“La perfezione del volo sta nell’atterraggio. E’ quello il momento in cui si restituisce l’anima all’equilibrio” -M. Biasotti
Yoga ed equilibrio
un binomio di cui si parla spesso ed in entrambe le direzioni. Si dice che praticare Yoga migliori l’equilibrio e che a chi ha buon equilibrio e flessibilità si consiglia lo Yoga.
Molte persone, tra quelle che ho incontrato nella pratica, sostengono aver difficoltà con l’equilibrio e le reazioni di fronte alla non riuscita della posizione sono davvero molto varie, dallo stupore alla rabbia e a quella estrema della rinuncia.
Insisto spesso sul fatto che lo Yoga sia una pratica e come tale richiede costanza e presenza, energia e investimento, un piccolo spazio nella nostra agenda settimanale, non richieste invece sono particolari capacità tecniche o fisiche.
Due parole sull’equilibrio quindi, la prima, l’ha sintetizzata perfettamente mio marito, ovvero,
per trovare l’equilibrio occorre perderlo.
Questa sintesi deriva da anni di insegnamento di acroyoga, una disciplina relazionale, ovvero dove la ricerca dell’equilibrio si gioca tra due persone, due corpi che insieme dialogano per trovare punti di stabilità.
Si parla di ricerca di equilibrio appunto, non di un punto fermo, si tratta quindi di continui aggiustamenti, di navigare l’incertezza,
“trovare l’equilibrio è permettersi di perderlo” 
dico io, per poi ritrovarlo e perderlo ancora nel continuo gioco a cui noi esseri umani abbiamo dato il via, ovvero lo stare in posizione eretta.
Il controllo a cui tutti aspiriamo è forse il principale ostacolo all’equilibrio, pensiamo ad un funambolo, camminare sul filo è un continuo gioco tra stare e lasciare. Anche il nostro stare in piedi è un continuo protendersi in avanti, perdere per un attimo l’equilibrio e poi ritrovarlo mettendo l’altro piede a terra.
“Se vuoi fare un passo avanti devi perdere l’equilibrio per un attimo” -M. Gramellini
Sperimentiamo
Vi propongo un semplice esercizio che dice questa dinamicità e che permette di sentire l’equilibrio in maniera più sottile.
Mettetevi in piedi, piedi alla larghezza delle anche, ginocchia morbide, chiudiamo gli occhi e facciamo qualche respiro portando l’attenzione ai nostri piedi, ci accorgeremo di quanti piccoli movimenti fa il nostro corpo per mantenerci in quella posizione.
Pensiamo ai bambini che imparano la posizione eretta, quanto tempo impiegano nella sperimentazione della perdita dell’equilibrio?
Lo sguardo
In questo semplice esercizio ci accorgiamo dell’importanza degli occhi, chiuderli toglie un riferimento che utilizziamo in maniera automatica. Posare lo sguardo infatti è una grande fonte di equilibrio. Per entrare in un’asana complessa, tenerlo fisso nel mentre il corpo si muove permette di focalizzare l’attenzione e rallentare alla ricerca di un nuovo equilibrio.
La lentezza 
è un altro ingrediente fondamentale, muoversi lentamente in una posizione d’equilibrio o da una all’altra, permette ai muscoli stabilizzatori di lavorare insieme alla nostra mente verso quella direzione.
La lentezza permette di sentire e allenare, affinare quello che in fisiologia è propriamente
il senso dell’equilibrio, ovvero il senso della posizione e del movimento del corpo nello spazio.
Molto spesso trovare l’equilibrio su un piede solo non richiede un grande spostamento del corpo verso quella direzione, quanto un riallineamento. Basta l’intenzione dello spostamento ed eccoci stabili come fenicotteri.
Questa è un informazione che trovo interessante come insegnante che lavora col corpo e crede nel suo insegnamento: la nostra mente va molto oltre il necessario!
La figura che abbiamo dell’asana perfetta nella nostra mente, quasi mai corrisponde alla sensazione corporea che abbiamo quando stiamo facendo quell’asana. Metterle insieme, riallineare, ritrovare l’equilibrio tra mente e corpo, l’integrazione è lo scopo dello Yoga, e molto spesso non si tratta di un punto fermo, ma è dinamica, così come la nostra crescita.
Da vocabolario l’equilibrio, si definisce tra due forze opposte e contrarie e per definizione allora lo Yoga è una costante ricerca di equilibrio, in ogni posa, o asana , cerchiamo stabilità e confortevolezza, parti del corpo si attivano e altre si rilassano.
Stabilità e arrendevolezza
Dagli Yoga Sutra di Patanjali, uno dei pochi testi antichi sullo Yoga, impariamo questa meraviglia che è lo Yoga: continua ricerca di equilibrio tra stabilità e arrendevolezza, forza e grazia.
Concludo con le parole di una praticante yoga che mi ha scritto nel mentre ero alle prese con questo articolo, dopo aver praticato una classe di sperimentazione ed equilibrio:
“ho scoperto che scarseggio di equilibrio (cosa strana per me sia da un punto di vista fisico sia comportamentale, sono sempre razionale ed equilibrata) . E ho scoperto di essere contenta di non essere troppo equilibrata fisicamente e spero di esserlo meno anche nella vita. Lasciare andare un po’ di più”. (C.P.)
Non potevo trovare parole migliori per dire questa relazione tra Yoga ed equilibrio. Questo è lo Yoga che amo, non la perfezione delle posizioni, ma l’ascolto del corpo e la sua saggezza, che ha effetti duraturi sulla vita quotidiana perché stimola nuove connessioni grazie ad una nuova presenza corporea. Questa è la vitalità che nasce dalla pratica!
“Lo yoga è azione e si compone di disciplina, studio di sé ed abbandono” – Patanjali, Yoga Sutra
Sull’equilibrio, lo Yoga e la vitalità guarda qui: Bioenergetica e Yoga:10 classi di lavoro corporeo
Qui il calendario della mie classi online: Yoga_seeds classi Vinyasa Yoga