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Vinyasa Yoga

Yoga…questione di equilibrio?!

23/11/2020 by Valeria Maggiali

“La perfezione del volo sta nell’atterraggio. E’ quello il momento in cui si restituisce l’anima all’equilibrio” -M. Biasotti

Yoga ed equilibrio

un binomio di cui si parla spesso ed in entrambe le direzioni. Si dice che praticare Yoga migliori l’equilibrio e che a chi ha buon equilibrio e flessibilità si consiglia lo Yoga.

Molte persone, tra quelle che ho incontrato nella pratica, sostengono aver difficoltà con l’equilibrio e le reazioni di fronte alla non riuscita della posizione sono davvero molto varie, dallo stupore alla rabbia e a quella estrema della rinuncia.
Insisto spesso sul fatto che lo Yoga sia una pratica e come tale richiede costanza e presenza, energia e investimento, un piccolo spazio nella nostra agenda settimanale, non richieste invece sono particolari capacità tecniche o fisiche.
Due parole sull’equilibrio quindi, la prima, l’ha sintetizzata perfettamente mio marito, ovvero,

per trovare l’equilibrio occorre perderlo.

Questa sintesi deriva da anni di insegnamento di acroyoga, una disciplina relazionale, ovvero dove la ricerca dell’equilibrio si gioca tra due persone, due corpi che insieme dialogano per trovare punti di stabilità.
Si parla di ricerca di equilibrio appunto, non di un punto fermo, si tratta quindi di continui aggiustamenti, di navigare l’incertezza,

“trovare l’equilibrio è permettersi di perderlo”

dico io, per poi ritrovarlo e perderlo ancora nel continuo gioco a cui noi esseri umani abbiamo dato il via, ovvero lo stare in posizione eretta.
Il controllo a cui tutti aspiriamo è forse il principale ostacolo all’equilibrio, pensiamo ad un funambolo, camminare sul filo è un continuo gioco tra stare e lasciare. Anche il nostro stare in piedi è un continuo protendersi in avanti, perdere per un attimo l’equilibrio e poi ritrovarlo mettendo l’altro piede a terra.

“Se vuoi fare un passo avanti devi perdere l’equilibrio per un attimo” -M. Gramellini

Sperimentiamo

Vi propongo un semplice esercizio che dice questa dinamicità e che permette di sentire l’equilibrio in maniera più sottile.
Mettetevi in piedi, piedi alla larghezza delle anche, ginocchia morbide, chiudiamo gli occhi e facciamo qualche respiro portando l’attenzione ai nostri piedi, ci accorgeremo di quanti piccoli movimenti fa il nostro corpo per mantenerci in quella posizione.
Pensiamo ai bambini che imparano la posizione eretta, quanto tempo impiegano nella sperimentazione della perdita dell’equilibrio?

Lo sguardo

In questo semplice esercizio ci accorgiamo dell’importanza degli occhi, chiuderli toglie un riferimento che utilizziamo in maniera automatica. Posare lo sguardo infatti è una grande fonte di equilibrio. Per entrare in un’asana complessa, tenerlo fisso nel mentre il corpo si muove permette di focalizzare l’attenzione e rallentare alla ricerca di un nuovo equilibrio.

La lentezza

è un altro ingrediente fondamentale, muoversi lentamente in una posizione d’equilibrio o da una all’altra, permette ai muscoli stabilizzatori di lavorare insieme alla nostra mente verso quella direzione.
La lentezza permette di sentire e allenare, affinare quello che in fisiologia è propriamente

il senso dell’equilibrio, ovvero il senso della posizione e del movimento del corpo nello spazio.

Molto spesso trovare l’equilibrio su un piede solo non richiede un grande spostamento del corpo verso quella direzione, quanto un riallineamento. Basta l’intenzione dello spostamento ed eccoci stabili come fenicotteri.

Questa è un informazione che trovo interessante come insegnante che lavora col corpo e crede nel suo insegnamento: la nostra mente va molto oltre il necessario!

 

La figura che abbiamo dell’asana perfetta nella nostra mente, quasi mai corrisponde alla sensazione corporea che abbiamo quando stiamo facendo quell’asana. Metterle insieme, riallineare, ritrovare l’equilibrio tra mente e corpo, l’integrazione è lo scopo dello Yoga, e molto spesso non si tratta di un punto fermo, ma è dinamica, così come la nostra crescita.

