
C’è un momento fondamentale nelle nostre giornate: il momento in cui accade qualcosa di imprevisto o di indesiderabile.
In quel momento abbiamo tre tendenze: rimaniamo bloccati, “scappiamo” più o meno metaforicamente, oppure attacchiamo l’indesiderabile cercando di trasformarlo in qualcosa di desiderabile.
Dietro a queste tre reazioni – che sono prima di tutto fisiche – e che possiamo riconoscere come senso di blocco, torpore o agitazione, sta molta della storia della nostra vita e delle nostre difese.
Dietro – di sottofondo – sta una profonda convinzione – solo io so cosa va bene per me e quindi meglio non fidarsi di ciò che emerge. Da qui partiamo per ridurre la nostra consapevolezza in modo da non accorgerci o combattere l’indesiderato che è entrato nella nostra vita. Questa convinzione è profonda e indimostrabile. E’ quello che si chiama assioma: siamo convinti che sia così e basta. Si nutre di una lunga lista di convinzioni accessorie:”solo una mamma sa cosa va bene per il suo bambino”, “Io che ti conosco so cosa va meglio per te” e così via. Una lista di affermazioni che prevengono la possibilità che anche quello che non avevamo programmato sia una grande opportunità.
Inizia così l’infinita correzione della nostra vita.
E se oggi, per un solo giorno, facessimo ciò che ci sembra impossibile fare per tutta la vita? Se oggi ci fidassimo di ciò che emerge e lo esplorassimo con interesse e curiosità, senza pregiudizio?
Fidarsi significa avere quella fiducia che ci permette di entrare nel mare del cambiamento. Ciò che emerge si riferisce invece alla complessità di quei processi che emergono spontaneamente da fattori sottostanti. Gregory Kramer
Pratica di Mindfulness: Accettare ciò che non vogliamo
©Nicoletta Cinotti 2023 Be real not perfect: verso un’accettazione radicale
Lascia un commento