Se dovessi dire cos’è che rende attive nel presente le difese del passato direi che è una forma – esagerata – di realismo. Molte delle nostre precauzioni, preoccupazioni, cautele, disagi, sono ragionevoli. Si basano su esperienze realmente vissute nel passato. Su fatti che abbiamo imparato sulla nostra pelle. E sofferto, sempre sulla nostra pelle. Per questa ragione siamo poco disponibili a cambiare idea e a ridurre le nostre cautele: gli altri non possono capire che cosa abbiamo sofferto. A volte, addirittura, pensiamo di aver sofferto solo noi (anche se non è così!)
Detto questo ampliamo la nostra esperienza – in un eccesso di cautela e generalizzazione – come se mettessimo in pratica il proverbio toscano che dice “Meglio aver paura che buscarne”. E quindi, per non correre altri rischi, cadiamo in un eccesso di realismo – che a volte è anche un eccesso di cinismo – e non ci aspettiamo altro se non la ripetizione della sfortuna che abbiamo già vissuto.
Costruiamo e manteniamo così i nostri schemi di risposta automatici, come se le cose fossero sempre destinate a ripetersi. Non è così: le cose sono sempre nuove. Abbiamo solo bisogno di vederla questa novità e per farlo dobbiamo essere radicati nella realtà e non “realisti”. Dobbiamo stare nel vero e non nel “verosimile”. Dobbiamo correre il rischio di dimenticare il passato, per stare nel presente.
Uno schema automatico di risposta si costruisce sulla base di una esperienza nel passato – infanzia o adolescenza – e porta con se un esagerato realismo, che a volte può essere molto intenso, anche se viene attivato solo se ci sono certe condizioni ed è dormiente per la maggior parte del tempo. Wendy Behary
Pratica di mindfulness: Il panorama della mente
© Nicoletta Cinotti 2016 Il mese della gentilezza Foto di ©Burdizo
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