Da vocabolario l’equilibrio, si definisce tra due forze opposte e contrarie e per definizione allora lo Yoga è una costante ricerca di equilibrio, in ogni posa, o asana , cerchiamo stabilità e confortevolezza, parti del corpo si attivano e altre si rilassano.

 

Stabilità e arrendevolezza

Dagli Yoga Sutra di Patanjali, uno dei pochi testi antichi sullo Yoga, impariamo questa meraviglia che è lo Yoga: continua ricerca di equilibrio tra stabilità e arrendevolezza, forza e grazia.
Concludo con le parole di una praticante yoga che mi ha scritto nel mentre ero alle prese con questo articolo, dopo aver praticato una classe di sperimentazione ed equilibrio:

“ho scoperto che scarseggio di equilibrio (cosa strana per me sia da un punto di vista fisico sia comportamentale, sono sempre razionale ed equilibrata) . E ho scoperto di essere contenta di non essere troppo equilibrata fisicamente e spero di esserlo meno anche nella vita. Lasciare andare un po’ di più”. (C.P.)

Non potevo trovare parole migliori per dire questa relazione tra Yoga ed equilibrio. Questo è lo Yoga che amo, non la perfezione delle posizioni, ma l’ascolto del corpo e la sua saggezza, che ha effetti duraturi sulla vita quotidiana perché stimola nuove connessioni grazie ad una nuova presenza corporea. Questa è la vitalità che nasce dalla pratica!

“Lo yoga è azione e si compone di disciplina, studio di sé ed abbandono” – Patanjali, Yoga Sutra

Sull’equilibrio, lo Yoga e la vitalità guarda qui: Bioenergetica e Yoga:10 classi di lavoro corporeo

 

 

Qui il calendario della mie classi online: Yoga_seeds classi Vinyasa Yoga

 

 

 

 

Archiviato in:Valeria Maggiali, Vinyasa Yoga, Yoga Contrassegnato con: bioenergetica, equilibrio, vinyasayoga, Yoga

Essere mamma nell’incertezza

10/05/2020 by Valeria Maggiali

“You are her soft miracle” (Nikita Gill)

Oggi celebriamo il giorno delle mamme, offriamo un intero giorno del calendario e almeno due settimane di annunci pubblicitari a questa figura, il cui nome è sulle nostre labbra per tutta la vita, pur vivendo profondità e significati molto diversi.

Essere Uno

Per molto tempo viviamo nella memoria dell’essere stati Uno e mamma fa sentire nelle viscere che cosa significa “casa”. Nella gioia e nel dolore, a seconda di come viviamo questo tempo di memoria dell’Uno (l’attaccamento) e ci prepariamo a diventare due, il nostro muoversi nel mondo avrà un peso o una leggerezza completamente diversi. Il mio figlio più piccolo (due anni appena compiuti) ha cominciato a dormire nel letto a castello con suo fratello, e non appena tocca lo stato di veglia mi chiama “mamma” e a volte aggiunge “sono triste, ho paura, vieni, latte, …” oppure usa il tono per esprimere l’emozione dalla quale mi chiama. Queste piccole aggiunte mi permettono di raggiungerlo esattamente li dov’è e mi dicono che non siamo più Uno. Ora il suo dire mamma è anche dire “Io” e mi fa tanta tenerezza questa novità.

Il suo chiamarmi è stato a lungo un urlo che alla fine ha sciolto un iceberg di rabbia mista a tristezza e dolore in me, l’essere mamma dopo di lui ha dato nuove sfumature alla maternità: l’incertezza, l’accoglienza dell’imperfezione, il realizzare di avere un metro con cui si misura l’amore, ma che a fare l’amore si è almeno in due e un metro solo, non funziona proprio, la profondità dell’incontrarsi nella parte più oscura di noi e che si può essere mamme anche con le parti oscure di noi, i nostri figli adorano chiamarle a giocare con loro 😉

Di mamme e super eroi

E poi c’è la mamma super eroe, io sono in questa fase per i miei figli, mi attribuiscono super poteri che non ho realmente, ma che in un certo senso spronano, anticipano in me. Questo mi fa sentire un senso di colpevolezza, a volte, rispetto alla presenza. I super poteri sono sempre legati alla presenza, al fare delle cose insieme, al mettere insieme i pezzi della giornata, al dare un significato a quello che è successo, al trasformare una caduta in un motivo di abbraccio…e io so che a volte pecco di “presenza-assenza”, ovvero in quel gesto non c’ero, l’hanno anticipato loro e io mi ci sono ritrovata. Magari c’era papà con loro, ma attribuiscono a me il salvataggio in quanto mamma.

