
Passiamo molta parte della nostra vita in dialoghi e conversazioni. In molti di questi dialoghi offriamo un ascolto parziale troppo presi dall’aspettare che venga il nostro turno per parlare. O troppo presi dalla reattività che quello che l’altro dice porta in noi. Le parole infatti sono potenti interruttori della nostra reattività. Ogni parola porta con sé un carico di emozioni, concetti, fabbricazioni mentali che ci possono trascinare lontano dalla reale presenza e dal reale ascolto dell’altro.
In genere ciò che ci distrae dall’ascolto ha una struttura costante. Possono essere preoccupazioni per la direzione che sta prendendo la nostra conversazione. Rabbia o paura per ciò che l’altro dice. Oppure dubbio, su di noi e sull’altro. Questi quattro elementi – rabbia, paura, preoccupazione, dubbio – sono dei veri e propri ladri di attenzione. Quando diventano uno stato mentale ci assorbono completamente rendendoci offuscati o iperattivi.
Se impariamo a riconoscere l’arrivo di questi ladri dell’attenzione possiamo rimanere presenti a ciò che accade e offrire un ascolto profondo, non solo all’altro ma anche a noi stessi. Non dobbiamo lottare perchè non si presentino: abbiamo solo bisogno di non farci trascinare in uno stato di assorbimento e per farlo basta rimanere consapevoli. Consapevoli del sorgere di questi stati mentali e in ascolto di cosa li ha attivati. Anche solo la semplice notazione “sto diventando preoccupato” oppure “ho paura” è sufficiente per rimanere presenti. Noi non abbiamo bisogno di cambiare ciò che proviamo: abbiamo bisogno solo di avere una diversa relazione con la nostra esperienza.
Ascoltare in profondità significa abitare momentaneamente le fabbricazioni interne che generiamo a partire dalle storie altrui. Gregory Kramer
Pratica di mindfulness: Meditazione su corpo, respiro, suoni, pensieri
© Nicoletta Cinotti 2017 Risolversi a cominciare Foto di ©spina_di_pesce81 (il Signor Hood)
Lascia un commento