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natale

Liberarsi dalla stagnazione

11/12/2022 by nicoletta cinotti

Questo periodo ci chiede tempo

[box] Vigilare è la capacità di ritornare a prendersi il tempo necessario per aver cura della qualità non puramente clinica e commerciale della vita. Carlo Maria Martini[/box]

Dicembre sembra essere il mese in cui il tempo si accorcia e non solo perchè si riducono le ore di luce. Le ore di lavoro aumentano in vista delle prossime vacanze. Gli impegni extra-lavorativi crescono, sempre per la stessa ragione. È il momento dell’anno in cui ho più chiara la limitatezza del tempo. Non credo che capiti solo a me. In più, come se non bastasse, ci sono un sacco di cose da organizzare: acquisti natalizi, menù, regali. Insomma se pianificare è qualcosa che dà a sensazione di avere poco tempo rispetto a tutto quello che dobbiamo fare, durante questo periodo di attesa possiamo arrivare a sentire che  di tempo proprio non ne abbiamo.

Se sentirci padroni del tempo dà un’illusione di potenza, il fatto che svanisca così facilmente tra le mani finisce per darci una sorta di pacata impotenza. La sensazione di essere persi in partenza. Così non ho trovato di meglio da fare, per riprendere tempo che semplificare. Semplificare la lista delle cose da fare lasciando quelle davvero essenziali. Semplificare mi ha fatto un regalo: mi sono accorta di quanta stagnazione appesantiva la mia vita.

Semplificare il menù, semplificare i regali. Sostituire qualche regalo con del tempo passato insieme a chiacchierare.  Una cosa però che mi ha restituito tempo è stato mettere mano alla stagnazione: cose lasciate immobili, un po’ abbandonate e  molto dimenticate. Oggetti, progetti, aspetti a cui dedicare attenzione e che invece ho lasciato impolverare dal tempo e dalla distrazione. Come se aspettassero qualcosa e visto che questo è il tempo dell’attesa ho voglia di dare a questa stagnazione un po’ di movimento.

La solitudine della stagnazione

È strano ma associo la stagnazione alla solitudine. Forse mi ricordo di qualche vecchio film da bambini in cui i giocattoli non più usati si sentono soli. Forse considero la stagnazione una sorta di abbandono di parti di noi che suscitano imbarazzo o che non vogliamo guardare. La solitudine non è una esperienza rara: è l’esperienza che ci permette di definirci e, in questo senso, è necessaria e positiva. L’abbandono non lo è: non è positivo né creativo. È un modo per aggirare il lasciar andare e il dolore della fine. In realtà a Natale non abbiamo bisogno di sentirci buoni: abbiamo bisogno di non sentirci soli e di sentirci liberi dalla polvere della stagnazione. Una polvere che si manifesta come noia. Anche la perfezione può essere noiosa perchè manca del senso della scoperta e della novità.

 

La perfezione e la delusione

Questo è il momento in cui possiamo essere tentati dalla perfezione. Dall’idea che le cose possano o debbano essere perfette: giuste, preparate, adatte. Aumentano le aspettative e quindi aumenta il rischio di delusione. Essere consapevoli della propria spinta perfezionistica e degli ideali che abbiamo sul il giorno di Natale può aiutarci a ridimensionare un po’ le cose. Un modo utile per non cadere nella trappola della perfezione.

Non lasciamoci condizionare dall’immagine patinata che ci viene offerta: la realtà è diversa. Forse, nella sua complessità, è anche più bella. Perchè è più autentica, ma non è patinata.

Mamma mia quanto cibo!

Qualsiasi festa è celebrata dal cibo e questa stagione è quasi dovunque una esaltazione del cibo. Cibo regalato, cibo comprato, cibo cucinato. Cibi esotici, cibi tipici. Cibo! Il cibo può essere anche un modo per aumentare la stagnazione e per compensare la noia della stagnazione perché correla con due aspetti: avidità e senso di colpa, ingredienti essenziali di ogni stagnazione.