Dell’incertezza

In questo tempo come genitori siamo stati chiamati tutti alla vicinanza, mamme in smart working…mi sono domandata spesso smart per chi?! Ieri sera leggevo l’ennesima previsione sui tentativi di ricostruzione della socialità che tengano conto dell’incertezza che questo virus ha disseminato nelle relazioni. SI diceva che noi genitori dobbiamo svegliarci, che futuro daremo ai nostri figli accettando queste norme di distanziamento sociale? questa frase ha incontrato la parola mamma dentro di me, come la pronuncio io, tanto legata ad un senso di ribellione e nello stesso tempo la mamma super eroe dei miei bambini e sono stata con un misto di confusione, rabbia e impotenza. E poi ho trovato pace in questa parola, strano a dirsi…Incertezza, sono una mamma senza certezze, non so anticipare ai miei figli quello che accadrà, questo virus mi ha messo a contatto con la paura e ho scoperto che paura e ribellione vanno a braccetto, e allora ho deciso che non voglio combattere per uscire dall’incertezza, ma viverla con loro e che non ci sarà nulla di spaventoso se siamo insieme.

Non ho risposte sul futuro, sento il peso della responsabilità rispetto alle scelte che facciamo come genitori rispetto al mondo che contribuiamo a costruire, alla visione del mondo che insieme gli regaliamo. Nella nostra visione c’è consapevolezza, non certezza. C’è la consapevolezza che si può mangiare, vestirsi e muoversi rispettando il pianeta terra e cerchiamo di realizzarlo, c’è la consapevolezza che ci amiamo senza misura e che è un buon punto di partenza, c’è la consapevolezza che non possiamo né vogliamo illudere i nostri figli sulla perfezione del mondo né che col loro impegno sarà perfetto, c’è la consapevolezza che siamo genitori imperfetti in un mondo imperfetto e che ciò nonostante vogliamo nutrire le loro e le nostre speranze, la fiducia, la compassione, la connessione e interconnessione, l’amore per le cose che si dicono col corpo e il silenzio, i viaggi e il fare comunità, il desiderio di giocare e ridere, di sporcarsi, sbagliare e cambiare strada.

Anche le mamme crescono e …hanno una mamma!
Non so che fase mi aspetta, cresco come mamma insieme ai miei figli. L’esser mamma so però che cosa mi ha insegnato: che i confini del corpo , della mente e persino dell’anima mutano, che non si smette mai di imparare a lasciare andare, che c’è sempre qualcosa su cui non abbiamo ancora il Master Zen a cui ci hanno iscritto i nostri figli e di cui sono i principali insegnanti. Che ringrazio ogni giorno di avere la fortuna di esserlo diventata, che ha cambiato la relazione con mio marito e con il mondo, che anche io adesso ho dei super eroi , le mamme di tre + figli (!), tra cui mia madre, che ovviamente è l’unica eccezione, le attribuisco di essere una super-nonna e una madre sufficientemente buona 😉

Chiudo con la poesia delle maestre dell’asilo di mio figlio …

“viva la mamma che fa il mondo bello”

e con quello che dico sempre ai miei figli prima di dormire, e che prima mio marito ha detto a me:

“fai bei sogni che domani al risveglio proveremo a realizzarli”.

 

 

 

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La pratica Yoga in questo tempo sospeso

11/03/2020 by Valeria Maggiali

Lokah Samastah Sukhino Bhavantu

‘May all beings be happy and free, and may the thoughts, words and actions of my own life contribute in some way to that happiness and freedom for all.’

“Che tutti gli esseri viventi possano essere felici e liberi, e possano i pensieri, le parole e le azioni della mia vita contribuire in qualche modo a questa felicità e libertà per ciascuno”

 

Yoga è Unione

le classi sono sospese, la stessa parola Yoga, nella sua traduzione principale “unione”, ce lo chiede. Nonostante il gruppo che conduco sia piccolo e la distanza di un metro fosse possibile, c’era uno stridore nel tenere aperta la porta dello studio. A stridere non è il sentirsi clandestini, ma una mancanza di rispetto verso coloro che in questo momento sono più coinvolti di noi o, adesso direi, solo più vicini di noi – perché coinvolti lo siamo tutti- nella lotta a questo virus.

