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virginia satir

La capacità di scegliere

08/06/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Molte volte ci sembra che, prima di iniziare qualcosa di nuovo, sia essenziale capire di cosa si tratta.

Così, seguendo le nostre abitudini mentali, cerchiamo di inquadrare una esperienza nuova in una delle categorie già usate in passato. Facciamo domande, cerchiamo di farci un’idea, vogliamo avere chiaro il significato di quello che andremo a fare. E raramente ci accorgiamo del paradosso che sta avvenendo. Quello di decidere come sarà un’esperienza prima di averla fatta.

In questo modo rimaniamo ancorati alle nostre idee e non permettiamo nessuna variazione; permettiamo solo un proliferare di domande che alimenta lo stato mentale del dubbio, piuttosto che la capacità di scegliere. La convinzione che capire le cose prima di farle sia necessario per decidere nasce dalla supremazia che diamo alla mente sul corpo.

Non  ci sembra possibile fidarsi della nostra intuizione, fidarsi della nostra sensazione fisica e nemmeno dell’intuizione, perchè nutriamo una quota di sfiducia nei nostri confronti. Come se avessimo un nemico in casa. E il paradosso è che non ci rendiamo conto che così facendo si realizza proprio quello che temiamo: scegliere sulla base di un pregiudizio, quello che nasce quando non ci permettiamo di uscire dalla nostra consueta zona di comfort. Quello che nasce quando ci fidiamo della mente e sfiduciamo l’esperienza e il corpo.

La capacità di creare si basa sulla capacità di scegliere. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: Intenzione e accettazione

© Nicoletta Cinotti 2023

Mindful Self-Compassion: intensivo residenziale

 

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Fare meno fatica a vivere

26/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Spesso, quando parliamo di cambiamento, ci troviamo a sottolineare le difficoltà insite a quello che è, in realtà, un processo tanto inevitabile quanto naturale.

Siamo tutti soggetti ad un continuo processo di cambiamento. Siamo strutturati per farlo. Se non fosse così non potremmo crescere, né fisicamente né emotivamente o spiritualmente.

La nostra struttura psico-fisica mantiene aperte le possibilità di crescita per almeno 20 anni: quelle di crescita emotiva e spirituale per tutta la vita. È la rigidità che strutturiamo nel tempo il più grande ostacolo al cambiamento.Noi, invece, abbiamo una dotazione innata per poter cambiare. E la rigidità nasce da due cose: la paura e la rabbia.

Quando ci spaventiamo contraiamo in modo involontario i muscoli. E lo stesso facciamo quando ci arrabbiamo. Due emozioni che, peraltro, sono strettamente legate l’una all’altra. Spesso la rabbia nasconde la paura e viceversa. Quindi, alla fine, se siamo rigidi è perchè siamo spesso spaventati e/o arrabbiati. E se non riusciamo a cambiare perchè – invece che lottare con programmi e metodi frustranti quanto inefficaci – non chiedersi “Di cosa ho paura” e “Cosa mi fa arrabbiare”? La risposta ci darà la mappa della nostra difficoltà al cambiamento e, insieme, la soluzione al nostro dilemma. Perchè se non possiamo lasciar andare la nostra rabbia e la nostra paura non avremo altre alternative che rimanere aggrappati dove siamo, in questo preciso momento. E sperare che sia la cosa a cui siamo aggrappati a spostarsi. Perchè noi, nel frattempo, rimarremo fermi. Paralizzati dalla paura o impegnati a trattenere la rabbia.

Non abbiamo bisogno di trionfare per cambiare, né di essere in guerra con il mondo o con noi stessi ma solo di lasciar andare quello a cui rimaniamo aggrappati. Finiremo nel flusso naturale del cambiamento e faremo molta meno fatica a vivere.

