
Per qualche strana ragione tendiamo a pensare che le cose avvengano in un momento preciso. Che Natale accada il 25 Dicembre, che la fine dell’anno sia il 31 dicembre. Che l’incontro con il nostro amico sia stato quando ci siamo incontrati a cena. In parte è vero ma, per la maggior parte, non è così.
Le cose avvengono nello spazio tra un incontro e l”altro. Così Natale avviene durante l’anno e quel giorno semplicemente si solidifica, prende una forma che è strettamente collegata a quello che è successo durante l’anno. E, per quanto lo prepariamo, non possiamo dargli una forma diversa da quella che si è strutturata durante l’anno.
Il fatto che le cose succedano in mezzo cambia completamente la prospettiva sul fare le cose bene o sbagliare. Siccome le cose accadono nella transizione è possibile che ci siano errori: possiamo preparare bene un giorno ma gli altri 364 andranno un po’ a vanvera sicuramente. Così potremmo finalmente rilassarci e dire a noi stessi che Natale l’abbiamo già preparato durante tutto l’anno, che è quella preparazione invisibile che darà forma alla nostra giornata. Potremmo anche dirci che i compiti fatti la notte prima dell’esame non servono a riparare mesi di non studio ma che sono sempre meglio di niente. Potremmo anche dirci che un po’ di fortuna ci vuole in tutte le cose e che quindi, anche se ci aspettiamo un disastro, potremmo scoprire che invece c’è parecchio affetto in circolazione.
E poi, dal 26 Dicembre ci rimettiamo a prepararlo in quella transizione in cui, siccome non è il giorno di festa, siamo proprio come siamo, distratti, disordinati, sbadati e pieni di errori. Anzi un errore continuo tutto l’anno che festeggiamo proprio il giorno di Natale!
Fare qualcosa con un impegno sincero, che coinvolge errore dopo errore, è come parlare con Dio ma in una lingua diversa. Gail Sher
© Nicoletta Cinotti 2021
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