Impariamo da ciò che c’è

La pratica che ci propone la vita in questi giorni è provare a stare in questo momento, con cuore e mente aperti, sospendendo il giudizio, sospendendo il cercare risposte, conferme sulla veridicità o meno di ciò che ci sta accadendo, e ascoltare quello che muove il nostro cuore.  Mi piacerebbe preparare una pratica online, sarà una sfida dei prossimi giorni, ma per il momento mi trovo a riconoscere di essere paralizzata anche io dalla paura.

La storia della mia paura

Nella mia vita la paura “non è esistita” fino all’Agosto 2008, quando al termine della mia prima sessione di psicodramma da protagonista, il mio alter ego, Peter un viennese di cui ricordo la dolcezza e il trasporto con cui mi ha fatto danzare, mi ha detto “Non avere paura di avere paura”. Quelle parole venivano dal mio cuore, l’alter ego ripete ciò che tu dici in quel momento, e quelle parole sono state l’inizio di un viaggio alla scoperta di me. Ho aperto con quelle parole un varco nel mio Se’ indistruttibile, in cui solo forza, coraggio, sacrificio, dovere, capacità, perfezione, erano lecite, tutto il resto ben stipato nel famoso vaso di Pandora.

Il riconoscimento della paura nel mio cuore, che fino a quel giorno e ancora per molto tempo dopo, non aveva alfabeto per esprimersi ed essere riconosciuta, mi ha portato alla pratica, Yoga prima e meditazione poi. Oggi le sono grata, ma non è stato facile arrivare a sentirla davvero, l’avevo nascosta molto bene e solo l’aprirsi del corpo mi ha permesso di accedervi. La paura aveva ed ha ancora un luogo nel mio corpo, ieri l’ho sentita nuovamente arrivare, era lì nella parte alta del petto e nella testa e per la prima volta ho sentito l’intensità: la sua qualità di paralisi. Il pensiero di dovermi muovere l’indomani per andare al lavoro mi terrorizzava.

Rimanere connessi

Il mio tentativo di stare all’appuntamento che ci siamo dati con voi, alla stessa ora in cui di solito iniziamo la nostra pratica, è stato difficile, sentire la paura e dargli questo nome esatto, senza sconti, non è stato semplice. Sono contenta di averlo fatto, e assurdo o no, sono grata di sentirla, riconoscerla, chiamarla per nome. Così stamattina si è sciolta un po’ la paralisi e le cose di ogni giorno sembrano avere una nuova preziosità. Ho scelto di seguire ciò che sento e non andare al lavoro.

Ieri ho passato la giornata a farmi trasportare dalle notizie ogni volta in uno spazio di terrore, oggi, come suggerisce Nicoletta Cinotti nel suo bellissimo articolo https://www.nicolettacinotti.net/venire-fuori-andare-fuori-stare-dentro-andare-dentro/ scelgo quando e come dedicarmi all’informazione. Non è un invito a negare, anzi, è un invito a sentire e sentirsi, ad agire anzichè reagire.

Oggi scelgo di usare le parole con consapevolezza, le parole costruiscono la nostra realtà e perciò scelgo di dedicare lo stesso spazio e peso alle parole che dicono la bellezza, la semplicità di ciò che vivo nel mio quotidiano e alle parole che dicono la paura, la morte, la fatica di questi giorni.

Namastè

Pensando ad un mantra da ripetere per tenere la mente chiara, mi è venuto in mente in realtà un saluto “Namastè”. Lo sto masticando da giorni, quasi sperando in un illuminazione

“la luce divina che è in me onora la luce divina che è in te”

Ma non sarà l’illuminazione a salvarci, bensì la compassione, il sentire profondamente nel cuore e nel corpo questa verità, al di là di ogni religione e credo.

Suggerimenti per una piccola pratica

La pratica Yoga di questi giorni sospesi è la pratica dell’aprire il cuore, del rimanere con la mente cuore connessa ai suoni del mondo, del sentirsi. E’ più difficile praticare, non perché manchi il tempo, ma perché irrequieti o al contrario più pigri del solito.

Proviamo a srotolare il tappetino, a sentire aria di casa e muoviamo il nostro corpo nelle direzioni in cui sentiamo ha più necessità di portare flessibilità dove c’è rigidità e forza dove c’è morbidezza.

