
Quando cerchiamo il silenzio spesso pensiamo alla natura, a luoghi nel verde in cui immergersi oppure alla nostra casa al mattino quando ancora tutto è avvolto nel sonno…
Cerchiamo il silenzio come una pausa in cui poter riposare.
Ma il silenzio che davvero riposa è quello della nostra mente, quando si spegne il chiacchiericcio dei pensieri che fanno da commentario alla nostra giornata.
Il tenore di quei commenti ci dice come trattiamo noi stessi, anche quando parliamo degli altri. Perché quelle parole invisibili arrivano in profondità: ci dicono se ci sentiamo minacciati o feriti, delusi o annoiati. Prestare attenzione a quelle parole è il primo modo per iniziare a disegnare il proprio panorama interno. Prestarci attenzione non significa entrare in dialogo o alimentarle. Significa coglierne il tono, l’energia, la carica. Significa ricordarci che quello che sta dentro, a chiunque sia rivolto, colpisce per primo noi stessi.
Significa espandere la nostra consapevolezza perché il panorama interno non sia alimento di inquietudine ma di presenza. Significa toccare quella zona di confine in cui la coscienza del corpo tocca i pensieri e li trasforma in parole.
La bioenergetica procede diversamente. Espandendo la coscienza verso il basso, porta l’individuo più vicino all’inconscio. Nostro obiettivo non è di rendere cosciente l’inconscio ma di renderlo più familiare e meno spaventoso. Quando scendiamo fino a quella zona di confine in cui la coscienza del corpo tocca l’inconscio, ci rendiamo conto che l’inconscio è la nostra forza mentre la coscienza è la nostra gloria. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Self-compassion breathing
© Nicoletta Cinotti 2022 Il programma di Mindful Self-compassion
Lascia un commento