Chi non conosce la gratitudine? Ma, soprattutto, chi non conosce l’ingratitudine, quel sentimento di ribellione quando ci accorgiamo che quello che abbiamo fatto viene dato per scontato o sottovalutato o minimizzato?
Per diverso tempo ho fatto supervisione ai volontari dei Centri d’ascolto. Persone che prestano il loro servizio gratuitamente e che cercano di ascoltare i bisogni economici e psicologici di chi è ai margini. Questo comporta la distribuzione di pacchi della spesa, il pagamento di bollette, qualche volta anche di affitti arretrati. Purtroppo molti clienti dei centri d’ascolto sono “Clienti abituali” che non riescono ad uscire dalla loro condizione di povertà economica spesso per ragioni legate alla salute mentale. Uno di questi clienti abituali era un anziano architetto che non era mai riuscito a lavorare molto ma che aveva una visione grandiosa di sé. Ricordo ancora il giorno in cui, esasperato perché la sua ennesima richiesta di denaro non veniva accolta, iniziò a sbraitare contro le volontarie presenti dicendo “Voi dovreste ringraziarmi, se non fosse per me e per le persone come me non sareste qui!”
La battuta rimase famosa e continuò a suscitare ilarità per parecchio tempo. Eppure, quando ci troviamo di fronte all’ingratitudine, il quadro è proprio questo. La persona è inconsapevole del fatto che l’altro gli sta dando qualcosa che sottrae a sé stesso e ad altri. In questo caso i volontari offrivano il loro tempo senza alcuna ricompensa e dovevano amministrare fondi scarsi a fronte di grandi richieste.
Le componenti dell’ingratitudine
Tendiamo a non essere grati se pensiamo che quello che riceviamo non abbia un costo per la persona che ce lo dà. Se una persona ricca ci fa un regalo di poco valore economico tendiamo ad essere meno grati che se una persona con modeste possibilità ci fa esattamente lo stesso regalo. Inoltre sulle azioni che dovrebbero suscitare gratitudine – questo architetto aveva ricevuto regolari aiuti economici per molto tempo – pesa un bias negativo. Ossia il fatto di aver bisogno, di dover chiedere aiuto, di non essere in grado di mantenersi economicamente può far emergere sentimenti di umiliazione che coprono la gratitudine.
Inoltre per alcune persone il risentimento e la lamentela sono emozioni ineliminabili dalla loro vita perché costituiscono parte della loro identità. Alcune persone fanno difficoltà a scrivere una lista delle gratitudine, nessuno fa fatica a scrivere una lista delle lamentele. La verità è che la gratitudine è un’emozione che richiede una sorta di intenzionalità che manca alle lamentele. Quelle vengono spontanee. Insomma “bad is stronger than good” : quello che va male parla a voce più alta di quello che va bene.
L’illusione autarchica
Viviamo sotto un’illusione autarchica che ci fa sopravvalutare quanto siamo indipendenti dagli altri. Siamo esitanti ad ammettere di aver ricevuto aiuto e tendiamo ad attribuire a noi stessi il merito dei nostri risultati, sottovalutando il ruolo della fortuna e degli aiuti ricevuti, tanto che per molte persone la gratitudine è un’emozione umiliante. La consideriamo umiliante perché associamo l’età adulta come una realizzazione di indipendenza. Essere indipendenti però non vuol dire negare il fatto che siamo in una rete interdipendente e che quello che succede a noi non è influente per le altre persone e viceversa. Per il nostro caro architetto dell’esempio precedente il fatto che i fondi a disposizione dei volontari fossero limitati rispetto alle richieste di molte persone era ininfluente. Come era ininfluente che rispondere alle sue richieste significava, gioco forza, dire no al altre persone
La difficoltà ad esprimere emozioni
In aggiunta a tutto questo per molte persone è semplicemente difficile esprimere delle emozioni. Trovano difficile esprimersi e trovare le parole giuste che rappresentino i loro sentimenti. Non hanno, letteralmente, un vocabolario emotivo. Per alcune persone questo è un valore positivo che potremmo definire come “essere stoici”, non farsi trascinare dalle emozioni o essere razionali
Inoltre dobbiamo dire che raramente proviamo solo un tipo di emozione: spesso la gratitudine può unirsi alla rabbia o al senso di colpa. Emozioni difficili ed emozioni affettuose possono mischiarsi insieme suscitando un conflitto interiore di difficile soluzione. Perché la gratitudine non è un’emozione solitaria. Nell’ambivalenza non può che accompagnarsi al perdono. È solo se perdoniamo la parte difficile di una relazione affettiva che possiamo permetterci di sentire la parte facile, la gratitudine per quello che, malgrado tutto, abbiamo ricevuto.
I regali inappropriati
Recentemente una mia paziente, che aveva fatto un grande regalo per il matrimonio della sua amica del cuore, mi ha espresso il dolore per non essere stata ringraziata. Aveva fatto un regalo importante come testimonianza della relazione di amicizia con questa persona ma il suo regalo era stato, evidentemente, giudicato inappropriato. La ragione era semplice: all’amica non sarebbe stato possibile contraccambiare per le sue ridotte possibilità economiche o, forse, perché avrebbe ritenuto fuori luogo fare un regalo così impegnativo. Questo è uno degli aspetti più difficili dei regali. Perché siano ben accetti non solo devono incontrare il gusto di chi regala e di chi riceve il regalo ma non devono mettere l’altra persona in una condizione di inferiorità. Fare un regalo ingombrante a chi vive in una casa piccola oppure un regalo sproporzionato rispetto al favore ricevuto può far emergere una condizione di risentimento, irritazione o fastidio. Anche perché, diciamoci la verità, dietro ad un regalo possono esserci molte motivazioni inconsce che vengono fuori solo dopo averlo fatto!
I gesti di generosità silenziosa
La nostra contabilità del dare e ricevere non tiene conto del fatto che molti gesti di generosità, fatti quasi senza accorgersi, prima o poi tornano indietro magari da altre persone. L’atteggiamento di generosità coltiva la nostra capacità di provare gratitudine e insieme, gratitudine, generosità e perdono costruiscono un modo leggero di navigare nelle inevitabili difficoltà della vita.
Giovedì 23 Novembre sarà il giorno del ringraziamento. Vorrei arrivarci preparata. Passando gli anni mi sembra che crescano le ragioni di gratitudine. Forse succede perché il cervello, man mano che passa il tempo, tende a orientarsi verso il positivo: siamo sopravvissuti, abbiamo vissuto, abbiamo realizzato piccoli e grandi sogni e questo ci ricorda quotidianamente le buone caratteristiche del nostro raccolto.
Così, iniziando dagli ostacoli alla gratitudine, spero che ci sarà più lieve muoverci verso i vantaggi dell’essere grati!
© Nicoletta Cinotti 2023