Domenica 4 settembre
Mi voglio ricordare delle stelle, dei momenti tutti insieme in cerchio a meditare, delle camminate sul monte, dei momenti di silenzio e di solitudine, del vento che profuma di pini e del rumore delle foglie nel bosco; dei miei tentativi di urlare; degli occhi di J., del suo viso bellissimo, della sua vulnerabilità, della sua commozione e delle sue parole per me; mi voglio ricordare dei momenti di commozione, della fatica a stare con il giudizio, della tenerezza e compassione che mi hanno permesso di andare oltre il giudizio e di trovare spesso un tesoro o di prendere serenamente consapevolezza che c’è qualcuno con cui non ho facilità a condividere; mi voglio ricordare delle parole di E., della nostra vicinanza, della verità che le ho affidato, della sua commozione; mi voglio ricordare dei momenti di intimità e condivisione, del lavoro sul corpo, di M., della sua grande famiglia, del suo dolore e del l’imbarazzo che abbiamo condiviso prima di abbandonarci alla nostra voce; degli occhi di G., del suo affetto materno e del suo sapersi perdonare e avere fiducia; mi voglio ricordare del lago, del mio ostacolo alla felicità che ho lanciato lontano e della paura di non sapere amare; mi voglio ricordare della fatica, degli occhi gonfi, del pensiero critico, della voglia di isolarmi, del piacere di condividere, degli occhi e dell’abbraccio sicuro di F. e di quanto è incredibile ma vero che ognuno pensa e crede di essere meno di quello che è.
E questo spesso è il suo più grande limite alla felicità.
Mi voglio ricordare della profondità degli animi che ho incontrato, dei diversi dolori e della comune intenzione che tutti abbiamo di essere felici. Di quanto è per tutti difficile essere gentili con se stessi, di quanto pesa la testa sulle spalle, di quanto il dubbio ci tormenti tutti. Mi voglio ricordare che il dubbio è un prodotto della mente per distrarci dalla verità del corpo e delle emozioni. Che più grande è il dubbio più abbiamo paura di riconoscere la nostra verità e che in quei momenti, tornare al respiro nella pancia e al corpo ci salva; che spesso scegliamo l’infelicita’ perché è più sicura, perché conosciamo bene tutte le storie e le ragioni che la alimentano e fa meno paura della imprevedibile e sconosciuta felicità. Mi voglio ricordare che ho paura di essere felice. Ma che sono coraggiosa. Che so amare. Che merito di esprimere tutta me stessa. Che so cogliere la bellezza negli altri e so ammorbidire il mio cuore.
Mi voglio ricordare che ogni giorno è’ un’opportunità di vivere la nostra unica, selvaggia e imperfetta vita; che imparare a stare con quello che c’è scegliendo di essere grati per il bello che abbiamo invece di concentrarci su quello che ci manca è una strada per la felicità; che la gratitudine apre la porta alla commozione, abbatte i nostri muri e ci insegna a difenderci solo quando ce n’è bisogno. Che i muri che alzo mi impediscono di ricevere. Mi voglio ricordare che gratitudine, gentilezza, tenerezza, fiducia, pazienza e amore sono i semi per la mia felicità. Che i semi vanno coltivati. Che il percorso è a volte faticoso. Che la mia felicità non può e non deve dipendere dalla felicità di chi amo. Che prendendomi cura della mia felicità mi rendo libera e rendo felice chi amo. Mi voglio ricordare di non fare del male intenzionalmente a nessuno.
Che il mio corpo è’ un tempio, che merito di darmi dignità e che ho ballato Brahms su un sentiero di montagna come non avevo mai fatto prima.
S. una partecipante al ritiro che ringrazio per queste note, così musicali. Foto di ©alexcurrie
© www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici
Grazie S. le tue parole mi hanno profondamente commosso!
Sono parole che curano,sono come un “fiore delicato”che profuma di buono.
Grazie F.
Cara S.
Grazie di aver condiviso la tua riflessione
Con queste parole così speciale
Grazie di cuore un abbraccio forte
J.