Possiamo partire dal movimento del gatto

e poi cane a faccia in giù   

Sentiamo le gambe e iniziamo una serie di saluti al sole, senza preoccuparci troppo della sequenza, seguiamo con fiducia la memoria del corpo.

Possiamo terminare con una posizione Yin, utilizzando un mattoncino, un cuscino o un vocabolario tra le scapole, le ginocchia aperte e le piante dei piedi uniti, lasciando la testa reclinata all’indietro o appoggiata su un cuscino.

Se abbiamo bisogno di raccoglimento possiamo passare dalla posizione del bambino prima di praticare Savasana o farlo a pancia in giù, in modo da sentire il contatto con tra terra e cuore.

Dedichiamo poi qualche momento per respirare gratitudine per esserci dedicati questo piccolo tempo di pratica e inchinando la testa verso le mani in preghiera al centro del petto, ripetiamo Namastè, una o più volte, finché non sentiamo che è ben radicato nel corpo e il suo significato è profondo.

Equilibrare il corpo ci aiuterà ad equilibrare la nostra mente.

Vi abbraccio da lontano e ringrazio per avermi letto, scrivere mi ha fatto ancora una volta, fare pace con la mia paura e permesso di darle il suo spazio, non tutto lo spazio.

A presto!

 

 

 

 

 

 

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Appunti di viaggio: di yoga, gratitudine, genitorialità e relazione

06/08/2019 by Valeria Maggiali

“Laugh loudly. Laugh often and most importantly, laugh at yourself.”

“Ridi forte, ridi spesso e, più importante, ridi a te stesso”

(Chelsea Handler)

Si viaggiare…

Lentamente e quasi quasi con amore, non solo una meravigliosa canzone di Battisti, ma il motto mio e di mio marito in questo mese di viaggi, strade, mari e incontri in campeggio e a bordo di un furgone con i piccoli esseri umani che hanno magicamente rivoltato ogni piega della nostra vita.
L’ora e mezza di yoga che accompagnava ogni mio risveglio è diventata una piccola pratica di respiro e radicamento prima che il giorno mi trovi immersa in tutte le attività di cura, relazione, preparazione, spostamenti, organizzazione, movimento, gioco, decisioni, acroyoga, allenamento, nanne, routine e corse a vedere i treni che passano (per fortuna non troppo spesso) vicino al campeggio che ci vede espandere sempre di più.
E, sembrerà banale, ma quei 2, 5, a volte addirittura 10 minuti al giorno in cui mi posso concentrare solo sul mio respiro e la natura intorno sono ciò che mi salva la giornata e forse addirittura la vita! Sono così attaccata a quei 5 minuti che la loro mancanza mi genera un affanno sommerso come se non avessi avuto il tempo di sintonizzarmi con la giornata che mi aspetta e la sensazione è di essere partita già col treno in corsa, in ritardo. Salva la vita a me, ma anche ai tre uomini con cui condivido lo stretto spazio di un furgone e le ampie pieghe del giorno. A volte il mio piccolo yoga quotidiano termina qui, a volte ha lo spazio ancora più stretto del tempo di lavarmi faccia e denti da sola (condivido il bagno ovviamente come ogni madre almeno con uno dei miei due figli, molto spesso entrambi) a volte raggiunge l’ora e arriva a comprendere la colazione, magari due righe al pc, una lista della spesa ragionata, eccezionalmente una corsa o una nuotata. Quando i 5 minuti raggiungono l’ora mi sento una regina, il corpo ringrazia, la mente si calma, il cuore si allarga e una sensazione di gratitudine e vitalità mi invade. Questo è lo yoga cinque stelle, meglio di qualsiasi giornata alle terme, perché i suoi effetti sono a lungo termine e anche mio marito ringrazia!
A fronte di questo mese e mezzo di viaggio con nanetti e marito, non solo di vacanza ma anche di lavoro e tanti incontri, mi viene da sorridere quando affiora il pensiero che anche la genitorialità passa dal respiro, che lo Yoga è sempre di più, come la meditazione, un modo di stare nelle cose della vita, nelle relazioni che il giorno ci porta, in contatto con l’universo, non sempre calmo, dentro di noi.
E voi… qual’è il vostro yoga in viaggio? come mantenete connessi mente e corpo, parola e azione nel vostro essere genitori, amici, partner?

