Il Mindful Eating sostituisce l’auto-critica con l’auto-nutrimento. Sostituisce la vergogna con il rispetto per la nostra saggezza interna.
Un breve esempio
“Prendiamo un’esperienza tipica. Mentre torna verso casa, Sally pensa con ansia al discorso che deve preparare in vista di un’importante riunione di lavoro. Deve assolutamente finirlo, la scadenza è ormai vicina. Appena arriva a casa, però, prima di mettersi al lavoro decide di rilassarsi un po’ davanti alla TV. Si siede sul divano e appoggia un sacchetto di patatine sul tavolino accanto alla poltrona. Comincia a mangiarne quattro o cinque. Mano a mano che s’immerge nel programma che sta guardando in TV, mangia sempre più velocemente. Alla fine del programma, guarda il sacchetto e si accorge di averlo mangiato tutto. Si biasima per aver perso del tempo ed essersi ingozzata di cibo spazzatura. “Troppo sale e troppi grassi! Stasera niente cena!”. Distratta dal dramma in TV, per mascherare l’ansia causata dal suo procrastinare, ha ignorato cosa stava succedendo nella sua mente, nel suo cuore, nella sua bocca e nel suo stomaco. Ha mangiato senza alcuna consapevolezza. Così finisce per andare a letto senza aver nutrito il corpo e il cuore, con la mente ancora in ansia per il discorso da preparare.
La prossima volta in cui si trova in una situazione simile, decide sì di mangiare le patatine ma di mangiarle in maniera consapevole. Prima volge l’attenzione alla mente. Osserva che la sua mente è preoccupata per un articolo che ha promesso di scrivere. La mente le dice che dovrebbe mettersi al lavoro subito. Poi osserva il suo cuore e nota che si sente un po’ sola perché suo marito è fuori città per qualche giorno. Poi osserva il suo stomaco e il suo corpo e nota che ha fame ed è stanca. Ha bisogno di nutrimento. L’unica persona in casa che può darglielo è lei.
Decide di regalarsi una piccola coccola mangiando le patatine (notate che il mindful eating ci da il permesso di giocare con il cibo). Tira fuori 20 patatine dal sacchetto e le mette in una ciotolina. Ne guarda il colore e la forma. Mangia una patatina, assaporandola bene. Fa una pausa e poi ne mangia un’altra. Non c’è giudizio, non c’è giusto o sbagliato. Sta semplicemente osservando le diverse sfumature di giallo e marrone sulla superficie di ogni patatina, il gusto del sale sulla lingua, il suono croccante che sente con ogni morso, la consistenza che va da croccante a morbida. Si chiede come queste patatine siano arrivate sul suo piatto, consapevole della sinergia tra il sole, la terra, la pioggia, il contadino che ha raccolto le patate, i lavoratori alla fabbrica di patatine, il camionista che le ha consegnate al negozio, il negoziante che le ha sistemate sullo scaffale e la cassiera che gliele ha vendute.
Facendo una piccola pausa tra una patatina e l’altra, la coccola dura circa 10 minuti. Quando finisce le patatine nel piatto, osserva di nuovo il corpo per vedere se c’è ancora qualche parte di sé che è affamata.
Nota che la sua bocca e le sue cellule hanno sete, e quindi beve un bicchiere di succo d’arancio. Il suo corpo le dice anche che ha bisogno di proteine e di qualcosa di verde e così si prepara un’omelette al formaggio e un’insalata di spinaci.
Dopo aver mangiato, osserva ancora la mente, il corpo e il cuore. Il cuore e il corpo si sentono nutriti ma la mente è ancora stanca. Decide di andare a dormire e di lavorare all’articolo la mattina seguente, appena sveglia, con la mente fresca e riposata. Si sente ancora sola, anche se un po’ meno dopo aver ponderato quanti esseri viventi hanno collaborato per portarle le patatine, le uova, il formaggio e gli spinaci. Decide di chiamare suo marito e augurargli buona notte. Va a letto con corpo, mente e cuore sereni e dorme profondamente”.
Sally ha virato dall’auto-critica all’auto-nutrimento. Ha imparato a prendersi cura di sé.
© Paola Iaccarino Idelson