“You are her soft miracle” (Nikita Gill)
Oggi celebriamo il giorno delle mamme, offriamo un intero giorno del calendario e almeno due settimane di annunci pubblicitari a questa figura, il cui nome è sulle nostre labbra per tutta la vita, pur vivendo profondità e significati molto diversi.
Essere Uno
Per molto tempo viviamo nella memoria dell’essere stati Uno e mamma fa sentire nelle viscere che cosa significa “casa”. Nella gioia e nel dolore, a seconda di come viviamo questo tempo di memoria dell’Uno (l’attaccamento) e ci prepariamo a diventare due, il nostro muoversi nel mondo avrà un peso o una leggerezza completamente diversi. Il mio figlio più piccolo (due anni appena compiuti) ha cominciato a dormire nel letto a castello con suo fratello, e non appena tocca lo stato di veglia mi chiama “mamma” e a volte aggiunge “sono triste, ho paura, vieni, latte, …” oppure usa il tono per esprimere l’emozione dalla quale mi chiama. Queste piccole aggiunte mi permettono di raggiungerlo esattamente li dov’è e mi dicono che non siamo più Uno. Ora il suo dire mamma è anche dire “Io” e mi fa tanta tenerezza questa novità.
Il suo chiamarmi è stato a lungo un urlo che alla fine ha sciolto un iceberg di rabbia mista a tristezza e dolore in me, l’essere mamma dopo di lui ha dato nuove sfumature alla maternità: l’incertezza, l’accoglienza dell’imperfezione, il realizzare di avere un metro con cui si misura l’amore, ma che a fare l’amore si è almeno in due e un metro solo, non funziona proprio, la profondità dell’incontrarsi nella parte più oscura di noi e che si può essere mamme anche con le parti oscure di noi, i nostri figli adorano chiamarle a giocare con loro 😉
Di mamme e super eroi
E poi c’è la mamma super eroe, io sono in questa fase per i miei figli, mi attribuiscono super poteri che non ho realmente, ma che in un certo senso spronano, anticipano in me. Questo mi fa sentire un senso di colpevolezza, a volte, rispetto alla presenza. I super poteri sono sempre legati alla presenza, al fare delle cose insieme, al mettere insieme i pezzi della giornata, al dare un significato a quello che è successo, al trasformare una caduta in un motivo di abbraccio…e io so che a volte pecco di “presenza-assenza”, ovvero in quel gesto non c’ero, l’hanno anticipato loro e io mi ci sono ritrovata. Magari c’era papà con loro, ma attribuiscono a me il salvataggio in quanto mamma.
Dell’incertezza
In questo tempo come genitori siamo stati chiamati tutti alla vicinanza, mamme in smart working…mi sono domandata spesso smart per chi?! Ieri sera leggevo l’ennesima previsione sui tentativi di ricostruzione della socialità che tengano conto dell’incertezza che questo virus ha disseminato nelle relazioni. SI diceva che noi genitori dobbiamo svegliarci, che futuro daremo ai nostri figli accettando queste norme di distanziamento sociale? questa frase ha incontrato la parola mamma dentro di me, come la pronuncio io, tanto legata ad un senso di ribellione e nello stesso tempo la mamma super eroe dei miei bambini e sono stata con un misto di confusione, rabbia e impotenza. E poi ho trovato pace in questa parola, strano a dirsi…Incertezza, sono una mamma senza certezze, non so anticipare ai miei figli quello che accadrà, questo virus mi ha messo a contatto con la paura e ho scoperto che paura e ribellione vanno a braccetto, e allora ho deciso che non voglio combattere per uscire dall’incertezza, ma viverla con loro e che non ci sarà nulla di spaventoso se siamo insieme.
Non ho risposte sul futuro, sento il peso della responsabilità rispetto alle scelte che facciamo come genitori rispetto al mondo che contribuiamo a costruire, alla visione del mondo che insieme gli regaliamo. Nella nostra visione c’è consapevolezza, non certezza. C’è la consapevolezza che si può mangiare, vestirsi e muoversi rispettando il pianeta terra e cerchiamo di realizzarlo, c’è la consapevolezza che ci amiamo senza misura e che è un buon punto di partenza, c’è la consapevolezza che non possiamo né vogliamo illudere i nostri figli sulla perfezione del mondo né che col loro impegno sarà perfetto, c’è la consapevolezza che siamo genitori imperfetti in un mondo imperfetto e che ciò nonostante vogliamo nutrire le loro e le nostre speranze, la fiducia, la compassione, la connessione e interconnessione, l’amore per le cose che si dicono col corpo e il silenzio, i viaggi e il fare comunità, il desiderio di giocare e ridere, di sporcarsi, sbagliare e cambiare strada.
Anche le mamme crescono e …hanno una mamma!
Non so che fase mi aspetta, cresco come mamma insieme ai miei figli. L’esser mamma so però che cosa mi ha insegnato: che i confini del corpo , della mente e persino dell’anima mutano, che non si smette mai di imparare a lasciare andare, che c’è sempre qualcosa su cui non abbiamo ancora il Master Zen a cui ci hanno iscritto i nostri figli e di cui sono i principali insegnanti. Che ringrazio ogni giorno di avere la fortuna di esserlo diventata, che ha cambiato la relazione con mio marito e con il mondo, che anche io adesso ho dei super eroi , le mamme di tre + figli (!), tra cui mia madre, che ovviamente è l’unica eccezione, le attribuisco di essere una super-nonna e una madre sufficientemente buona 😉
Chiudo con la poesia delle maestre dell’asilo di mio figlio …
“viva la mamma che fa il mondo bello”
e con quello che dico sempre ai miei figli prima di dormire, e che prima mio marito ha detto a me:
“fai bei sogni che domani al risveglio proveremo a realizzarli”.
“viva la mamma che fa il mondo bello”