Qualche anno fa, nel novembre del 1995, il violinista Itzhak Perlman si esibiva al Lincoln Center di New York. Perlman, a causa della poliomielite contratta da bambino, ha dei rinforzi nelle gambe e cammina a fatica con l’aiuto di due stampelle. Attraversare il palcoscenico e prepararsi a suonare, per lui, è già un compito arduo
Ma quando iniziò a suonare qualcosa andò storto. Una delle corde del violino si ruppe. La cosa più consueta sarebbe stata interrompersi e cambiare violino. Ma non lo fece.
Chiuse gli occhi per un momento, e poi accennò al direttore d’orchestra di ricominciare da dove si erano fermati. E suonò con passione, purezza e potere. Forse mai visti così in una sua esecuzione.
Tutti sanno che è impossibile suonare un brano sinfonico solo con tre corde.
Io lo so, e voi lo sapete, ma quella notte Itzhak Perlman si rifiutò di saperlo. Modulò, cambiò, scompose il pezzo sinfonico nella sua testa per adattarlo a quella mutata situazione. Quando finì non ci fu un applauso ma un’ovazione, alla quale lui rispose dicendo: “Sapete, talvolta è compito dell’artista scoprire quanta musica può ancora creare con ciò che gli è rimasto!”.
Puoi entrare nella vulnerabilità di questo momento? Emerge la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in te? Questo è il momento di compiere il rischio squisito di essere te stesso.Pratica di mindfulness: Self compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2021 Questa è la ri-edizione di uno dei post migliori del 2017
Foto di ©Giacomo Venturin