournal.com/2015/09/you-are-worthy-of-love-i-promise/. Traduzione autorizzata da Elephant Journal

© Lodro Rinzler

Traduzione di Niccolò Gorgoni Foto di ©*SusieQ*

Archiviato in:approfondimenti, mindfulness, Niccolò Gorgoni Contrassegnato con: amore, analisi bioenergetica, analisi bioenergetica e mindfulness, beginners mind, Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, blocchi, comunicazione, consapevolezza, consapevolezza corporea, Elephant Journal, emozioni, fiducia, gentilezza amorevole, gruppi, gruppi terapeutici, gruppo, gruppo residenziale, gruppo terapeutico, lasciar andare, Lodro Rinzler, meditazione, mente, Niccolò gorgoni, parole, pensieri, prati, respiro, ritiri di mindfulness, ritiri di mindfulness e bioenergetica, ritiro di bioenergetica e mindfulness, ritiro di meditazione, ritiro di mindfulness, Yoga

Praticare Rilassa

04/02/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

A mano a mano che Rilassa si intensifica e diventate più consapevoli delle tensioni e delle emozioni più sottili, appare chiaro che il continuo aggrapparsi e attaccarsi alle cose non si dissolverà tutt’a un tratto. Rilassa diventa «accetta». Ricevete le cose come sono, con mente e cuore arrendevoli. Ricevete così, semplicemente, sensazioni, emozioni o pensieri di qualsiasi genere che sorgano nel momento. Nessuno sforzo per cambiarli o sbarazzarvene; lasciate andare la resistenza e praticate Rilassa, accetta. Quando praticate Pausa e notate la postura corporea, lasciate che questo dato sia ricevuto con consapevolezza accogliente, e niente più. Se notate che la mente accelera con storie, vostre o altrui, accettate il flusso e l’intrinseco movimento che la incalza. Lasciate che la mente-cuore ceda all’esperienza.

Persino se ciò che il momento presenta è forte, come una grande tristezza del cuore o una intensa paura nella pancia, ogni volta andate incontro all’esperienza del momento con accettazione. Potete osservare in che modo il dolore tocchi la consapevolezza –toccato, toccato, toccato, e ciascun tocco è ricevuto con accetto, accetto, accetto. Se siete in compagnia di altri, invocate Rilassa e lasciate entrare le loro parole con la stessa ricettività. Accettate le loro parole e qualunque reazione si presenti. E se, quando siete toccati da quello che gli altri dicono, vi sentite impazienti, o critici, o vi lasciate invadere da brame intense, incontrate tutto ciò con accettazione. Di volta in volta invitate voi stessi a rilassarvi nel momento e ad accettare le cose così come sono. Rilassa. Accetta.

Gregory Kramer

© www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici Foto di ©diomede2008

Archiviato in:Addomesticare pensieri selvatici, mindfulness Contrassegnato con: accettazione, Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, consapevolezza, corpo, emozioni, gregory kramer, mente, mindfulness chiavari, mindfulness cinotti, mindfulness e bioenergetica, mindfulness e psicoterapia, mindfulness e scrittura, mindfulness interpersonale, mindfulness per bambini, mindfulness per principianti. protocolli mindfulness, nicoletta cinotti blog, pensieri, prati, pratica di mindfulness, pratica di mindfulness. consapevolezza, protocolli basati sulla mindfulness, protocollo di mindfulness interpersonale, protocollo mbsr chiavari, protocollo mbsr genova, protocollo mindfulness interpersonale

L’inquietudine e il senso della pausa

02/02/2017 by nicoletta cinotti 4 commenti

Sono moltissime le cose che facciamo per mettere il silenziatore alla nostra inquietudine. E altrettante quelle che facciamo perché non tolleriamo la pausa. Spesso questi due aspetti sono collegati: non tolleriamo la pausa, la sospensione, il silenzio perché l’inquietudine si fa sentire. E l’azione – e le parole – ci permettono di dare una forma all’energia che spinge e anima la nostra inquietudine. Una forma che è quella disegnata dall’azione più abituale, da quella più frequente, non necessariamente da quella più adeguata.

Eppure l’inquietudine non è che una voce, a volte forte, che ci chiede di essere ascoltata. È la nostra voce.

Ogni volta che agiamo reattivamente non ci permettiamo di ascoltare quello che sta davvero accadendo ma attiviamo il solito pilota automatico. Nelle relazioni il pilota automatico vuol dire agire sulla base di un pre-giudizio, sulla base delle nostre esperienze passate. Sulla base della categoria del piacevole o della spiacevole. Eppure, malgrado la nostra profonda convinzione, il piacevole non vuole sempre dire sicurezza e lo spiacevole non vuole sempre dire pericolo.

Praticare Pausa nelle relazioni non richiede tempo: significa riconoscere che ciò che ci sembra spontaneo spesso è reattivo e predeterminato dal nostro passato. Che più l’emozione è intensa più acquistiamo una vertiginosa velocità reattiva. Che reagendo ci convinciamo che il nostro dolore passato sia ancora presente, anche se non è vero. Che tante cose, se aspettiamo, si trasformano, senza bisogno di trovare una soluzione a tutto.