Aumenta la tua disponibilità e la tua consapevolezza a guardare anzitutto che cosa c’è. Questo è il miglior modo per cambiare. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: Centering meditation

© Nicoletta Cinotti 2023 Tornare a casa

Tornare a casa

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I cambiamenti dell’amore

15/05/2023 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Nulla, più delle relazioni, è maestro dell’inevitabilità del cambiamento. Ci innamoriamo e ci troviamo improvvisamente con una vita completamente diversa, anche se è sempre la stessa. Nel tempo l’innamoramento cambia e diventa la solida profondità dell’amore. Nel frattempo il cielo sempre sereno dell’innamoramento è attraversato da temporali, più o meno sporadici. Ma anche la solidità dell’amore non è costante: può variare verso l’affetto fraterno, l’amicizia, la grigia monotonia. Può essere tenuto insieme da altri amori – i figli, le famiglie, gli amici – o disperso da altre attività. Un continuo mutare del panorama interno ed esterno. E questo amore – così perfetto – può mutare ancora fino alla fine. Perchè nulla – più delle relazioni – ci insegna che niente è per sempre. Malgrado i muri siano peni di scritte che ci invitano a crederlo.

Fin qui direi tutto bene: qualcuno vive insieme tutta la vita; qualcuno vive molte relazioni in una sola vita. La cosa incredibile è che, spesso, proprio il cambiamento che è interno alla relazione, viene trattato come un errore. Non l’inevitabile processo di trasformazione a cui tutto è soggetto. Ma uno sbaglio da ripristinare. Così vedi persone che inseguono una fase – l’innamoramento va per la maggiore – ma non vogliono assolutamente entrare in un’altra. Altre che di fronte alla maturità di una relazione entrano in stallo. Altre ancora che non si rassegnano al dolore della fine, prolungandolo così nel tempo, anche molto oltre il necessario. Perchè l’amore finisce ma se è stato amore la fine non è mai un fallimento.Il problema è quando va tutto bene e la paura disegna la catastrofe, costituita, sempre, da qualcosa che cambia e ci fa temere che sia il preludio della fine. E niente serve a convincere del contrario.

E se tutto questo fosse uno specchio della nostra paura del cambiamento? Un’estrema difesa della nostra necessità di tenere tutto fermo perchè solo quello che controlliamo ci sembra perfetto? E se, alla fine, la lezione che ci insegna l’amore fosse proprio l’imprevedibilità, il momento per momento, e la fioritura del presente?

Le paure sono solo manifestazioni delle cose familiari del passato. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: Cullare il cuore

© Nicoletta Cinotti 2023 Il programma di Mindful Self-compassion. Presentazione gratuita stasera alle 21 su Zoom

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Stima, autostima e impicci relazionali

08/09/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

In teoria la nostra considerazione di noi stessi dovrebbe avere radici interne e dovrebbe essere nutrita dagli scambi con l’esterno. Le nostre radici avrebbero il compito di sostenerci, darci autonomia, indipendenza di pensiero, senso di identità e le nostre relazioni dovrebbero aprire il panorama della mente arricchendolo di stimoli e permettendoci di imparare da questi stimoli. In teoria tutto sarebbe bello (Condizionale). Tutto sarebbe bello se in questo scambio tra interno ed esterno non ci fossero impicci.

In pratica, molto spesso, facciamo dipendere la nostra autostima dall’approvazione che riceviamo dagli altri. Gli altri ci trattano bene, abbiamo successo, le cose vanno a gonfie vele e noi abbiamo una solida autostima. Gli altri ci trattano male e noi, giorno dopo giorno, incominciamo a diventare più insicuri del nostro valore e della forza delle nostre radici.

Le relazioni che nascono con lo scopo di sostenere la nostra autostima nascono viziate in un aspetto fondamentale: diventiamo dipendenti dal parere dell’altro e quindi perdiamo non solo autonomia, ma anche libertà.

Sbagliare, avere difficoltà, incomprensioni, tensioni relazionali è normale. Non significa che non abbiamo valore. Significa che possiamo imparare. Far dipendere il nostro valore dall’approvazione ci espone ad una sequela di difficoltà, ci costringe ad essere performativi e competitivi in un modo che non ha davvero senso. Far dipendere l’autostima che abbiamo dall’approvazione che riceviamo dagli altri ci mette nella peggiore dipendenza.

Non cerchiamo rassicurazione sul nostro valore. Non ne abbiamo bisogno se accediamo al deposito di compassione. Che esiste sempre, dentro e fuori di noi. Basta cercarlo. Basta smettere di rimanere dipendenti da una relazione che ci svaluta.

