
Le strade della competizione sono infinite: a volte le attraversiamo consapevolmente. Molto spesso le percorriamo per una lunga abitudine culturale ed educativa. Siamo stati educati che essere i primi, essere migliori, essere più bravi sia un valore e ci abbiamo creduto così tanto che se incontriamo qualcuno che percepiamo come più bravo di noi possiamo sentirlo come una minaccia.
Eppure la gioia compartecipe, ossia la capacità di gioire della felicità, del bene dell’altro, è una delle qualità di un cuore sereno e di una mente in pace.
La competizione ci allontana da questo sentimento e ci allontana anche da quella pace che tanto desideriamo. Perché entrare in competizione non è partecipare ad una gara: è mettere in gioco il dado della svalutazione e cercare di attribuirlo a qualcuno. O svalutiamo noi – se non sentiamo di avere raggiunto il nostro obiettivo – o svalutiamo l’altro. La svalutazione è – abitualmente – un mezzo di controllo della competizione. Svalutando togliamo dignità alla nostra posizione, anche quando vinciamo: perché abbiamo giocato sporco. Perché non abbiamo dimorato nella gioia dell’incontro ma cercato uno scontro che, volenti o nolenti, ci fa perdere le buone cose che la relazione con quella persona riservava per noi.
Respiro nel cuore: non devo essere qualcun altro. Respiro nel cuore non devo fare qualcosa. Respiro nel cuore, per essere. Ezra Bayda
Pratica informale: Oggi porta l’attenzione alla presenza di pensieri di svalutazione e di biasimo. Ogni volta che sorgono ripeti mentalmente le tre frasi della citazione, portando l’attenzione alla regione del cuore: “Respiro nel cuore: non devo essere qualcun altro. Respiro nel cuore: non devo fare qualcosa. Respiro nel cuore per essere”.
Pratica del giorno: La classe del mattino
© Nicoletta Cinotti 2022 Un cuore coraggioso: Ritiro di bioenergetica e self-compassion
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