Più esploriamo quello che accade senza agire più acquistiamo una tendenza nuova: la consapevolezza

Fermarci ci orienta alla calma, al rallentare, al vedere noi stessi in una cornice di riferimento più ampia. Quando facciamo Pausa diminuisce l’attaccamento al dolore, si ha una momentanea sospensione della reattività alla rabbia, ci si rende conto della vacuità dei fenomeni, o, forse, si conosce la pace. Gregory Kramer

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro

© Nicoletta Cinotti 2017 Le relazioni e il corpo Foto di ©Giupy82

Archiviato in:mindfulness continuum, mindfulness interpersonale Contrassegnato con: Bioenergetica e Mindfulness Centro Studi, blog nicoletta cinotti, consapevolezza, consapevolezza del respiro, corpo, gregory kramer, gruppi, gruppi terapeutici, gruppo, gruppo terapeutico, mente, mindfulness, mindfulness interpersonale, mindfulness per principianti. protocolli mindfulness, Nicoletta Cinotti, prati, pratica di mindfulness, pratica di mindfulness. consapevolezza, pratica formale, pratica informale, pratiche di mindfulness, presente, protocolli basati sulla mindfulness, protocollo di mindfulness interpersonale, protocollo mbsr, protocollo mbsr chiavari, protocollo mbsr genova, protocollo MBSR torino Niccolò gorgoni, protocollo mindfulness, protocollo mindfulness interpersonale, protocollo mindfulness torino, rabbia, relazioni, silenzio, spiritualità del corpo, stereotipi, stress relazionale

Foglie piccole nella pianura sconfinata della vita

22/11/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Quanti particolari hanno i nostri ricordi? Con quanta precisione ricordiamo quella volta che siamo stati felici, quella volta che ci siamo sentiti fortunati, quella volta che siamo stati contenti di come erano andate le cose? Sono ricordi che sollevano ancora ondate di sentimento, soddisfazione, sensazione corporee? Si sviluppano come un film, come una pellicola alla moviola?

Con quanta precisione ricordiamo quella volta che ci siamo sentiti soli, oppure quella volta che ci siamo sentiti tristi, o quella volta in cui abbiamo fallito un compito? Sono ricordi densi di particolari, pieni di azione, con molti dettagli o sono una specie di fermo immagine? Una fotografia statica che dipinge una scena triste e basta?

Perchè la memoria è davvero una strana capacità: per rimanere fluida, per ricordare con precisione ha bisogno della felicità che nasce da un corpo vitale. I nostri ricordi tristi sono immagini generalizzate, che ci fanno trarre conclusioni valide sempre: conclusioni sbagliate. Sbagliate proprio perchè nascono da un restringimento della consapevolezza disegnato dal fermo immagine. Chiudono il campo visivo a tutto il resto e tengono fermo l’aspetto traumatico. Per trarre conclusioni serene abbiamo bisogno di vedere tutta la ricchezza della nostra vita, tutta la ricchezza delle situazioni di vita.

Se hai tanti fermi immagine nella tua memoria, tante fotografie di ricordi in bianco e nero, è arrivato il momento di liberare la mente, di considerare quelle fotografie delle illusioni ottiche disegnate dalla lente dell’umore. A quei fermi immagine corrispondono aree del tuo corpo altrettanto ferme: ferme perché non percepite. Ferme perchè non vitali. Non puoi rimetterle in moto con la volontà, scacciando i ricordi, scacciando i pensieri. Rimetti in vita il tuo corpo e questi fermi immagine svaniranno come neve al sole. Cercare di scacciare queste memorie con i pensieri o con le parole è come cercare di far partire una macchina senza accendere il motore: fai una grande fatica e – finita la discesa, finito l’abbrivio – si fermerà di nuovo.

Se i tuoi ricordi sono vividi, ricchi di particolari, con una grande sequenza di scene vuol dire che sono davvero ricordi. Se sono fotografie statiche vuol dire che sono traumi e, per i traumi, la memoria non serve che a ri-alimentare il trauma: lasciale andare come piccole foglie nella pianura sconfinata della nostra vita.

Ogni approccio terapeutico che miri a radicare una persona nella realtà deve produrre un rilasciamento delle tensioni muscolari. Nell’analisi bioenergetica questo viene fatto mettendo la persona a contatto con le proprie tensioni, aiutandola a percepirle. Si può chiedere alla persona di compiere alcuni movimenti espressivi che siano in grado di attivare l’area immobilizzata e, successivamente si può aiutare la persona a rendersi conto del significato di queste tensioni: 1) quali impulsi vengono impediti dalla tensione?; 2) che ruolo ha la tensione nell’economia energetica del corpo?; 3) quale effetto ha sul comportamento e l’atteggiamento? Alexander Lowen

Pratica del giorno: Grounding o meditazione camminata

© Nicoletta Cinotti 2016 Mindfulness e bioenergetica Foto di ©sinetempore

Archiviato in:bioenergetica Contrassegnato con: alexander lowen, analisi bioenergetica, ciclo di gruppi, ciclo di gruppi terapeutici, consapevolezza, corpo, felicità, grounding, meditazione, mindful, mindfulness, mindfulness e bioenergetica, Nicoletta Cinotti, parole, pensieri, prati, protocolli basati sulla mindfulness, protocolli mindfulness, protocollo MBCT, protocollo mbsr, trauma

  • Vai alla pagina 1
  • Vai alla pagina 2
  • Vai alla pagina successiva »

Footer

Sede di Genova
Via XX Settembre 37/9A
Sede di Chiavari
Via Martiri della Liberazione 67/1
Mobile 3482294869
nicoletta.cinotti@gmail.com

Iscrizione Ordine Psicologi
della Liguria n°1003
Polizza N. 500216747, Allianz Spa
P.IVA 03227410101
C.F. CNTNLT59A71H980F

  • Condizioni di vendita
  • Privacy e Cookie Policy
  • FAQ
  • Iscriviti alla Newsletter

Le fotografie di questo sito sono state realizzate da Rossella De Berti e Silvia Gottardi
Concept e design Marzia Bianchi

Impostazioni Cookie

WebSite by Black Studio