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mindfulness torino

Fare meno fatica a vivere

26/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Spesso, quando parliamo di cambiamento, ci troviamo a sottolineare le difficoltà insite a quello che è, in realtà, un processo tanto inevitabile quanto naturale.

Siamo tutti soggetti ad un continuo processo di cambiamento. Siamo strutturati per farlo. Se non fosse così non potremmo crescere, né fisicamente né emotivamente o spiritualmente.

La nostra struttura psico-fisica mantiene aperte le possibilità di crescita per almeno 20 anni: quelle di crescita emotiva e spirituale per tutta la vita. È la rigidità che strutturiamo nel tempo il più grande ostacolo al cambiamento.Noi, invece, abbiamo una dotazione innata per poter cambiare. E la rigidità nasce da due cose: la paura e la rabbia.

Quando ci spaventiamo contraiamo in modo involontario i muscoli. E lo stesso facciamo quando ci arrabbiamo. Due emozioni che, peraltro, sono strettamente legate l’una all’altra. Spesso la rabbia nasconde la paura e viceversa. Quindi, alla fine, se siamo rigidi è perchè siamo spesso spaventati e/o arrabbiati. E se non riusciamo a cambiare perchè – invece che lottare con programmi e metodi frustranti quanto inefficaci – non chiedersi “Di cosa ho paura” e “Cosa mi fa arrabbiare”? La risposta ci darà la mappa della nostra difficoltà al cambiamento e, insieme, la soluzione al nostro dilemma. Perchè se non possiamo lasciar andare la nostra rabbia e la nostra paura non avremo altre alternative che rimanere aggrappati dove siamo, in questo preciso momento. E sperare che sia la cosa a cui siamo aggrappati a spostarsi. Perchè noi, nel frattempo, rimarremo fermi. Paralizzati dalla paura o impegnati a trattenere la rabbia.

Non abbiamo bisogno di trionfare per cambiare, né di essere in guerra con il mondo o con noi stessi ma solo di lasciar andare quello a cui rimaniamo aggrappati. Finiremo nel flusso naturale del cambiamento e faremo molta meno fatica a vivere.

Aumenta la tua disponibilità e la tua consapevolezza a guardare anzitutto che cosa c’è. Questo è il miglior modo per cambiare. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: Centering meditation

© Nicoletta Cinotti 2023 Tornare a casa

Tornare a casa

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Troviamo la nostra vera natura

17/12/2022 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Il desiderio di cambiare è essenzialmente una forma di aggressione verso se stessi. Un altro problema è che i nostri conflitti psicologici, purtroppo o per fortuna, contengono la nostra ricchezza. Le nostre nevrosi e la nostra saggezza sono costituite dallo stesso materiale. Se buttiamo via le nevrosi, buttiamo anche la saggezza.

Quando siamo molto arrabbiati, siamo anche pieni di energia: è questa energia che ci rende così vitali e che piace così tanto alla gente. Il punto, allora, non è liberarsi della rabbia ma farci amicizia, osservarla chiaramente con precisione, onestà e gentilezza. Ciò significa che non dovete né considerarvi una persona indegna, né cadere nell’autocompiacimento: “Faccio bene a comportarmi così, ho proprio ragione. Gli altri sono insopportabili, è giusto che io sia sempre arrabbiato con loro”.

Gentilezza vuol dire non reprimere la rabbia, ma anche non darle libero sfogo. È qualcosa di molto più raffinato e generoso. Presuppone che, una volta pienamente riconosciuta la sensazione della rabbia, una volta compreso chi siete e che cosa state facendo, impariate a lasciar andare. Potete lasciar andare la solita storiella meschina che fa da sfondo alla vostra rabbia e iniziare a vedere chiaramente come e quanto continuate a tenere in piedi tutta la faccenda.