Vi aspetto a settembre con qualche nuova idea da esplorare sul tappetino presso lo Studio di Bioenergetica e Mindfulness a Genova, Via Frugoni 15/2:

  • 29 Sett- 14 Dic,Yin Yoga Journey: 4 sabato mattina interamente dedicati alla pratica Yin
  • Dal 1 Ottobre, Corso di Vinyasa e Yin Yoga ogni martedì dalle 20 alle 21.30

per info e iscrizioni: valeria@acroyoga.it

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Tempo di avvento e di auguri

20/12/2018 by Valeria Maggiali

Essere luminosi nei pensieri e negli atti, essere in pace con il nostro vivere, senza desiderare questa o quella cosa, imparare a conoscersi e ad agire nel movimento della vita, queste sono le regole di vita che propone lo Yoga.
(Yoga Sutra, Patanjali)

Tante sono le cose che vorrei mettere sotto l’albero,

la prima forse è una notte intera di riposo. E un massaggio, una musica e un libro che mi rapiscano per qualche momento…poi ci sono i regali che mettono ogni giorno i miei bimbi, gli abbracci e i baci pronti per te mamma, i diversi modi di pronunciare questa parola, gli abbracci stretti che chiedono proteggimi, ho paura e quelli che finiscono in solletico e risate. Ci sono quelli rubati, tra me e mio marito ad esempio, sguardi, intese, attimi in cui ci concediamo la vulnerabilità e riscopriamo la vicinanza, nonostante il treno sul quale ci troviamo vada un po’ troppo veloce e ci trovi stanchi a volte già ad inizio giornata. Ci sono quelli inattesi, le amiche che bussano alla porta, la vicina che chiama per farti la spesa, nuovi motivi per amare i propri genitori, un nipote che ti aspetta o la gioia della condivisione autentica.

Che cosa ci aspetta, da cosa siamo attesi e cosa aspettiamo?

Così abbiamo iniziato ad esplorare l’avvento, attraverso il corpo e questa esplorazione ha dischiuso alcune intuizioni che condivido qui.

Lo Yoga è un’ottima opportunità per essere curiosi riguardo a chi si è.
(Jason Crandell)

Innanzitutto ho scoperto in me che l’urgenza di fare regali risponde al desiderio di colmare l’attesa che c’è tra il distacco e l’incontro. Spesso quando non sono con i miei bimbi o mio marito, ho voglia di comprare loro un regalo per tornare con qualcosa che dica loro che sono stati pensati e a me che non sono sola, che sono una brava mamma, moglie, che…confermi che c’è una relazione che mi aspetta e che aspetto. Quindi resisterò all’impulso di riempire e meno sono i regali sotto l’albero quest’anno. Uno di quelli che mi sta impegnando di più è “essere presente” per chi non vedo da tempo.

E poi che educare i miei bimbi all’attesa e stare insieme a loro nel “non adesso, non ancora, dopo, domani…” richiede impegno, non è cosa semplice e immediata. Richiede presenza attiva, testimoniare che nell’attesa c’è spazio per il nuovo e il desiderio, che c’è lo spazio della consapevolezza e del corpo…più lento rispetto alla mente sempre connessa.

Ho scoperto che mi aspetta un amore infinito, delicato, prezioso ed esigente. Che mi aspetta una me che non ha mai fatto la mamma prima d’ora e che si trova bene in questi panni e che aspetto di provare compassione e gentilezza senza sforzo, mentre mi aspettano compassione e gentilezza unite alla fatica di lasciare ciò che conosco, quello che chiamo rigidità e dovere, la presunzione di sapere come le cose devono andare sempre e lo sforzo di farle andare in quella direzione.

E da queste intuizioni i miei auguri yogici, perché nati dalla consapevolezza del corpo:

 

Auguro a ciascuno di voi di godere dell’attesa,

godere dello spazio vuoto, del tempo che ci vuole ad imparare una cosa nuova, dell’incertezza del come sarà rincontrarsi, iniziare o ricominciare, godere della preparazione, del desiderio prima che della sua realizzazione.

Auguro a ciascuno di voi di riconoscere di avere un corpo che ci aspetta, sempre e nonostante tutto. Un corpo meravigliosamente unico e lento abbastanza da riportarci con le radici a terra e trattenere un po’ più a lungo i segni di ciò che ci ha resi chi siamo oggi.

