Spesso al risveglio rimane la traccia confusa di un sogno. Qualcosa che ci ha accompagnato nella notte: a volte leggero e divertente, a volte oscuro e pesante come un incubo. Allora ci svegliamo e ci diciamo: “meno male che era un sogno”.
E raccontiamo divertiti la stranezza dei viaggi notturni a qualcuno. A volte ci sembra solo una piccola follia quel sogno. Altre volte invece sembra parlare di qualcosa di importante.
In ogni caso poi ci svegliamo e diciamo “era solo un sogno”.
Come sarebbe se trattassimo così anche i pensieri? Come i sogni a volte ci fanno vivere dei veri incubi. Fanno sembrare la realtà diversa da come è, ci convincono di cose che in altri momenti rivelano la loro fallacia. Come i sogni possono avere molte stranezze, arrivare, inopportuni, alla situazione che stiamo vivendo. Possono portarci anche molto lontano dal presente, in luoghi inesistenti.
Entrambi – sogni e pensieri – sono frutti della nostra mente. Entrambi possono essere funzionali o disfunzionali: i sogni proteggono il sonno, i pensieri proteggono la mente dalla realtà. Entrambi richiedono di essere letti e non presi alla lettera. Entrambi richiedono un risveglio: quello dal sonno e quello della consapevolezza.
Come sarebbe se, anche per i pensieri, potessimo dire “meno male che è un pensiero”, “meno male che i pensieri sono come sogni”?
Ogni pensiero è in relazione a una sensazione e favorirà o contrasterà la sensazione a seconda della struttura caratteriale dell’individuo. In un individuo sano, pensiero e sensazione seguono direzioni parallele, riflettendo l’unitarietà della personalità. Nell’individuo nevrotico il pensiero entra spesso in contrasto con le sensazioni(…)fino ad arrivare alla dissociazione tra pensiero e sensazione”. Alexander Lowen
Pratica di mindfulness: Meditazione su corpo, respiro, suoni, pensiero
© Nicoletta Cinotti 2015
Foto di ©Roby1kenobi
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