Capita a tutti di essere stanchi. Non a caso molte vacanze nascono proprio come cura della nostra stanchezza. Non tutte le forme di stanchezza hanno però la stessa origine e quindi non tutte hanno bisogno dello stesso riposo.
C’è la stanchezza del corpo: quando abbiamo fatto una corsa, uno sport o qualsiasi intensa attività fisica. È una stanchezza particolare perchè si accompagna ad una forma di gioia. Una gioia muscolare. Siamo stanchi ma, paradossalmente, siamo felici. Abbiamo scaricato e, a volte, può bastare un riposo brevissimo perchè, in realtà quella stanchezza che abbiamo attraversato ci ha rigenerato.
C’è la stanchezza della mente: abbiamo la testa piena di pensieri che girano in continuazione. Si abbattono sugli occhi, appesantiscono la mascella, chiudono il cuore e viene una stanchezza che è come quella degli incantesimi. Ti sembra che solo un miracolo potrebbe farti uscire da lì. È una stanchezza per la quale è difficile trovare riposo. L’unica medicina è fare qualcosa di così impegnativo fisicamente che non riesci a pensare. Corri più forte che puoi, nuoti più veloce che puoi, con la speranza che i tuoi pensieri siano più lenti di te. Oppure li esplori con la pratica, per vedere il panorama della mente, viaggio tanto ricco quanto complesso
C’è la stanchezza del cuore che sembra scendere giù verso il diaframma, senza rete e senza speranza. È quella che nasce quando ci rendiamo conto della distanza tra i nostri sentimenti e la realtà dei sentimenti dell’altro. Si chiama aver amato invano. Poiché l’amore non è mai perso, ha bisogno del riposo che nasce dall’aver conosciuto e compreso. Forse ci eravamo raccontati una favola. E allora abbiamo bisogno di Cullare il cuore.
E poi c’è la stanchezza della mente che domina il corpo. Lo spinge verso un risultato, verso un obiettivo e non ammette scuse o delazioni. È la stanchezza dell’ambizione che rende la nostra vita una corsa a tappe. Peccato che quando siamo arrivati abbiamo perso l’unica cosa per la quale vale davvero la pena vivere: il piacere di vivere e la libertà di essere. L’unico riposo allora è lasciar andare.
Il piacere va al di là della ristretta prospettiva individuale e nega l’egoismo. Per provare davvero piacere dobbiamo “lasciar andare”, permettere che avvenga ciò che è, permettere al corpo di rispondere con libertà. Alexander Lowen
Pratica del giorno: Grounding
© Nicoletta Cinotti 2017 Dimorare nel presente, dimorare nel corpo Foto di ©tamel aike
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