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Mindfulness in famiglia e a scuola

Come si fa

22/07/2023 by nicoletta cinotti

“Come si fa”, avrebbe potuto dire la mamma della protagonista di questo libro di memoir, a mandare avanti una famiglia così numerosa, se il papà si mette a letto e non lavora? Come si fa a far finta che tutto sia normale se non tutto gira per il verso giusto? Come si fa a capire quello che succede se siamo bambini e il mondo dei grandi ci sembra lontano e non avvicinabile?

In questo libro, genovesissimo, Giovanna Profumo racconta, molto probabilmente, la sua famiglia, vista con gli occhi di una bambina che osserva, cerca di partecipare ma non riesce ad attribuire il proprio significato agli eventi che accadono. Riesce a restituire in modo perfetto lo stupore e l’incomprensibilità di certi fatti così come possono apparire ai suoi occhi. Occhi desiderosi di essere amati e di amare quello che accade. La tenerezza infatti pervade spesso gli episodi raccontati in uno svolgimento temporale dove la cronologia è secondaria perché lo sguardo rimane uguale: non capisco perché succede quello che sta succedendo.

Visto che il primo capitolo è un salto temporale che vede la protagonista a vent’anni mentre per tutto il resto del libro è una bambina, mi aspetto che il libro successivo parta da lì, da quei vent’anni, il momento in cui incominci ad andare al di sotto della superficie e a capire perché le cose sono andate in un certo modo. Sarebbe triste se la nostra protagonista, a cui ci affezioniamo quasi subito, continuasse a non capire anche una volta uscita dall’infanzia.

Al piacere della lettura si aggiunge il piacere di un libro curato nella pubblicazione, con una copertina elegante come i genovesi sanno essere nella loro sobrietà.

Se vuoi conoscere Genova da dentro le mura, questo è il libro perfetto per te, pubblicato da un editore genovese, Il Canneto, dà uno spaccato di questa città apparentemente iperbole della normalità e in realtà piena di risvolti nascosti. Risvolti sopra e sotto le righe. Se invece genovese lo sei già, per nascita o per adozione, questo è il libro perfetto per fare qualcosa che a Genova è davvero difficile fare: entrare nelle case altrui.

Giovanna Profumo, Come si fa, Il Canneto editore

© Nicoletta Cinotti 2023 Addomesticare pensieri selvatici

Archiviato in:Addomesticare pensieri selvatici, Meditazione e scrittura, Mindfulness in famiglia e a scuola Contrassegnato con: parole che si poggiano sul cuore, meditazione e scrittura, scrivere, scrivere la mente

Un’estate con gli occhi verdi

24/06/2023 by nicoletta cinotti

Non voglio spoilerare il contenuto di questo breve romanzo di Tatiana Tîbuleac ma devo dirti almeno chi sono i protagonisti: una madre divorziata, un figlio adolescente e borderline nel senso letterale del termine, un’estate, un piccolo paese del nord della Francia con pittoreschi abitanti e un’ospite che fa un miracolo: il cancro.

Il miracolo del cancro non è la guarigione dalla malattia ma, grazie alla sua presenza, è una potente formula di guarigione del rapporto tra una madre e un figlio. Guarisce come guariscono tutte le cose che diventano improvvisamente preziose perché brevi. La storia inizia proprio in questo periodo dell’anno e va oltre la fine dell’estate anche se, in quella breve stagione, due vite vengono trasformate insieme. Diventano due vite diverse che non dimenticheranno mai quell’estate in cui si sono concesse di fare cose pazze e tenere.

La struttura del libro è molto originale e interessante: è divisa in sezioni che hanno tutte un riferimento all’unica cosa che questo figlio amava di sua madre: gli occhi verdi.