La base di te e di me è il nostro sentimento di stima verso noi stessi. Il nostro Io rappresenta una manifestazione della vita e quindi dar valore a noi stessi è dar valore alla vita in tutte le sue forme. Virginia Satir

Pratica di Mindfulness: Self compassion breathing

© Nicoletta Cinotti 2016 Foto di ©alexcurrie

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Lo sforzo di uscire dal guscio

24/06/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

La solitudine non è un sentimento insolito per un adulto: è normale sentirsi soli, in alcuni momenti e, in altri, scegliere di stare soli. Spesso è per fedeltà a noi che possiamo provare solitudine: per fedeltà ai nostri interessi, alle nostre passioni o alle nostre convinzioni. Non è questa la solitudine che pesa, anzi, a volte può essere un sollievo.

Ci serve per mettere a fuoco le nostre idee, nutrire la creatività e dare forma alla nostra vita: può essere una semplice e immediata terapia dell’essere che ci fa tornare a casa. Anche per i bambini è così: quando sanno stare da soli, giocare da soli e organizzare il proprio tempo in autonomia sappiamo che stanno crescendo bene. Che sanno regolare le emozioni sociali e quelle individuali.

Ma c’è un tipo di solitudine che, invece, è sempre troppo: quella che nasce dall’isolamento, quella che crea il vuoto e ci lascia assorbiti nei nostri pensieri. Quella solitudine non è benefica perchè nasce da un ritiro ed è alimentata dalla paura e dall’assorbimento nei pensieri. Alla fine diventa lieve come la nebbia e quasi non la sentiamo più. Eppure è così importante saper distinguere la solitudine che nutre l’essere da quella che lo affoga nell’isolamento e nel deserto. Interno ed esterno. Questa solitudine non merita indugio né indulgenza. Merita risposte attive e movimento. Contatto e relazione. Merita lo sforzo di uscire dal guscio perchè – contrariamente a quello che pensiamo – fuori, il mondo esterno è sempre meglio dell’isolamento interno. A qualsiasi età. Anche se abbiamo imparato da bambini a stare ritirati è sempre il momento giusto per iniziare ad uscire. E i momento giusto è adesso.

Il tuo passato diventa una luce quando ti aiuta a notare che cosa sta succedendo nel tuo presente. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: Centering meditation

© Nicoletta Cinotti 2016 Le radici della felicità

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La responsabilità delle proprie scelte e la bilancia della comunicazione

22/06/2016 by nicoletta cinotti Lascia un commento

Sono molti i momenti in cui ci troviamo a scegliere. E sono molte le scelte che facciamo pensando agli altri e alle ricadute che la nostra decisione può avere sulla loro vita. Ecco perchè come comunichiamo le nostre scelte e le nostre decisioni è tanto importante: perchè ci sono modi che lasciano liberi e modi che, invece, legano alle nostre decisioni anche senza che ce ne rendiamo conto. E tutto questo passa attraverso lo stile di comunicazione.

Se ci poniamo nella posizione di vittima è molto probabile che nell’altro si evochi il senso di colpa. Se ci poniamo nella posizione dell’inquisitore è molto facile che nell’altro si generi paura. Se siamo calcolatori è possibile che nell’altro si generi invidia. Se siamo distratti evochiamo invece il divertimento. Non sono scelte consapevoli ma sono modi – indiretti – per manipolare il risultato finale. Perchè se evochiamo la colpa nell’altro possiamo sperare di essere risparmiati. Se suscitiamo paura possiamo sperare di essere ubbiditi. Se suscitiamo invidia possiamo credere di ricevere un’alleanza. E se, infine, con la mia distrazione ti faccio divertire, posso pensare di essere tollerato.

Tutti questi però sono modi di scegliere condizionati: condizioniamo la nostra comunicazione al fine di ottenere un risultato desiderato. Non sono scelte che nascono dall’affetto e dal legame. Sono scelte che nascono dal desiderio di ottenere un risultato definito. Forse l’otterremo, forse no. La crescita quella, invece, si ottiene solo dall’amore.

Solo l’amore e la fiducia creano un a relazione che produce crescita. In caso contrario tutto ciò che possiamo fare è sopravvivere. Virginia Satir

Pratica di mindfulness: La pratica della gentilezza (meditazione live)

© Nicoletta Cinotti 2016 Le radici della felicità

Foto di ©annotta

 

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