
Ci troviamo spesso orgogliosi della nostra efficenza: eppure le cose che ci rendono felici sono – quasi sempre – uno spreco di tempo e risorse. Non sono efficienti. Sono belle. Di una bellezza non estetica eppure intima e profonda. Arricchita di piacere. Nell’efficienza abbiamo il piacere del risultato e non il piacere dell’azione.
Le cose che ci rendono felici hanno il piacere dell’azione e nell’azione: non sappiamo esattamente come andranno a finire e molto spesso non ci importa nemmeno. È per questo che, fin da piccoli, ci hanno insegnato a controllarle? La perdita di controllo viene vista come l’anticamera della rovina, della perdita di concretezza, del disastro. Non viene mai vista come la possibilità di una trasformazione, di una crescita, di una resa che porta verso una espansione. Eppure quante volte nella nostra vita, aver allentato i freni del controllo è stato il passo indispensabile per poter crescere? Quante volte, se non avessimo fatto quel passo nel vuoto, saremmo rimasti nella stagnazione? L’efficienza ci chiede di saper prima il percorso. La vita ci chiede, invece, fiducia. E ci dimostra, molte volte, che è questa fiducia che rivoluziona, e non l’efficienza.
Non parlo della perdita di controllo che avviene quando esplodiamo, quando non ce la facciamo più ad andare avanti. Parlo della scelta di non controllare gli eventi, di non controllare il corso del fiume: parlo della fiducia. Quella fiducia che ci fa fare un passo, anche se non conosciamo esattamente tutto il percorso. Non la fiducia buonista e falsamente ottimista che fa dire andrà tutto bene. Quella è una fiducia che porta il seme della delusione. La fiducia che non sempre possiamo conoscere in anticipo come andrà a finire ma questo non vuol dire che andrà a finire male. Spesso è proprio l’idea che sapremo come andrà a finire che viene contraddetta. E non perchè non abbiamo controllato abbastanza ma perchè il controllo serve per un numero limitato di cose: usiamolo solo per quelle.
Fiducia significa che stiamo mettendo in gioco creatività e forza, che stiamo riconoscendo che la volontà non può tutto. Significa che non nascondiamo la paura dietro alla volontà: camminiamo accanto alla paura, senza pretendere di non provarla mai. Significa riconoscere che la ragione non conosce i sogni e nemmeno i desideri. Non possiamo usare sempre e solo la legge del profitto e dell’efficienza: sono leggi che nascono in un’area della vita ma non possono reggere tutta la nostra esistenza. Applicare all’affetto l’etica del lavoro non ci renderà più sicuri e renderà sicuramente più piatta la nostra esistenza. E, paradossalmente ci porterà a chiedere al lavoro un piacere che non può darci. Chiederemo al lavoro di soddisfare tutti i bisogni della nostra vita perchè siamo incardinati ad una logica di efficienza che ci fa sentire sicuri solo lì. Non possiamo conoscere il trend delle nostre relazioni tanto quanto non possiamo conoscere il trend del mercato e l’illusione di conoscenza è un ombrello che non ripara a lungo.
Il risultato di tutta questa efficienza sarà solo una rigidità dei nostri desideri che diventeranno pretese, mentre la nostra vita sarà sempre più limitata da una depressione perfezionistica. Quella che proviamo quando le cose vanno bene ma non sono perfettamente come le volevamo. Ciò che irrigidisce il desiderio non sono le difficoltà della vita: è il controllo, la nostra volontaria arma di perdita di libertà. il nostro desiderio di perfezione è il tentativo di eliminare gli opposti della nostra vita: nessuna oscillazione tra instabilità e sicurezza, solo sicurezza. Nessuna oscillazione tra quiete e movimento; nessuna oscillazione tra stabilità e cambiamento, solo stabilità. Nessuna oscillazione tra passione e ragione: o l’una o l’altra. Eppure nell’oscillazione tra l’una e l’altra sta la nostra sicurezza dinamica e anche la nostra felicità.
In ogni sistema troviamo le stesse polarità: stabilità e cambiamento, passione e ragione, interesse personale e benessere collettivo, azione e riflessione: esprimono una dinamica che fa parte della natura della realtà. Queste polarità sono coppie di opposti interdipendenti: non si può scegliere un solo elemento; il sistema ha bisogno di entrambi per sopravvivere. tratto da Barry Johnson Polarity managment: Identifying and Managing Unsolvable Problems
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© Nicoletta Cinotti 2018 A scuola di grazia e non di perfezione
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