C’è una sofferenza che raramente percepiamo con chiarezza: quella che viene dalla sensazione di non essere interi, dalla sensazione, spesso sottile e sconosciuta, che qualcosa manchi. A noi o alla nostra vita.
Non la sentiamo perché viene coperta subito da qualcosa. Un acquisto, una sigaretta, un boccone di cibo. Qualsiasi cosa che, in quel momento, ci da l’idea che sarà in grado di farci sentire più felici.
Quando affidiamo la nostra felicità e il nostro senso di interezza a qualcosa di esterno iniziamo a percorrere una strada che ci condurrà presto alla delusione. Non c’è nulla che il mondo possa darci per questa sottile sensazione di mancanza o di perdita.
Tradiamo noi stessi se pensiamo che avere quel pezzetto in più ci renderà felici. Vogliamo quello che non abbiamo, spinti dalla nostra wanting mind, a cercare all’esterno anziché dentro. E quindi paragoniamo la nostra vita a quella altrui, la nostra storia a quella altrui, confondendo la felicità che vediamo negli altri con il possesso e rendendoci così ostaggio di quello che non abbiamo ancora realizzato.
Perché non rendere onore invece a quello che abbiamo già realizzato? Quando lo facciamo pratichiamo una goccia di gratitudine che distende il cuore e la mente.
L’esperienza ci ha dimostrato che volere è una causa di sofferenza eppure, stranamente, cerchiamo di volere sempre di più proprio per sbarazzarci dalla sofferenza. Christina Feldman
Pratica di mindfulness: Addolcire, confortarsi, aprire
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Foto di ©Antonio Bartalozzi
Se penso che in questo momento devo concentrarmi su ciò che ho realizzato e non su quello che mi manca, mi sento ancora più frustrata.
Negli ultimi due mesi mi sono resa conto di non aver conosciuto veramente la persona che per 24 anni ho pensato di avere accanto.
Mio marito, con cui credevo di aver costruito una vita quasi perfetta e felice, mi ha tradita con una ragazza di 25 anni (lui ne ha 43 e io 40), senza alcun apparente motivo, almeno così afferma.
La sua storia va avanti mentre io non riesco a rimettere insieme i cocci della mia vita, perchè la mia “vita” fino a poco fa ruotava intorno a “noi”.
Quindi cosa ho costruito? Una fiction, fatta di menzogne, bugie e illusioni, e adesso non riesco a rialzarmi…………
Ciao Alessandra, mi dispiace per la tua delusione, così imprevista e cocente. Ma, anche se può sembrare strano, forse una parte del tuo dolore nasce proprio dal tuo essere ostaggio di quello che non hai realizzato, almeno nel matrimonio…
mi sento molto vicino alla tua storia…sto passando una situazione analoga e si precipita in abissi di sofferenza..