A volte penso che il vero problema legato al cibo non sia tanto il sovrappeso – di cui solo alcuni sono colpiti – ma il senso di colpa che, invece, riguarda la maggioranza di noi. Salutisti in prima linea, che trasformano i pasti in un conteggio di colesterolo, trigliceridi, glicemia, in un misto di deprecazione per quello che mangiano gli altri e senso di colpa per quello che mangiano loro. C’è un bellissimo libro di Thich Nhat Hanh che consiglio Savor (Mangiare in consapevolezza) delizioso quanto un cibo prelibato. In alternativa – sul cibo non riesco a trattenermi – possiamo usare l’ABCDE

  • Attenzione: non mangiare senza accorgertene
  • Basta sentire il senso di sazietà perchè il cibo non faccia male
  • Continua a masticare prima di ingoiare
  • Degusta quello che mangi, per quanto semplice sia
  • Evita la distrazione: non usare il cibo come passatempo da fare insieme ad altre cose.

Potremmo usare l’ABCDE anche per la stagnazione, come antidoto a questa stasi:

Abbastanza: quello che eccede diventa stagnante

Basta così: riconoscere il limite nel dare e nel ricevere restituisce movimento

Creatività: quando la nostra vita è stagnante è perchè manca di creatività

Donare: quello che è stagnante per noi può essere utile per altri. Regalarlo lo rimette in circolazione

Esprimere: una parte rilevante di stagnazione è legata alle cose che non diciamo. Per paura o per compiacenza, poco importa: esprimere cambia il senso  e il significato delle cose.

La famiglia: che non sia il luogo della stagnazione

Il Natale è una festa familiare e, a dire la verità, non per tutti questa è una buona notizia. Riemergono vecchie tensioni, vecchie modalità di stare in relazione. Inoltre per molte famiglie la stagnazione è la regola: ti vedono sempre nello stesso modo, un modo di essere che non esiste più. Le famiglie possono aver paura degli aggiornamenti che testimoniano che il tempo passa e che le cose finiscono. Non è salutare mantenere troppa stabilità. Difficoltà e rancori possono tornare a galla. Ogni famiglia ha il suo modo di gestire le difficoltà. C’è chi preferisce l’indifferenza, parente stretta della stagnazione, chi esplode in un conflitto. Quanto più una famiglia è incapace di dare riconoscimento del cambiamento dei suoi membri, tanto più vira verso modi dis-funzionali di funzionamento.

Il segreto del Natale per me

Io a Natale cambio. È come se, dopo l’autunno in cui sto abbastanza in letargo, mi svegliassi con l’inizio dell’Avvento. Ogni anno è così. Faccio bilanci, cambio cose, mi riempio di ricordi, riflessioni. Verso lacrime : alcune di gioia e altre amare. Ogni anno il Natale mi ribalta. Vecchie memorie attivano nuove risorse: quest’anno il tema è liberarmi dalla stagnazione. Mi sono accorta che lascio delle cose stagnanti come se mi dovessi rassicurare che non cambierà nulla. Non è così e ho deciso di liberarmi dalla stagnazione. Vorrà dire buttar via qualcosa, scegliere cosa tenere ma soprattutto mettere insieme le mie due nature: il vecchio Bukowski e l’acuta Szymborska. Il vecchio Bukowski che abita in me è quella parte franca e diretta che mi fa dire la verità come se fossi sbronza anche quando sono sobria, anzi sobrissima visto che non bevo. Prende allegro il sopravvento e mette per un po’ in sordina Wislawa (Szymborska). Si stanno simpatici – gran fumatori entrambi anche se io non fumo – ma hanno caratteri diversi. Lui è la mia anima ribelle che ogni Natale torna, regalo spesso indesiderato quanto vitale e necessario. Lei è ironica e leggera e transita meglio la primavera. Lui, spesso, è un po’ dissacratorio, giusto per il piacere di scandalizzare. Poi arriva Gennaio e le cose tornano a posto. In modo diverso però perchè il Natale, per me, è la festa della creatività.