Anche solo leggendo in progressione il titolo di ogni sezione si ha una breve poesia

Gli occhi di mia madre erano uno sbaglio
Gli occhi di mia madre erano i resti di una madre bella
Gli occhi di mia madre piangevano da dentro
Gli occhi di mia madre erano il desiderio di una cieca avverato dal sole
Gli occhi di mia madre erano campi di steli infranti
Gli occhi di mia madre erano le storie che non mi aveva mai raccontato
Gli occhi di mia madre erano gli oblò di un sommergibile di smeraldo
Gli occhi di mia madre erano conchiglie cresciute sugli alberi
Gli occhi di mia madre erano cicatrici sulla faccia dell’estate
Gli occhi di mia madre erano germogli in attesa

Ma, soprattutto, l’estate in cui sua madre ebbe gli occhi verdi, non finì mai

© Nicoletta Cinotti 2023 Addomesticare pensieri selvatici

Tatiana Tîbuleac, L’estate in cui mia madre ebbe gli occhi verdi, Keller editore

Archiviato in:Addomesticare pensieri selvatici, Mindfulness in famiglia e a scuola, reparenting

Un luogo in cui crescere

25/03/2022 by nicoletta cinotti

Ieri una persona mi ha detto una frase lapidaria. Di quelle che ti cadono addosso come una pietra tombale. “La famiglia è un luogo pericoloso in cui crescere“. Me l’ha detto e poi ha fatto una gran risata dopo un attimo di sospensione. La risata doveva servire a sdrammatizzare la pietra tombale. Dopodiché mi ha raccontato l’ennesimo litigio di una storia familiare disseminata da litigi, incomprensioni e antipatie.

È vero che i conflitti familiari sono sempre molto più dolorosi dei conflitti con persone con le quali c’è meno intimità ma il problema non è tanto la famiglia quanto l’intimità. È l’intimità che rende le difficoltà più dolorose. È la stessa differenza che c’è tra un incidente che avviene lungo la strada e un incidente che avviene in cucina. A parità di gravità dell’incidente il fatto che avvenga in un luogo intimo lo rende molto più doloroso. La cucina è il nostro cuore: è lì che mettiamo a cuocere gli ingredienti base delle nostre emozioni ed è lì che le cose acquistano un significato. Poi passano alla razionalizzazione ma non ci sarebbe significato senza gli ingredienti emotivi che compongono quello che è accaduto. Proprio come non ci sarebbe un piatto sulla tavola se non l’avessimo cucinato.

Possiamo fare qualcosa perché ciò che avviene nell’intimità non faccia così tanto male?

Sì, possiamo fare due cose:

  • La prima è considerare che in una relazione intima possono esserci le stesse emozioni che ci sono con un estraneo. Chi ci ama può provare invidia, ostilità, gelosia proprio come un collega di ufficio. Non vorremmo che fosse così ma siamo umani e niente di ciò che è umano ci è estraneo. Ho visto madri invidiose delle proprie figlie, padri competitivi con i propri figli e fratelli e sorelle scannarsi con la stessa crudezza della lotta libera. Anzi peggio perché nella lotta libera c’è un arbitro che dovrebbe essere imparziale mentre nella lotta familiare ci sono i genitori che imparziali non sanno esserlo.
  • La seconda cosa è considerare ogni problema una benedizione. Hai letto bene: non è un refuso. È una benedizione perché ci mette di fronte ad una possibilità di crescita. La possibilità di crescita che possiamo cogliere se lasciamo andare la tendenza a scandalizzarci. Perché diciamolo: siamo tutti moderni tranne quando ci scandalizziamo. Allora diventiamo personaggi della pubblicità degli anni ’50 in cui c’era la casalinga ideale, il marito ideale e i figli perfetti e soprattutto perfettamente puliti con Tide. Le difficoltà sono straordinarie opportunità per conoscere le persone e noi stessi. L’importante è non confondere la difficoltà con noi stessi
  • E questo è il terzo punto: forse il più importante. Se veniamo attaccati, svalutati e siamo vittime di ostilità grandi e piccole non significa che siamo senza valore. Significa che stiamo affrontando un problema e che il problema ci potrà rendere più resilienti. Non c’è niente di personale nei problemi. Trovatemi una casa senza problemi o una famiglia senza storie difficili alle spalle. Non la troverete perché noi umani ci evolviamo attraverso le difficoltà

E non è la sopravvivenza del più forte o del più adatto. È la sopravvivenza del più gentile. Perché quello che ci uccide davvero è diventare come la persona che ci ha ferito.

