
La parola accettazione è una parola semplice ma con infinite sfaccettature. Possiamo declinarla come accoglienza e affetto, possiamo sentirla come impotenza e rassegnazione.
Perché questa parola possa volare dentro di noi, maturare i suoi frutti, ha bisogno di due ali. Da una parte ha bisogno di una chiara visione del nostro panorama interno e esterno. Se manca questa chiarezza un velo di inquietudine rimane e ci impedisce di dimorare davvero nel presente.
Dall’altra ha bisogno della compassione, perché non tutto ciò che vediamo chiaramente è facile. Spesso suscita un senso di inadeguatezza, se non una vera e propria vergogna, di rimpianto se non un vero e proprio dolore. In quel punto, se non ci soccorre la compassione, torniamo velocemente in superficie, alla barriera protettiva dei nostri pensieri e delle nostre fantasie. Alle nostre storie, ai racconti sul perché e per come ciò che è accaduto è andato così.
Se incontriamo invece l’ala della compassione la nostra visione si acuisce e rende più profonda la nostra consapevolezza.
Ci porta in quel luogo dove essere consapevoli assume un senso: nella nostra mente-cuore. La chiara visione senza la compassione ci rende onesti ma crudeli. La compassione senza chiara visione ci rende dolci ma confusi. Insieme declinano le molte sfaccettature della parola amore.
Il curioso paradosso è che, quando mi accetto per come sono, posso cambiare. Carl Rogers
Pratica di mindfulness: Cullare il cuore
© Nicoletta Cinotti 2022 Il programma di Mindful Self-compassion
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