
Essere luminosi nei pensieri e negli atti, essere in pace con il nostro vivere, senza desiderare questa o quella cosa, imparare a conoscersi e ad agire nel movimento della vita, queste sono le regole di vita che propone lo Yoga.
(Yoga Sutra, Patanjali)
Tante sono le cose che vorrei mettere sotto l’albero,
la prima forse è una notte intera di riposo. E un massaggio, una musica e un libro che mi rapiscano per qualche momento…poi ci sono i regali che mettono ogni giorno i miei bimbi, gli abbracci e i baci pronti per te mamma, i diversi modi di pronunciare questa parola, gli abbracci stretti che chiedono proteggimi, ho paura e quelli che finiscono in solletico e risate. Ci sono quelli rubati, tra me e mio marito ad esempio, sguardi, intese, attimi in cui ci concediamo la vulnerabilità e riscopriamo la vicinanza, nonostante il treno sul quale ci troviamo vada un po’ troppo veloce e ci trovi stanchi a volte già ad inizio giornata. Ci sono quelli inattesi, le amiche che bussano alla porta, la vicina che chiama per farti la spesa, nuovi motivi per amare i propri genitori, un nipote che ti aspetta o la gioia della condivisione autentica.
Che cosa ci aspetta, da cosa siamo attesi e cosa aspettiamo?
Così abbiamo iniziato ad esplorare l’avvento, attraverso il corpo e questa esplorazione ha dischiuso alcune intuizioni che condivido qui.
Lo Yoga è un’ottima opportunità per essere curiosi riguardo a chi si è.
(Jason Crandell)
Innanzitutto ho scoperto in me che l’urgenza di fare regali risponde al desiderio di colmare l’attesa che c’è tra il distacco e l’incontro. Spesso quando non sono con i miei bimbi o mio marito, ho voglia di comprare loro un regalo per tornare con qualcosa che dica loro che sono stati pensati e a me che non sono sola, che sono una brava mamma, moglie, che…confermi che c’è una relazione che mi aspetta e che aspetto. Quindi resisterò all’impulso di riempire e meno sono i regali sotto l’albero quest’anno. Uno di quelli che mi sta impegnando di più è “essere presente” per chi non vedo da tempo.
E poi che educare i miei bimbi all’attesa e stare insieme a loro nel “non adesso, non ancora, dopo, domani…” richiede impegno, non è cosa semplice e immediata. Richiede presenza attiva, testimoniare che nell’attesa c’è spazio per il nuovo e il desiderio, che c’è lo spazio della consapevolezza e del corpo…più lento rispetto alla mente sempre connessa.
Ho scoperto che mi aspetta un amore infinito, delicato, prezioso ed esigente. Che mi aspetta una me che non ha mai fatto la mamma prima d’ora e che si trova bene in questi panni e che aspetto di provare compassione e gentilezza senza sforzo, mentre mi aspettano compassione e gentilezza unite alla fatica di lasciare ciò che conosco, quello che chiamo rigidità e dovere, la presunzione di sapere come le cose devono andare sempre e lo sforzo di farle andare in quella direzione.
E da queste intuizioni i miei auguri yogici, perché nati dalla consapevolezza del corpo:
Auguro a ciascuno di voi di godere dell’attesa,
godere dello spazio vuoto, del tempo che ci vuole ad imparare una cosa nuova, dell’incertezza del come sarà rincontrarsi, iniziare o ricominciare, godere della preparazione, del desiderio prima che della sua realizzazione.
Auguro a ciascuno di voi di riconoscere di avere un corpo che ci aspetta, sempre e nonostante tutto. Un corpo meravigliosamente unico e lento abbastanza da riportarci con le radici a terra e trattenere un po’ più a lungo i segni di ciò che ci ha resi chi siamo oggi.
Vi auguro di non stare troppo a lungo “con le gambe sotto il tavolo” in queste feste, ma uscire a sentire l’aria fresca, muovervi semplicemente per godere del corpo a ritmo del respiro. Vi auguro di fare una corsa, una risata che parta dalla pancia o di stare seduti abbastanza consapevolmente da ascoltare con entrambe le orecchie e tutto il cuore!
Buone feste movimentate allora!
Valeria