Allora che si tratti di rabbia, attaccamento, gelosia, paura o depressione, qualunque cosa sia, l’importante è non cercare di reprimerla ma fare amicizia con essa. Ciò significa arrivare a conoscere l’emozione in profondità e con una certa delicatezza e, una volta che l’abbiamo pienamente sperimentata, imparare a lasciarla andare. Pema Chodron

© www.nicolettacinotti.net  Rubrica “Addomesticare pensieri selvatici”

https://www.nicolettacinotti.net/eventi/be-real-not-perfect-verso-unaccettazione-radicale/

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Il peso del costante sforzo del controllo

12/09/2022 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Che cosa sta iniziando ora? Che cosa finisce ora? Amiamo essere consapevoli della continuità d’esistenza eppure, anche semplicemente nel nostro respiro, qualcosa emerge, qualcosa finisce. Qualcosa di nuovo sta iniziando e qualcosa sta finendo nella nostra vita.

Per contrastare questo cambiamento non controllato creiamo molte tensioni, molti aggrappamenti, molti sforzi. Come se sapessimo che è meglio ciò che c’è già di quello che sta arrivando. Che è meglio ciò che vogliamo noi di quello che accade senza volerlo. In realtà non lo sappiamo: è solo un vuoto di fiducia che ci fa trattenere nel passato, nel conosciuto. È un vuoto di fiducia che ci spinge al controllo.

Ci spinge verso il rimanere e fa sobbalzare il cuore ogni volta che arriva un imprevisto. Ogni volta che qualcosa sfugge al nostro controllo. A volte sostituiamo questa mancanza di fiducia ripetendoci, quasi come un mantra, “Andrà tutto bene”. Ma quella non è fiducia è scaramanzia.

La fiducia è quella che ci fa incontrare lo sconosciuto con consapevolezza e accettazione. La fiducia è quella che non ci fa reprimere per avere una vita alla perfezione ma ci fa aprire all’esperienza in corso. La fiducia è quella che sostituisce la possibilità alla sicurezza e l’interesse all’illusione. La fiducia apre porte che la certezza lascia sbarrate e coglie, sotto l’apparente girare a vuoto, la ricchezza del divenire, del permettere, del lasciar essere.

In questo preciso istante invitate voi stessi a entrare nel momento senza nulla da portare a termine, senza dover essere qualcuno di speciale o dover raggiungere qualcosa. Invitate voi stessi a lasciar cadere il peso del costante sforzo di controllare le cose. Gregory Kramer

Pratica di mindfulness: Centering meditation

© Nicoletta Cinotti 2022 Mindfulness ed emozioni: laboratorio di bioenergetica e self-compassion

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Mettere a fuoco

01/12/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Fino a qualche anno fa le macchine fotografiche non avevano la messa a fuoco automatica: era l’occhio del fotografo che faceva il lavoro, non banale, della messa a fuoco.

Non è un lavoro banale perchè, mettendo a fuoco, si sceglie a cosa dare la priorità e cosa lasciare sullo sfondo e si può alterare la prospettiva con cui si guarda alle cose.

Questa però non è un’azione che riguarda solo la fotografia: in realtà noi, ogni giorno, scegliamo cosa mettere a fuoco e a cosa dare la priorità. E questo modifica la prospettiva con la quale guardiamo alle cose che ci accadono e a quelle che abbiamo di fronte. Potremmo dire che quando siamo preoccupati abbiamo a fuoco solo una cosa: quella che sta andando male o quella che temiamo che stia andando male.

Quando invece siamo sereni la nostra prospettiva si apre e diventa panoramica, cogliamo più particolari e vediamo meglio la relazione tra le diverse parti. Oltre a questo però è necessario aggiungere un altro aspetto, implicito nella messa a fuoco. Vediamo prima quello a cui noi diamo valore. E questo è, per me, una continua fonte di stupore. Perchè nella nostra definizione di valore tendiamo ad essere molto egocentrici. pensiamo che gli altri abbiano le nostre stesse priorità e il nostro stesso orientamento di valore.

