Molte volte mi sorprendo nell’ascoltare quante parole povere vengono dette. Le parole povere sono le parole scoraggiate, quelle che parlano di ciò che manca e che non credono che quello che manca stia fiorendo ma sono convinte che sia proprio assente.
Eppure tutti noi abbiamo attraversato l’inverno e siamo arrivati alla primavera e all’estate. E questo è successo molte volte, per molti anni. Le parole scoraggiate sono le parole dell’inverno e vengono dette in qualsiasi stagione, forse perché crediamo che le parole siano inconsistenti. Non è così: le parole danno forma alla mente, orientano le risposte, sono come i comandi vocali di Alexa.
Ripeterci parole povere nutre la nostra mente di povertà, quella che invece dell’abbondanza vede la mancanza, che invece della luce vede il buio senza possibilità di alba.
Sarebbe utile stare attenti alle parole scoraggiate perché, giorno dopo giorno, ripetizione dopo ripetizione potrebbero convincerci che hanno ragione, che la loro propaganda ha senso e che quello che possiamo aspettarci è solo peggiorativo. Non è cosi e quando proprio non sappiamo cosa fare è meglio domandare il cammino alla primavera piuttosto che all’inverno.
Quando le tue azioni sono dettate dall’anima,
senti un fiume muoversi in te, una gioia.
Quando invece le azioni vengono da un’altra parte,
la sensazione scompare…
Non insistere nell’andare dove pensi di voler andare.
Domanda il cammino alla primavera.
Le parti che vivono in te saranno in armonia. Rumi
Pratica di mindfulness: Gatha di pace
© Nicoletta Cinotti 2023 Il Programma di Mindful Self-compassion