È solo quando il nostro cuore si spezza che scopriamo qualcosa di inaspettato: il cuore non può spezzarsi può solo aprirsi. Quando possiamo sentire sia il nostro amore per il mondo che il dolore per il mondo – insieme – nello stesso momento, è allora che il cuore esce dal suo guscio. John Welwood

Pratica di mindfulness: La pratica di gentilezza amorevole della mattina

© Nicoletta Cinotti 2023 International Teacher Training in Mindful Parenting dal 1 al 5 Novembre 2023. Iscrizioni in early bird fino al 30 luglio

https://www.nicolettacinotti.net/corsi-mindfulness/international-teacher-training/

 

 

 

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Esperienze di Mindful Parenting

19/02/2022 by nicoletta cinotti

Qualche tempo fa si è tenuta una sessione dedicata al Mindful Parenting. Quattro interventi che hanno disegnato lo stato dell’arte sul Mindful Parenting, attraverso l’esperienza di quattro diverse persone formate in Mindful Parenting che hanno fornito uno spaccato sia dal punto di vista clinico che esperenziale.

Puoi trovare qui i nostri contributi:

Nicoletta Cinotti, Lo stress genitoriale. Parenting e reparenting per affrontare lo stress genitoriale
Letizia Ferrante, Tra il Mindful Parenting e il Compassionate Parenting. L’applicazione del Mindful Parenting in psicoterapia
Stefania D’angerio, Mindfulness ed età evolutiva. Come integrare la mindfulness in età evolutiva con il Mindful parenting
Nicoletta Serafini, L’esperienza nella conduzione di Protocolli di Mindful Parenting

© Nicoletta Cinotti 2022 “Addomesticare pensieri selvatici”

International Teacher Training di Mindful Parenting

Puoi tr

 

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Io prima di tutto o noi prima di tutto?

09/02/2022 by nicoletta cinotti

Credo di aver sentito migliaia di volte ripetere che è importante comunicare, parlarsi e parlare. Quasi lo stesso numero di volte ho visto coppie che, parlandosi, si facevano più male che bene e situazioni in cui la comunicazione non chiariva ma complicava le cose.

Succede per una ragione semplice e complessa insieme: sentiamo il bisogno di parlare quando noi abbiamo qualcosa da dire e vale la prima persona singolare nella maggior parte delle comunicazioni. Facciamo fatica a fare quel piccolo, piccolissimo cambio di prospettiva che sposta la comunicazione dall’io al noi. Dalla prima persona singolare alla prima persona plurale.

Questo significa che se il bisogno di comunicare nasce solo da una nostra esigenza, è importante non contrabbandarlo come una necessità di coppia. Se pensiamo che sia una necessità di coppia vale la regola del “noi prima di tutto”. Cosa vuol dire?

Vuol dire mettere in primo piano le esigenze reciproche piuttosto che quelle personali e omettere comunicazioni basate sul senso di colpa e sul biasimo. Se togliamo queste due emozioni complicate – biasimo e senso di colpa – cosa succede a quello che avevamo in mente di dire? Come cambia la nostra comunicazione? Quanto si alleggeriscono le nostre parole? Cosa succede alla nostra comunicazione se parliamo dei nostri bisogni senza farli diventare la misura del livello minimo di una coppia che funziona?

Dire, “ho bisogno di attenzione” è diverso dal dire, “dovremmo darci più attenzione”. Nel primo caso riconosciamo che è un nostro bisogno a cui l’altro può rispondere oppure tralasciare. Nel secondo caso decidiamo che anche l’altro ha bisogno di ricevere più attenzione e magari gliela diamo nella speranza che faccia altrettanto con noi. E se non succede sono guai…Per uscire da questa trappola servono due ingredienti: ascoltarci e non-agire. Non-agire è un modo per uscire dalla coazione a correggere la relazione appena abbiamo un disagio, senza sapere nemmeno bene se il disagio è solo personale o condiviso.

“Tutti noi abbiamo la possibilità di crescere e, per rispettarne i tempi, è importante avere fiducia nel non-agire. La non azione che si sperimenta nella pratica è, in un certo senso, molto attiva. Si esplora quello che emerge, si inizia a capire come funzioniamo e si dedica piena attenzione alla fioritura del momento presente. Così, quella non azione comporta, da un certo punto di vista, un sacco di lavoro: una vera e propria discesa nell’intimità con sé stessi. Perché avvenga, è necessario non scappare sempre in qualche nuova attività. Ci sono momenti in cui non agire è l’azione più adatta e difficile.”— Amore, mindfulness e relazioni: Qualità mindful per amare senza equivoci by Nicoletta Cinotti

Pratica del giorno: Protendersi

© Nicoletta Cinotti 2022 Questa settimana i post saranno dedicati al mio ultimo libro “Amore, mindfulness e relazioni“. poi, giuro:-), non lo farò più!!…è che volevo dare qualche soddisfazione a San Valentino😊

 

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Azzurro contro azzurro, senza nuvole a separarci

04/02/2022 by nicoletta cinotti

Dopo un po’ di tempo che meditavo – a dire il vero dopo molto tempo che meditavo – mi sono accorta di una sensazione strana e costante in ogni sessione di pratica.