Il valore però è squisitamente soggettivo ed è il punto d’incontro tra la nostra etica (non la nostra morale) e i nostri bisogni. Orienta non solo il nostro sguardo ma il nostro cuore. E soffre terribilmente quando siamo distratti perchè perdiamo la messa a fuoco. Così, quando siamo distratti, non corriamo solo il rischio di fare sciocchezze: corriamo il rischio di non seguire i nostri valori. E di rimpiangere poi una fatale dimenticanza.

Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite.

Erri De Luca

Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro

© Nicoletta Cinotti 2017 Il protocollo MBSR

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Un laboratorio di mindfulness nell’International Yoga Day

02/06/2017 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Ciao,

che bella questa mattina di giugno! Sarà altrettanto bello praticare insieme nel cuore della Genova storica Al Chiostro di S.Maria di Castello – Salita S.Maria di Castello 15 – domenica 18 Giugno alle 16. Quante volte ti sarà capitato di pensare, in uno dei nostri bellissimi luoghi storici “Questo è proprio un posto da meditazione!” Bene, questa volta sarà possibile metterlo in pratica in questo laboratorio di mindfulness.

Partiremo dal corpo – il nostro amoroso legame con lo yoga – per esplorare come ci aiuta ad essere presenti. Come fa da ancoraggio nelle tempeste della mente

Terrò un laboratorio di mindfulness dal titolo “La semplicità del gesto: dimorare nel corpo” e dopo modererò la tavola rotonda. Per finire con un reading di poesia e meditazione alle 19, al Festival Internazionale di Poesia di Genova, ne “La stanza della poesia”, in Piazza Matteotti.

Potrai partecipare ai singoli momenti oppure, potremo scendere insieme con una meditazione camminata, da Santa Maria di Castello a Palazzo Ducale. Per me sarà un modo per festeggiare insieme la tenera bellezza della mindfulness, la dolce nobiltà dello Yoga e le parole che toccano il cuore della mente: quelle della poesia.

Un vero e proprio happening!

Non è necessario iscriversi per l’International Yoga Day ma – per giocare – attacca un adesivo sulla tua maglietta. Scrivici sopra “Mi manda Nicoletta” così saprò che leggi il mio blog e potrò abbracciarti di persona!!!

A presto!

© www.nicolettacinotti.net Foto di ©larazena ©Monica Di Carlo ©AnZanov

 

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Ascolto altruistico o ascolto ricettivo?

27/02/2017 by nicoletta cinotti 1 commento

Se c’è un elemento che mi ha sempre prodotto stupore è come, essendo più presente a me stessa, sono più presente all’altro.

Educata all’ascolto altruistico, quello che viene declinato “mettendosi da parte” per aprire la propria porta all’altro, questa è stata una vera sorpresa. Nessun ripiegamento, nessuna chiusura. Nessuna traccia di assorbimento in se stessi o di arroccamento. La presenza, mettendoci in contatto con noi, ci apre anche al contatto con l’altro.

Questo, alla fine, mi è sembrato il grande regalo della pratica: trovando me stessa mi è più facile e immediato riprendere contatto con il mondo esterno.

Il mondo esterno mediato dai sensi e svelato dall’incontro con l’altro che offre, della realtà, una prospettiva unica.

Così, anziché la fatica dell’ascolto altruistico sono passata alla scoperta dell’ascolto ricettivo in cui significato, emozioni e presenza diventano i tre elementi per poter dire di ascoltare. Il significato di ciò che ascolto è la base sulla quale si collocano le emozioni comprese più profondamente perché ascoltate senza la proliferazione mentale della distrazione. Senza l’impegno a dare. Solo ricevere e, in questo modo restituire presenza.

Più porto l’attenzione all’interno, più sono capace di ascoltare gli altri. Se non sono presente a me stesso, non riesco ad essere presente agli altri. Gregory Kramer

Pratica di mindfulness: Il panorama della mente

© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare Foto di ©stefyBuff

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