Vi auguro di non stare troppo a lungo “con le gambe sotto il tavolo” in queste feste, ma uscire a sentire l’aria fresca, muovervi semplicemente per godere del corpo a ritmo del respiro. Vi auguro di fare una corsa, una risata che parta dalla pancia o di stare seduti abbastanza consapevolmente da ascoltare con entrambe le orecchie e tutto il cuore!

Buone feste movimentate allora!

Valeria

 

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METTA MORPHOSIS : discovering the power of sharing…it took me 40 years!

09/08/2018 by Valeria Maggiali

9 August 2018 – A love letter to myself
Why I’m writing this letter here?! Because Yoga for me is a practice of training on a mat simple things that
teaches you how to stand in front of the biggest things life offer us every day.

 

I can’t believe I’m really forty…if I look behind I had so many intense moments in my life, and at the same time, I feel.. it was yesterday I was playing cowboys with my brother.

I don’t have a good memory, but I have a lot of emotion, sensation, smell memories that always surprise me when they happen.

I learnt so many things and anyway I always feel frustrated cause I’d like to learn more, to be able to do amazing acrobatics tricks, to practice yoga every day and fly in every handstands, traveling light, to reach the top of many mountains, swimming in every lake and every sea, to read million of books …and of course I can continue this list forever.

 

But if I have to say just one world to tell all my life I say
“Grazie”

 

the same that “Thank you”, but it’ s one of the few worlds I prefer in Italian, it sounds much closer to “Grace”, and that’s what I feel.

It’s a grace to be able to feel Gratefulness

I’m still learning to bow to everything is coming to me, and today I’m going to do it as first thing as I open my eyes.

 

Here a list of some of the people I’m grateful for being in my heart,

Francesco, Mr Acroseeds, my home…thanks to be my base, to share your life, the good and the fatigues with me. For the unconditional love I can see in your eyes, worlds, gestures…

Giacomo Shiva, with you I started the “being a mom” path, for your sweetness, for the times I hear you to say Grazie, for your open heart and generosity, for being my Zen master!

Elia Arjuna, thank you for your eyes that say to me in every moment how much you love me. Every time our eyes meet you smile and move all your body to reach for me. Another Zen master in my life!

I have to say that my parents taught me this world and his meaning, I’d like to being able to thank them more than what I currently do. Mom and dad I can feel your love, even in our fights!

My sister, we had such a hard time together, and something changed growing, becoming moms, I feel you so inside my heart that sometimes I don’t even realize it. I want to thank you and my brother for your love.

Nicoletta, you opened my eyes to the vitality of the body, for the first time (and I was already thirty!) I felt alive, I felt human and I’ve being able to hug myself. Thank you for having kept your eyes on me, without hurting, but listening deeply and grounding me.

Julia (the both I know), I love your name first of all, and I love the things you brought in my life, you are “The” mama example for me.

Giordana, one of my best friend, your door is always open …and it’s also thanks to you If ‘m able to celebrate my forty today!

The Italian Acrowomen: Irene, Marta, Paola, Alice, Francesca (at least two)…it’s a community of wisdom that talks to me every time we meet,

All my acroyoga teachers, for the gifts I received, I can’t live without it anymore!

The Acromamas group…we are ONE!

Jill…you deeply touched my heart when you bowed to me that day…I’ll never forget.

My Yoga teachers…this practice makes me feel myself…and we always strive to find ourselves!

And the Sori community:

Annalisa, I’m so grateful I found you, a new sister! Thanks for being so honest, clear, open, helpful…a real friend.

Giulia, everyone should meet her…she’s THE DOULA, che gift me a community…I can’t ask for more

and all the adopted grandmothers of my kids…

You are my hands in those past weeks and you make me feel I’m in the right place, here with children just worried to be a good or better enough good (thanks Daniela!) mom

and thanks to all of you who knows our hearts one day touched. Every list is always incomplete.

I realized it’s a LOVE LIST!!!

writing for me is a way of embracing, taking distance and open the hands…

 

I’m now ready to SHARE THE LOVE I received and I receive with all of you. And I have to be honest, it has been and it’s a hard path for me, I’m not born ready to share, it’s something that asks me to be mindful, to be present.

 

And this is the gift I prepared for myself:
grounding my body, mind, communication, parenting and wife skills in this new pattern of SHARING IS CARING
(Julia would say METTA-MORPHOSIS) for myself and the people I love, meet, teach, talk to, call…
I want to embrace life with all my body and open every cell to receptiveness, fear, loving kindness, joy, tears,
playfulness, equanimity…love

 

 

 

 

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