
A volte quando medito la mattina presto qualcosa in me si schiude liberando parti di me stessa che non sapevo nemmeno fossero lì. In quei momenti sento tutte le rigidità del cuore e del corpo cedere il passo ad una grande leggerezza che viaggia sull’onda del respiro e mi pervade la compassione per quella parte di me che non si arrende mai, che organizza, trova una soluzione ai problemi, guarda in prospettiva.(…)
Sollevandomi dal cuscino vado senza fretta incontro alla giornata. Camminando nel bagno colgo sul mio volto un lampo di pacato mezzo sorriso che si dissolve in una smorfia di disgusto quando l’acqua fredda penetra nei calzini bianchi puliti. Ogni parvenza di leggiadra serenità va in frantumi sulle note stridule dell’urlo assassino che lancio quando contemplo l’opera d’arte lasciata dai miei figli adolescenti dopo la doccia: pozze d’acqua sulle piastrelle del pavimento; vari asciugamani bagnati ammucchiati in un angolo, altri aggrovigliati sulle mensole, in una architettura così contorta che non potrebbero mai asciugarsi prima della fine del millennio; la tenda della doccia mezza fuori e mezza dentro la vasca, ammucchiata e piegata in modo da favorire al massimo la crescita di ruggine e muffa.
Più tardi, dopo aver pulito, Nathan, mio figlio minore, mi rivolge la parola mentre sono seduta in cucina con una tazza di tea bollente “So che non dovremmo lasciare quel casino in bagno mamma” mi dice con prudenza, cercando di apparire ragionevole, “ma penso che lasciare gli asciugamani bagnati sul pavimento sia probabilmente un comportamento abbastanza normale per degli adolescenti. Non che dovremmo farlo” si affretta ad aggiungere mentre lo fulmino con lo sguardo, “Ma se questa è la cosa peggiore che facciamo, allora non hai molto di cui preoccuparti, non pensi?”
Non posso fare a meno di ridere. Ha ragione, è evidente. È questa la realtà che viviamo: l’aspirazione di sentirci nel migliore dei modi, con il desiderio struggente, a volte soddisfatto, di scoprire significati e relazioni in noi stessi e con ciò che sta fuori di noi. Ci distruggono i bagni in disordine, gli ingorghi stradali, i toast bruciati.
Non mi interessa una spiritualità che non possa accogliere la mia umanità (…)Poiché sotto la superficie delle piccole sfide quotidiane esistono paradossi più ardui, aspetti che la mente non riesce a conciliare ma che il cuore deve contenere se vogliamo vivere pienamente: stanchezza profonda ed estrema speranza; convinzioni in frantumi e fede incessante; l’apparente contraddizione tra solitudine e intimità.
L’invito è una dichiarazione di intenti, il desiderio di vivere con passione, faccia a faccia con noi stessi e a stretto contatto con il mondo che ci sta attorno. Oriah Mountain Dreamer(Clicca per andare alla scheda del libro)
© www.nicolettacinotti.net Addomesticare pensieri selvatici
Un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale Foto di © ! . Angela Lobefaro . !
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