Perché parliamo di spinta naturale alla felicità? Perché tutti noi la cerchiamo: è questa universalità che ci fa essere certi che esista una spinta innata che ci porta in questa direzione.
Il fatto che sia innata – termine che spesso viene identificato con naturale – non significa però che sia semplice e garantita. Questo è già il primo elemento su cui riflettere: siamo convinti che se abbiamo una spinta naturale verso qualcosa questo significa che siamo naturalmente debitori verso questo aspetto e che ciò che è “naturale” debba realizzarsi sempre. Non è così. Ciò che è innato è sempre ricercato ma non garantito.
Il vero punto però è quello che facciamo per garantirci la felicità. Spesso facciamo cose paradossali. La prima è allontanarci dalla fonte del dolore – interno ed esterno. Convinti che questo protegga la nostra felicità mentre invece nutre la nostra inquietudine. Non sto dicendo che dobbiamo andare a cercarci guai: sto dicendo che se non consoliamo il dolore che già c’è nella nostra vita e cerchiamo di evitarlo, ci mettiamo nell’ansia.
La seconda cosa paradossale è che ci aggrappiamo: a persone, idee, relazioni, cose. Bloccando così il flusso vitale. proprio quello che, lasciato libero, ci permette di sperimentare la felicità. Dulcis in fundo, per diventare felici, facciamo crescere gli aspetti egoici: togliamo spazio agli altri, consideriamo i nostri problemi più importanti di quelli altrui, cerchiamo di avere più attenzione. Facendo così l’opposto di quello che ci rende felici: essere connessi, in relazione, insieme, ci rende felici. Non essere soli o isolati. Essere primi ci fa temere di diventare secondi. Essere insieme ci dà la forza della condivisione.
Un costante monitoraggio di come ci collochiamo rispetto ai parametri ottimali di felicità che abbiamo stabilito per noi stessi si rivela del tutto inutile.(…)In casi come questo possiamo vedere come la nostra naturale spinta alla felicità crei rimuginazione e ruminazione, cioè schemi di pensiero, emozione e comportamento che sono inutili perché non fanno che girare e rigirare in tondo senza produrre alcuna soluzione, ma facendoci sentire peggio. Segal, Williams,Teasdale
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2016 Il mese della gentilezza Foto di ©Bambino Blù
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