
Tutti noi abbiamo qualche buona qualità. In genere le coltiviamo perché ne siamo più o meno esplicitamente orgogliosi. E poi abbiamo qualche “difetto”. Qualcosa di noi rispetto al quale ci sentiamo sconfitti. Crediamo che non cambierà mai, che sia una specie di caratteristica immutabile che il destino – avverso – ci ha assegnato. Così, sapendo che questo aspetto può diventare ostico, ci prepariamo alla difesa.
A volte difendiamo istintivamente di più i nostri difetti che le nostre qualità. Chiediamo di essere accettati per queste caratteristiche spinose e riteniamo che solo chi ci ama possa comprenderle. In realtà, se guardiamo bene, queste parti spinose, dure, taglienti, sono solo aree cresciute in assenza di tenerezza. Aree che sono troppo dure o troppo rigide. Non abbiamo mai guardato a queste parti di noi con la stessa tenerezza con la quale guardiamo ai nostri pregi. Edc è proprio questo ciò che è mancato: la tenerezza che permette l’apertura. la tenerezza che permette l’ascolto. La tenerezza che permette di comprendere il senso di quello che accade.
I nostri difetti sono solo quelle zone in cui si solidifica tutto ciò che tratteniamo, tutto ciò che non sappiamo lasciar andare. Così, se semplicemente impariamo a lasciar andare, potremo scoprire che questi difetti sono, in realtà la nostra zona di sviluppo futuro. Si perchè la nostra crescita vera non sta nell’espansione delle nostre qualità ma nell’apertura che trasforma i nostri difetti in punti di svolta.
Possiamo definire la sensazione di piacere come la percezione di un movimento espansivo nel corpo: aprirsi, protendersi, entrare in contatto. Gli atteggiamenti di chiudersi, ritirarsi, controllarsi vengono vissuti come ansia e dolore. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Imparare a lasciare andare: meditazione in diretta FB (La trovi qui)
© Nicoletta Cinotti 2017 Un percorso terapeutico verso l’accettazione radicale
Foto di © jonnyamerica
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