L’attenzione può essere un utile alleato: ci permette di essere consapevoli, di esplorare la realtà, di imparare. E, soprattutto, ci permette di essere soddisfatti di noi stessi. Quando siamo pienamente presenti infatti siamo maggiormente in grado di apprezzare quello che stiamo facendo e come lo stiamo facendo e possiamo interrompere l’iperattività che nasce dall’insoddisfazione.
Per questo è così importante curare la nostra attenzione e tenerla calibrata come la corda di una chitarra: non troppo lenta, non troppo tesa. Se è troppo lenta non riusciamo a mantenerla a lungo sullo stesso oggetto se è troppo tesa rimaniamo catturati da tutti gli stimoli.
Quando è troppo tesa può portare ad un effetto opposto: può farci disperdere come se fossimo distratti. La mente dispersa è la condizione che sperimentiamo quando siamo continuamente portati con il pensiero a ricordarci i compiti che dovremo fare nel prossimo futuro: la mail da scrivere, la telefonata da fare, gli appuntamenti da fissare. Siamo qui e la nostra mente ci ricorda – ripetutamente – cosa dovremo fare dopo.
Questo non ci rende più efficienti ma solo più dispersi tra presente e futuro. Ci rende motori sempre accesi su due piani diversi. E non ci permette di provare la soddisfazione di aver fatto ciò che c’era da fare perché – appena fatto un compito – se ne aggiunge un altro nel nastro della ripetizione mentale.
Questa dispersione, questo anticipare il futuro non ci rende perfetti. Esaurisce vanamente il nostro spazio di attenzione.
Una continua attenzione divisa è motivata dal desiderio di non perdere niente: produce un senso artificiale di crisi costante e contribuisce a farci sentire stressati, sopraffatti, sovraccaricati e insoddisfatti. Linda Stone former executive Apple
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Centro Studi Mindfulness e Bioenergetica Genova
Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Dreamer79 @ Rome
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