La generosità ha una grande forza trasformativa. È un’esperienza che ci rende consapevoli di quello di cui abbiamo davvero bisogno. Ci apre nei confronti di una relazione e ci permette di comprendere che, spesso, dare è il modo migliore di ricevere.
Purtroppo la generosità attiva l’avidità: ossia il fatto che ci sia offerto qualcosa gratuitamente o generosamente non fa aumentare il rispetto verso l’offerta ma fa crescere la sensazione che “dovremmo” prendere di più. È una reazione che nasce dalla profondità del nostro bisogno. Dall’enormità della nostra fame. E, in quel semplice atto di avidità, dimentichiamo che chi ci ha offerto generosamente qualcosa merita gratitudine anziché spoliazione.
È come quando ci sono i saldi: il semplice fatto che qualcosa costi meno ci fa comprare di più, chiedere di più, e prendere anche quello di cui non abbiamo bisogno. Qualcosa che stazionerà nell’armadio a lungo senza trovare dimora. Eppure la generosità è la prima perfezione – paramita – di una mente risvegliata e guida la moralità del nostro comportamento. La generosità crea spazio e ci permette di non attaccarci a ciò che abbiamo. Condivido quello che scrivo per non alimentare un senso di vana auto-importanza. La conoscenza non mi appartiene: è frutto di una trasmissione che include me ma non mi rende depositaria assoluta.
È per questo che quando vedo la generosità derubata mi dispiace: se trovo un articolo copiato senza citarne la fonte, se sento che la mia disponibilità suscita avidità o sottovalutazione del valore mi dispiace. Non per me. Per l’altra persona che ha ricevuto un dono e non ne ha davvero apprezzato il contenuto.
Sarebbe semplice, a questo punto, non essere generosi. Non voglio punire me stessa per qualcosa che fanno gli altri. Percorrere la strada della generosità significa nutrire il lasciar andare, nutrire il non aggrapparsi, coltivare l’abbondanza, la vera abbondanza. Ritirarla perchè qualcuno la usa male sarebbe come far tornare in ombra un aspetto luminoso della nostra vita.
La generosità va solo coltivata. Con saggezza e, soprattutto con libertà dall’aspettativa che, se saremo generosi, saremo amati. Se saremo generosi ameremo, senza obbligo di restituzione. E impareremo che si riceve sempre da dove meno te lo aspetti.
La pratica della generosità riguarda il creare spazio. Vediamo i nostri limiti e li estendiamo continuamente creando così quell’espansività e spaziosità di cui la mente è – profondamente – composta. Questa felicità, rispetto di sé e spaziosità è il terreno appropriato in cui far fiorire la pratica della meditazione. È il luogo ideale da cui partire per una investigazione profonda, perchè questo tipo di spaziosità e felicità interiore dà forza e flessibilità, forza e flessibilità che sono necessarie per guardare veramente ciò che sorge nella nostra esperienza. Sharon Salzberg
Pratica di mindfulness: La consapevolezza del respiro
© Nicoletta Cinotti 2016 Tornare a casa
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