© Nicoletta Cinotti 2022

 

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Le cose succedono in mezzo (anche per il Natale)

25/12/2021 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Per qualche strana ragione tendiamo a pensare che le cose avvengano in un momento preciso. Che Natale accada il 25 Dicembre, che la fine dell’anno sia il 31 dicembre. Che l’incontro con il nostro amico sia stato quando ci siamo incontrati a cena. In parte è vero ma, per la maggior parte, non è così.

Le cose avvengono nello spazio tra un incontro e l”altro. Così Natale avviene durante l’anno e quel giorno semplicemente si solidifica, prende una forma che è strettamente collegata a quello che è successo durante l’anno. E, per quanto lo prepariamo, non possiamo dargli una forma diversa da quella che si è strutturata durante l’anno.

Il fatto che le cose succedano in mezzo cambia completamente la prospettiva sul fare le cose bene o sbagliare. Siccome le cose accadono nella transizione è possibile che ci siano errori: possiamo preparare bene un giorno ma gli altri 364 andranno un po’ a vanvera sicuramente. Così potremmo finalmente rilassarci e dire a noi stessi che Natale l’abbiamo già preparato durante tutto l’anno, che è quella preparazione invisibile che darà forma alla nostra giornata. Potremmo anche dirci che i compiti fatti la notte prima dell’esame non servono a riparare mesi di non studio ma che sono sempre meglio di niente. Potremmo anche dirci che un po’ di fortuna ci vuole in tutte le cose e che quindi, anche se ci aspettiamo un disastro, potremmo scoprire che invece c’è parecchio affetto in circolazione.

E poi, dal 26 Dicembre ci rimettiamo a prepararlo in quella transizione in cui, siccome non è il giorno di festa, siamo proprio come siamo, distratti, disordinati, sbadati e pieni di errori. Anzi un errore continuo tutto l’anno che festeggiamo proprio il giorno di Natale!

Fare qualcosa con un impegno sincero, che coinvolge errore dopo errore, è come parlare con Dio ma in una lingua diversa. Gail Sher

 

© Nicoletta Cinotti 2021

 

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Tempo di avvento e di auguri

20/12/2018 by Valeria Maggiali

Essere luminosi nei pensieri e negli atti, essere in pace con il nostro vivere, senza desiderare questa o quella cosa, imparare a conoscersi e ad agire nel movimento della vita, queste sono le regole di vita che propone lo Yoga.
(Yoga Sutra, Patanjali)

Tante sono le cose che vorrei mettere sotto l’albero,

la prima forse è una notte intera di riposo. E un massaggio, una musica e un libro che mi rapiscano per qualche momento…poi ci sono i regali che mettono ogni giorno i miei bimbi, gli abbracci e i baci pronti per te mamma, i diversi modi di pronunciare questa parola, gli abbracci stretti che chiedono proteggimi, ho paura e quelli che finiscono in solletico e risate. Ci sono quelli rubati, tra me e mio marito ad esempio, sguardi, intese, attimi in cui ci concediamo la vulnerabilità e riscopriamo la vicinanza, nonostante il treno sul quale ci troviamo vada un po’ troppo veloce e ci trovi stanchi a volte già ad inizio giornata. Ci sono quelli inattesi, le amiche che bussano alla porta, la vicina che chiama per farti la spesa, nuovi motivi per amare i propri genitori, un nipote che ti aspetta o la gioia della condivisione autentica.

Che cosa ci aspetta, da cosa siamo attesi e cosa aspettiamo?

Così abbiamo iniziato ad esplorare l’avvento, attraverso il corpo e questa esplorazione ha dischiuso alcune intuizioni che condivido qui.

Lo Yoga è un’ottima opportunità per essere curiosi riguardo a chi si è.
(Jason Crandell)

Innanzitutto ho scoperto in me che l’urgenza di fare regali risponde al desiderio di colmare l’attesa che c’è tra il distacco e l’incontro. Spesso quando non sono con i miei bimbi o mio marito, ho voglia di comprare loro un regalo per tornare con qualcosa che dica loro che sono stati pensati e a me che non sono sola, che sono una brava mamma, moglie, che…confermi che c’è una relazione che mi aspetta e che aspetto. Quindi resisterò all’impulso di riempire e meno sono i regali sotto l’albero quest’anno. Uno di quelli che mi sta impegnando di più è “essere presente” per chi non vedo da tempo.

