
Vivere è una forma di incertezza ovvero meglio non cercare di capire prima
Vorrei spendere ancora due parole sulla differenza tra pratica e teoria: c’è stato un episodio nell’ultimo gruppo che, nella sua semplicità, mi è sembrato illuminante. Una persona ha raccontato un piccolo esercizio in cui, credo il suo fisioterapista, le faceva portare un bastone posteriormente all’altezza delle spalle e, arrivato a questo punto, doveva lasciarlo cadere per riprenderlo all’altezza del bacino.
In sé e per sé niente di complicato: al massimo poteva cadere a terra. Eppure arrivando alle spalle la paura di non saperlo riprendere la faceva rimanere aggrappata al bastone, come se le mani non obbedissero alla mente. Ecco funzioniamo tutti così: se il nostro corpo impara qualcosa dargli un comando mentale diverso non serve. Tradotto vuol dire che se capiamo – mentalmente – cosa dovremmo fare ma non lo sperimentiamo con una azione diversa quella comprensione non ci servirà a nulla. Anzi, diventerà la base di una ulteriore autocritica.
È così che nascono i rimproveri interiori: capiamo qualcosa ma non riusciamo a metterlo in pratica (a volte illudendoci che averlo capito sia sufficiente) e così, ogni volta che non facciamo come dovremmo fare, ci rimproveriamo. Abbiamo bisogno di partire dall’azione, anziché dall’averla capita fino in fondo. Se partiamo dall’azione emergono le difficoltà che davvero sono insite in ciò che stiamo cambiando e anche la gioia del nuovo apprendimento. La comprensione delle difficoltà rinforzerà la self compassion e la gioia dell’apprendimento rinforzerà la perseveranza. Se invece diamo il comando a quella maestrina con la penna rossa della nostra mente sarà capacissima di dirci tutte le volte in cui falliamo ma non saprà darci davvero quel sostegno che ci è necessario.
Meglio non voler capire prima tutto. Meglio non voler capire prima di fare: rischiamo di non fare, rimanendo bloccati dall’autocritica e dalla vergogna. Impara a partire da dove sei, sperimenta e, soprattutto, sbaglia: per imparare è fondamentale.
Vivere è una forma di incertezza, non sappiamo cosa verrà dopo e come. Nel momento in cui conosciamo già cosa succederà dopo è come se cominciassimo a morire un po’. Un artista non sa mai esattamente cosa sta facendo un po’. Lo supponiamo ma il vero salto lo facciamo dopo aver fatto un passo nel buio. Pema Chodron
Pratica di mindfulness: Be water File audio di pratica)
© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione Foto di © Pier/ off for a while
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