Aspettavo. Non capivo che cosa aspettavo. Forse, aspettavo qualche sorta di intuizione o illuminazione? No, anche quando arrivavano quelli che io chiamo “i miei piccoli lampi di genio”, continuavo ad aspettare. Forse aspettavo di cambiare? Nemmeno quello. Negli anni sono cambiata tantissimo in modi che non avrei mai immaginato realizzabili e quindi non potevo dire che fosse nemmeno quello.

La sensazione di attesa non era sgradevole. Era come quando sei nella sala d’attesa e aspetti che qualcuno arrivi a prenderti o che la persona che hai accompagnato torni dopo aver finito. C’era, in quell’attesa qualcosa di comodo e rassicurante. Un’attesa fiduciosa che non mi metteva in ansia ma, al contrario, mi faceva sentire al sicuro e a casa. Calmava la mia irrequietezza e mi disponeva all’apertura. Nello stesso tempo mi sembrava assurdo aspettare senza nemmeno sapere che cosa stavo aspettando.

Poi, improvvisamente ho capito. L’ho capito quando mio padre è morto. Aspettavo di sentirmi dire da lui cose che non mi aveva mai detto. Nel suo silenzio lui era convinto, forse, di avermele fatte capire, ma io avrei voluto proprio sentirmele dire. Sentirmi dire che mi amava, anche se non ero un maschio, che mi aveva sempre voluto bene anche quando era distante e irraggiungibile. Che mi apprezzava e aveva fiducia in me. Parole semplici, senza fronzoli perché non abbiamo mai amato i fronzoli verbali. Sentirmele dire guardandoci negli occhi. Azzurro contro azzurro, senza nuvole a separarci. Quando è morto ho capito che non sarebbe più successo nella realtà ma dentro di me continuavo ad aspettare, ostinata, quello che mi apparteneva come diritto di nascita: le sue parole, Le parole che avrei voluto sentirmi dire. Così ho iniziato a dirmele io, silenziosamente, Una parola qua e là, quando in meditazione diventavo irrequieta. Dicevo a me stessa proprio le parole che avrei voluto sentirmi dire da lui e poi anche quelle che avrei voluto sentirmi dire da altri. È allora che ho scoperto il saggio animale del nostro corpo.

La nostra mente è ostinata: vuole che quelle parole siano dette proprio da quella persona e proprio in quel modo. Il saggio animale del nostro corpo no. Vuole solo sentirsele dire, gentilmente. Non bada tanto per il sottile: vuole solo che il tono sia sincero, che il ritmo sia lento perché l’amore è un sentimento che non ha mai fretta, L’amore è un sentimento infinito e quindi che fretta potrà mai esserci nell’amore?

Ho aspettato cosi tanto perché la mancanza più grande era averlo vicino e sentirlo irraggiungibile. Adesso che non c’è più, adesso che quelle parole sono arrivate, l’attesa è finita. Ho capito che se mi voglio bene, un bene che nasce da dentro e non come riflesso dell’amore altrui, non mi manca la compagnia.

“Questo è il regalo con fiocco e controfiocco della mindfulness: un senso di identità libero dalla conferma dell’altro. Un senso di identità che fiorisce dall’interno e non dallo specchio dell’approvazione e che consente di mantenere quella distanza che alimenta il desiderio. Ancora di più, se non sappiamo essere intimi con noi, saremo sempre più dipendenti dall’approvazione dell’altro e dalla sua risposta. Tutta la pratica di mindfulness non è altro che un modo per essere intimi con sé stessi attraverso un’attenzione affettuosa. Nicoletta Cinotti, Amore, mindfulness e relazioni

Pratica di mindfulness: La pratica di gentilezza amorevole

© Nicoletta Cinotti 2022 Formazione internazionale in Mindful Parenting

 

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