E poi che educare i miei bimbi all’attesa e stare insieme a loro nel “non adesso, non ancora, dopo, domani…” richiede impegno, non è cosa semplice e immediata. Richiede presenza attiva, testimoniare che nell’attesa c’è spazio per il nuovo e il desiderio, che c’è lo spazio della consapevolezza e del corpo…più lento rispetto alla mente sempre connessa.

Ho scoperto che mi aspetta un amore infinito, delicato, prezioso ed esigente. Che mi aspetta una me che non ha mai fatto la mamma prima d’ora e che si trova bene in questi panni e che aspetto di provare compassione e gentilezza senza sforzo, mentre mi aspettano compassione e gentilezza unite alla fatica di lasciare ciò che conosco, quello che chiamo rigidità e dovere, la presunzione di sapere come le cose devono andare sempre e lo sforzo di farle andare in quella direzione.

E da queste intuizioni i miei auguri yogici, perché nati dalla consapevolezza del corpo:

 

Auguro a ciascuno di voi di godere dell’attesa,

godere dello spazio vuoto, del tempo che ci vuole ad imparare una cosa nuova, dell’incertezza del come sarà rincontrarsi, iniziare o ricominciare, godere della preparazione, del desiderio prima che della sua realizzazione.

Auguro a ciascuno di voi di riconoscere di avere un corpo che ci aspetta, sempre e nonostante tutto. Un corpo meravigliosamente unico e lento abbastanza da riportarci con le radici a terra e trattenere un po’ più a lungo i segni di ciò che ci ha resi chi siamo oggi.

Vi auguro di non stare troppo a lungo “con le gambe sotto il tavolo” in queste feste, ma uscire a sentire l’aria fresca, muovervi semplicemente per godere del corpo a ritmo del respiro. Vi auguro di fare una corsa, una risata che parta dalla pancia o di stare seduti abbastanza consapevolmente da ascoltare con entrambe le orecchie e tutto il cuore!

Buone feste movimentate allora!

Valeria

 

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Il giorno del nido

26/12/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Abbiamo appena passato il giorno del nido. Sia che l’abbiamo fatto in famiglia, che con amici, da soli o in compagnia, abbiamo fatto i conti con quanto ci sentiamo amati e l’abbiamo misurato nella metrica dell’appartenenza.

Avere qualcuno con cui passare il Natale è la metrica dell’appartenenza: misurare la natura del nido è la metrica dell’amare e dell’essere amati.

Poi è vero, riempiamo il nido di tante altre cose: cibo, regali, biglietti, messaggi, telefonate ma tutti questi sono accessori a quell’enorme, primordiale desiderio di appartenenza, di terra, di nido, di caldo, di famiglia, vera o acquisita.

Celebriamo il nido per il senso di sicurezza che la vicinanza ci concede, per il conforto e la protezione. È un giorno in cui gli assenti mancano di più e i presenti contano di più. Il suo effetto si spalma nei giorni successivi ma dopo riprendiamo il lento cammino nel mondo. Riprendiamo distanza, autonomia, riprendiamo la vita consueta e anziché nel nido spesso ci troviamo fuori dal nido: caduti o volutamente allontanati.

L’anno però ha un centro che va al di là di ogni altra misurazione: quanto appartengo e quanti mi appartengono. Di quale mondo mi sento parte e quanto è grande, almeno per un giorno, la nostra voglia di stare insieme. Di essere gruppo anziché singoli.

In fondo tutte le feste sono così: memoria del giorno del nido, memoria delle nostre metriche di amore e appartenenza.

L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé…Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi. Giorgio Gaber

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro

© Nicoletta Cinotti 2017 Un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale

Foto di © <NERVO> Luca

 

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La letterina di Natale

24/12/2016 by nicoletta cinotti 5 commenti

Non so se i bambini scrivono ancora la letterina di Natale. Quella che mettevo tra il piatto fondo e quello piano. Oppure, quando ero proprio impaziente, direttamente sul piatto dell’antipasto. Per vedere subito l’effetto che faceva a mio papà. La scrivevo a lui e lui estendeva il contenuto a mia mamma. Chissà se ha mai capito che avevo una cotta per lui.

La vera lotta era farla personale: vincere la tendenza della maestra a renderla banale. Aggirare la fatidica frase “prometto che sarò più buona” che cercavo sempre di presentare con qualche variante. Alcune comiche “sembro cattiva a volte ma lo faccio per non farti annoiare”; altre lacrimose “quando sono tanto triste divento disubbidiente”. In realtà me le cancellava sempre e allora le dicevo a voce.

Questa volta la letterina di Natale la scrivo a te, che mi stai leggendo in questo momento. Quando mi metto al computer penso sempre al tuo viso, alla tua vita, a come stai e a come stanno andando le cose. Così, anche se non sempre ti conosco, io parlo sempre a qualcuno che mi è caro e conosciuto. Come te.

Non potrei scrivere anonimamente senza che la tua vita si intrecciasse con la mia. A volte mi rispondi mandandomi una mail, altre volte ci incontriamo davvero e ci guardiamo, veloci o calmi non importa, negli occhi. E tutto prende un calore che poi finisce nelle parole che scrivo. Che sono pagine delle riflessioni nate dall’incontro reale con persone reali. Che ogni giorno mi toccano e, silenziosamente, mi trasformano.

Non ti dirò che diventerò più buona: il mio impegno è quello di essere autentica e di mostrare con dignità graffi e colori, alcuni luminosi e altri scuri. Non ti dirò che diventerò più buona perchè vorrei augurarti e augurarmi una vita in cui gli errori sono solo sfumature di apprendimento e il tempo una linea con imprevedibili variazioni. Vorrei augurarti il miracolo di Natale: quello che – in un momento – ci fa cogliere la pienezza del presente. E ringraziarti perchè scriverti, ogni mattina, ha reso la mia vita più ricca. E felice.

Ho sentito dire come al cantare del gallo, gli spiriti vaganti nel mare, nel fuoco e nella terra, ritornano di gran lena ai loro nascondigli. Alcuni dicono che durante il Natale il gallo canti senza sosta, e per questo motivo gli spiriti non posso girovagare, le notti sono salubri e le fate non possono fare incantesimi, né le streghe possono fare fatture, tanto quel tempo è santo e colmo di grazia.

Dall’Amleto William Shakespeare

Pratica di Mindfulness: La pratica della gentilezza (Meditazione live)

© Nicoletta Cinotti 2016 Foto di ©Hic et illic

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Natale sei tu

24/12/2015 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Natale sei tu

Natale sei tu, quando decidi di nascere di nuovo ogni giorno e lasciare entrare Dio nella tua anima.
L’ albero di Natale sei tu quando resisti vigoroso ai venti e alle difficoltà della vita.
Gli addobbi di Natale sei tu quando le tue virtù sono i colori che adornano la tua vita.
La campana di Natale sei tu quando chiami, congreghi e cerchi di unire.
Sei anche luce di Natale quando illumini con la tua vita il cammino degli altri con la bontà la
pazienza l’allegria e la generosità. Gli angeli di Natale sei tu quando canti al mondo un
messaggio di pace di giustizia e di amore. La stella di Natale sei tu quando conduci qualcuno
all’ incontro con il Signore.
Sei anche i re magi quando dai il meglio che hai senza
tenere conto a chi lo dai. La musica di Natale sei tu
quando conquisti l’armonia dentro di te.
Il regalo di Natale sei tu quando sei un vero amico e
fratello di tutti gli esseri umani.
Gli auguri di Natale sei tu quando perdoni e ristabilisci
la pace anche quando soffri.
Il cenone di Natale sei tu quando sazi di pane e di
speranza il povero che ti sta di fianco.
Tu sei la notte di Natale quando umile e cosciente ricevi
nel silenzio della notte il Salvatore del mondo senza
rumori né grandi celebrazioni.
Papa Francesco

Foto di © Annamaria Rizzi

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